Capitolo 5

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Con molta nostalgia di quel paradiso, tornai a casa.

Ricordai molte cose, veramente tante, anche se il più importante era sempre lì con me.

Qualche volta mi chiedevo come potesse essere bello il suo viso, sorriso e quella poesia magnifica. Il suo battito cardiaco.

Adesso, non importa. Mi rendo conto di doverla superare. Devo farcela.

"Jere"
Lo chiamai. Dovevo trovare pace da quel pensiero che mi stava perseguitando.

Mio, marito, fece un cenno verso di me. Ogni volta che collego alla sua figura la parola "marito" , devo sempre sospirare. Come a rassegnarmi.

Sebbene credo di non farci mai l'abitudine.

"Potremmo restare solo noi oggi? Non mi va di vedere nessuno"
Già, la sola idea di sentir parlare quella oca, non fa altro che aumentare il mio mal di testa. Non è il massimo e neanche ciò che desidero.

"Certo, riposa. Fra poco arrivo"
Annuì. Lo guardavo allontanarsi sempre più. Mi avvicinavo alla nostra camera e lui decise di andare a controllare il lavoro gestito dal fratello.

Seguì il suo consiglio e me ne andai a riposare.

Mi misi il pigiama.

Con molta probabilità appena toccai il letto devo essere crollata in un mondo sconosciuto a chiunque, appartenente solamente a me e al quale solo io posso accedergli.

È per caso papà colui che mi sta accarezzando la guancia? Lo faceva sempre. Ogni sabato mattina, l'unico giorno a sua disposizione per me. L'unico giorno dedicato a me. La sua principessa.

Ero così felice, sapere che in quel momento aprendo gli occhi avrei visto mio padre, sorridente, già pronto e con quel profumo di colonia maschile. Leggera e ricca di odori al medesimo tempo.

Ritornò quella bambina che giovava con le tartarughe ninja, i supereroi delle sue barbie. Ogni giorno inventava avventure diverse, dando libero sfogo alla sua fantasia.

Aprì gli occhi e vidi Jeremiah. Negare sarebbe inutile e meschino. Non fui dispiaciuta.

Jeremiah poteva essere una gran compagnia e contemporaneamente era in grado di distruggerti.

Quel ricordo abbasso ogni mia difesa. Il mio cuore desiderava ogni carezza, ogni abbraccio, ogni bacio, qualsiasi cosa di dolce che potesse ricevere. Il mio cuore voleva essere semplicemente più leggero e amato.

"Che fai?"
Domandai con un sussurro, ancora assonnata.

"Guardo mia moglie. La più bella"
Stavo per piangere.

"Guardo la mia piccola principessa. La più bella"
Le parole simili a ciò che mi diceva mio papà al mattino.

Mi manca. Mi mancano i miei amici e quell'amore così puro e leggero.

"Lo pensi sul serio?"
Chiesi. Un minuto. Solo uno. Desidero tornare ad essere una bambina ancora.

La sua risposta fu posta nella mie labbra, attraverso un bacio.

Un bacio che poi portò a molto altro.

Il Segreto Dell'illegalità 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora