Capitolo 9

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La mattina proseguimmo con dei semplici baci e qualche abbraccio, non potevamo stare ancora in quelle condizioni.

Potevano accadere due cose.
Jeremiah sarebbe venuto qui.
Noi ce ne saremmo dovuti andare.

In entrambe le ipotesi, noi non potevamo restare in quel modo.

"Ti amo tanto"
Gli dissi, tenendo gli occhi chiusi, vivendo un'altra volta i momenti unici di stanotte.

La sua risposta arrivò, un bacio.

"Andrà ogni cosa per il verso giusto"
Ripete.

Annuì e lo baciai a stampo.

"Ce ne andiamo?"
Chiese, sapendo esattamente la mia reale risposta.

Anche la sua non era minimamente diversa dalla mia, ma fa niente.

Un'ora o meno, più tardi, siamo arrivati a casa mia.

"Io fingo di reggerti, te vedi di sembrare il più possibile ad una persona debole e pronta a cadere a terra"
Ascoltai ogni suo ordine sulla nostra messa in scena.

Avrei seguito ogni sua indicazione.

Jeremiah deve aver sentito il rumore del motore della macchina del fratello più piccolo, perché uscì da casa.

Chiusi immediatamente gli occhi, spostando la testa in modo lento, da destra a sinistra.

Emisi dei lamenti.

"Coglione! Che fai lì impalato?"
Luca chiamò il fratello maggiore, ovviamente in una maniera poco consona, ma se era detto fra di loro non vi erano problemi.

Il capo famiglia non se lo fece ripetere due volte, gettò la sigaretta a terra, buttando fuori il fumo che stava scendendo poco a poco lungo i polmoni.

"Razza di moccioso, coglione lo dici a qualcun'altro"
Scherzosamente prese i capelli di Luca per strammarli.

Io continuai con quella recita, dando la sensazione di non comprendere nulla.

Mio marito aprì lo sportello.

"Oi. Che succede?"
Non risposi, toccai solamente la mano che si posò delicatamente sulla mia guancia.

Quel contatto mi mise i brividi, la sua mano era molto fredda, più del solito.

Capì qualcosa, allora mi prese in braccio.

Mi aggrappai a lui, tremando.

Fuori faceva freddo, molto.

Girando il collo, guardai Luca che mi agitava la mano.

Pareva un cucciolo, il mio cucciolo.

Una volta dentro, mi riscaldai prendendo posto sul divano mettendo sopra il mio corpo una coperta, un qualcosa di confortevole.

"Ora mi spieghi cos'è successo?"
È molto incazzato.

Non so se per la mia sparizione improvvisa dalla festa e di conseguenza la sua brutta figura o per la notte passata fuori casa.

"Mi sono sentita male, mentre parlavo con Luca sul matrimonio"
Dissi tremando. Ancora freddo.

"Hai la febbre?"
Credo proprio di si.

Mossi la testa e aggiunsi la presenza di un forte mal di testa.

"Bene, allora parleremo più tardi"

E serio, come rare volte, se ne andò.

Non sono tranquilla.

Il Segreto Dell'illegalità 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora