Capitolo ventinove – Click
Un mese dopo
Emma inciampò distrattamente a causa dei tacchi alti, recuperando subito dopo l'equilibrio ed accertandosi che nessuno l'avesse vista: sospirò profondamente, inumidendosi le labbra e passando le mani sul proprio addome per eliminare eventuali pieghe del tubino celeste che indossava.
In piedi accanto alla parete, dispensava eleganti sorrisi a chi le si avvicinava per scambiare poche e gentili parole: controllò l'ora ancora una volta, i minuti passavano ed Harry continuava a non vedersi. Sapeva della possibilità che arrivasse in ritardo, ma sperava di non doverlo aspettare oltre l'accettabile: era sinceramente felice del nuovo impiego di Harry, ma era difficile apprezzarlo fino in fondo, quando il suo capo gli imponeva orari intollerabili ed una mole di lavoro al confine della schiavitù.
Si voltò alla propria destra sbuffando sommessamente e si rilassò nel posare lo sguardo sulle labbra di Harry: incastonate in una fotografia, della quale erano protagoniste indiscusse, avevano perso il solito colorito roseo ed umido, sostituito da tonalità di grigio mischiate nel creare un naturale contrasto. Schiuse distrattamente, si lasciavano sfiorare dalle dita che erano solite torturarle per il nervosismo: Emma poteva riprodurre senza alcuno sforzo l'esatto movimento che compivano sul labbro inferiore.
Ricordava bene quando aveva scattato quella fotografia.
Harry era seduto al tavolo in cucina: dal suo cellulare appoggiato sulla superficie in legno, Spotify stava riproducendo una playlist creata tempo prima con poca attenzione, obbligandolo a tenere il tempo con il piede destro, che dondolava sul ginocchio opposto. Il tè caldo che aveva preparato era ancora interamente nella tazza al suo fianco, lasciando che il proprio profumo avvolgesse la tiepida stanza.
Stava leggendo una rivista, con i capelli raccolti malamente e l'espressione concentrata: gli avambracci sdraiati sul tavolo e la mano sinistra a giocare lentamente con l'angolo superiore di una pagina. La luce proveniente dalla finestra stretta si imbatteva in lui con placidità, creando un gioco di ombre in grado di affascinare.
Emma indietreggiò senza far rumore, sorridendo in silenzio e raggiungendo la propria borsa: recuperò la macchina fotografica e decise le prime impostazioni, poi tornò a spiarlo dalla porta – protetta dalla sua imperturbabile concentrazione e dal volume basso della musica – ed avvicinò il viso al suo fedele strumento. Harry acquistò una posa inconsapevole, come seguendo delle indicazioni che Emma poteva solo sussurrare tra sé e sé per non farsi sentire: nel momento giusto, anzi perfetto, lo scatto fu accompagnato da un breve rumore caratteristico.
Lui si riscosse sulla sedia, sospirando subito dopo nel vederla appostata ad un paio di metri di distanza. Scosse la testa e si rilassò contro lo schienale, ma non disse nulla riguardo la fotografia che gli era stata rubata: la sua vanità ne gioiva senza alcun pudore e lui non si sforzava di nasconderlo.
«Che ne dici di questa?» Domandò invece, indicando qualcosa sulla rivista ed invitandola implicitamente ad avvicinarsi. Emma lasciò la macchina fotografica sul tavolo e posò una mano sulla schiena di Harry, mentre si piegava in avanti per osservare la libreria che aveva attirato la sua attenzione.
«Carina» commentò. «Ma non dovresti occuparti di cose più importanti?»
Harry le circondò il bacino con un braccio, pizzicandole un fianco e consigliandole di sedersi sulle proprie gambe. «Tipo?» Indagò, respirandole vicino.
«Non saprei» rispose lei ironicamente, voltandosi per incontrare i suoi occhi. «Un forno che funzioni sarebbe un buon punto di partenza.»
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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...