Capitolo 29

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Una volta Sasha poteva essermi utile, anche se detto così suona male e non sono mai stato questo tipo di persona, e la ragazza del pazzoide sparisce.

A quanto pare le cose son cambiate, a quanto pare io son cambiata.

"Non mi puoi cacciare.
La casa è di mio fratello, io sono il suo parente più prossimo!"
Alzai gli occhi al cielo.

Non lo sopporto più.

Continua a sbraitare, a rompere oggetti.

"Quando finirai di fare i tuoi inutili teatrini e capricci, forse, ti risponderò"
Risposi a tono.

Dovevo chiamare alla clinica in cui si trovava Jere, finalmente l'avevo trovata.

Camminavo verso il telefono di casa.

"Io ti servo.
Hai bisogno di trovarlo, alla fine, ti sei innamorata.
Vero?"
È ubriaco, pensa seriamente di farmi pena o risolvere qualcosa ridotto così?

"Non ti reggi in piedi"
In quell'istante fece una smorfia e mentre gli girava la testa, notando la sua perdita di equilibrio, lo feci sedere.

"Ridotto così, non posso chiederti di accompagnarci"
Luca continuava a lamentarsi.

Feci questo pensiero a voce alta, volevo chiedergli di venire alla prossima visita.

Stupida!
Lo faccio soffrire, lo ignoro per tutto il tempo e poi gli chiedo una cosa del genere.

Incoerente.

"Per voi farei qualsiasi cosa"
Teneva la testa piegata verso l'alto.

Nonostante la cattiva postura, ovvero cambe allargate, una testa ed una piegata, la schiena non aderiva perfettamente allo schienale ed il collo piegato, vidi la sua lacrima scendere.

"No, non piangere.
Ce la fai ad alzarti?"
Gli strinsi la mano, delicatamente tolsi quella lacrima.

Mi faceva male vederlo soffrire, ma solamente adesso percepì la mia sensibilità riaccendersi.

Quella lacrima fu percepita come una spina nel mio pollice e un macigno nel mio cuore.

Luca provò ad annuire e così con il mio piccolissimo sforzo, essendo più minuta e magrolina non potevo fare granché, dato quel suo fisico possente.

"Io.. io"
Tentava di parlare, stroncai ogni suo tentativo.

"Lascia stare, adesso ti stendi e più tardi, dopo una bella dormita, ne riparliamo"
Lo feci sedere.

Notai con disgusto, le file di bottiglie lungo la sua scrivania.

Anche il mio olfattu fu colpito da quel tanfo.

"Cazzo, non ora"
Avevo le nause.. non è il momento adatto.

"Che hai?"
Mi chiese, guardandomi con quegli occhi lucenti e pronti ad espellere quelle lacrime.

"Nulla, ora passa"
Volevo farlo calmare e lamentarmi non è la cosa migliore da fare.

"Ti sto facendo del male vero?"
Stava per piangere, non l'ho mai visto così debole.

Credoche sua sempre stato una persona sensibile, adesso l'alcool ha amplificato le sue emozioni.

"Non sei tu, però devo bruttare queste cose o ti vomito qui"
Sentendo quella parola, la penultima, riuscì ad alzarsi e saraventò le sue bottiglie fuori.

Sorrisi, ingenuamente aveva combinato un macello, ma lo aveva fatto per me.

Mi sedetti sul letto e gli feci segno di stendersi accanto a me.

"Sei orribile, devi riposare"
Provai ad andarmene, dopo aver visto i suoi occhi cedere poco a poco.

"Scusa"

"Non ha importanza, nd parleremo dopo"
Gli diedi un bacio sulla guancia e me ne andai.

Ritornai davanti al telefono di casa, pronta ad avere notizie su Jere.

Il tempo era trascorso veramente in fretta e le domande aumentavano col passare dei giorni.

Dovevo capire.

Mentre stavo alzando la cornetta, lui tornò a casa.

Più diverso che mai.

Il Segreto Dell'illegalità 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora