Capitolo venti - Non mi importa
Pete si era rintanato nel piccolo bagno del suo appartamento da una manciata di minuti ormai, lasciando Emma sdraiata a pancia in giù sul letto di camera sua: gli unici indizi su ciò che stesse facendo erano lo scrosciare ad intermittenza dell'acqua ed il rumore di alcuni oggetti presi o posati con scarsa delicatezza.
«Non pensavo ci mettessi così tanto a prepararti» esclamò lei, dondolando le gambe nell'aria e sostenendosi il capo con una mano.
«Ed io non pensavo che avrei dovuto sopportarti» rispose Pete, imbronciando la voce come solo lui poteva e sapeva fare e stimolandola a sorridere. Si riferiva alla sua visita improvvisa e non annunciata, che l'aveva sorpreso in flagrante.
«Dovresti essere felice del fatto che ci sia ancora qualcuno disposto a stare in tua compagnia, nonostante le tue scarse capacità di socializzazione» gli fece presente: in realtà, Pete era pieno di amici. Sebbene avesse dei modi bruschi e da orso, sebbene la sua pazienza fosse assente ed i suoi borbottii insoddisfatti perenni, era comunque in grado di farsi accettare e cercare.
«Non se quel qualcuno sei tu» la corresse, comparendo in camera da letto e rivolgendole uno sguardo saccente. Aveva indossato dei semplici blue jeans, abbinati ad un paio di Vans nere e ad un maglione a trama larga color ocra, che gli cadeva morbidamente sul fisico asciutto.
Emma ignorò il suo commento e si soffermò su altro. «Esci con me, ti prego» scherzò, osservandolo con evidente apprezzamento e soffocando una risata. Pete era infatti in procinto di uscire con una ragazza conosciuta ad una delle solite partite di calcio alle quali presiedeva: non aveva voluto svelarle il luogo dell'appuntamento, etichettando la questione come poco importante, mentre Emma era sicura che il suo fosse solo imbarazzo. Eppure, stando al suo aspetto, avrebbe potuto portarla anche in una fogna e quella ragazza sarebbe comunque rimasta affascinata dal suo accompagnatore: il viso pulito e ormai virile era ammaliante, sostenuto da quegli occhi cerulei apparentemente tanto duri ed in fondo altrettanto inoffensivi, da quelle labbra sottili che chiedevano solo di essere spinte a sorridere.
«Assolutamente no» declinò Pete, stringendosi nelle spalle e dandosi un'ultima occhiata allo specchio appeso alla parete.
L'amica sorrise oltraggiata. «Ti faccio così schifo?» Gli chiese bonariamente: lo invidiava per la tranquillità nella quale si sarebbe svolto quel nuovo primo appuntamento, per l'assenza di timori e difficoltà.
Sperava che fosse arrivato anche per lui il momento di amare incondizionatamente - e forse comprendendo meno dolore: non l'aveva mai visto struggersi per una persona, amarla nel senso più puro del termine. Si era illusa che Tianna potesse essere quella giusta, ma la loro relazione si era presto rivelata una passeggera infatuazione adolescenziale.
«È che lei mi fa meno schifo» scherzò lui, nascondendo un sorriso divertito dandole le spalle. «E poi, tu sei già occupata.»
Emma alzò un sopracciglio e si inumidì le labbra. «Devo smettere di raccontarti tutto» borbottò con uno sbuffo.
«È quello che ho sempre detto anche io» si trovò d'accordo, sedendosi accanto a lei sul bordo del letto. «Voi ragazze non capite che a noi, pochi eletti dotati di un coso in mezzo alle gambe, della maggior parte delle cose che ritenete importanti non frega un emerito...»
Lei lo bloccò con un pugno sul braccio, scherzoso e poco efficace, ma che gli fece abbozzare una risata. «Sei sempre il solito» lo rimproverò piano, abbandonando il capo sul materasso e guardandolo dal basso.
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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...