UNO

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Chiusi gli occhi, sperando di rilassarmi. Mi sembrava impossibile riuscirci. Sentivo che si stava avvicinando a me è che tra poco avrebbe fatto male.

«Ahi!», esclamai indignata, sbarrando gli occhi e fissando quelli di mia madre.

«Vuoi stare ferma?», mi sgridò e io mi agitai ancora di più. «Si può sapere per quale assurdo motivo mi chiedi di farti le sopracciglia se poi ti lamenti sempre?»

L'osservai aggrottando un po' la fronte. «Be', è semplice no? Non posso mica uscire scomposta come se fossi una scimmia!»

Mia mamma scoppiò a ridere ed io chiusi nuovamente gli occhi, pronta per sottomettermi a quella tremenda tortura.

Erano passati circa due anni da quando mamma e papà mi avevano informato del loro imminente divorzio. Inizialmente non l'avevo presa molto bene, anzi per nulla. Ero come impazzita, ma poi mi ero abituata a quella strana sensazione di abbandono.

Non che prima non ci fossi abituata.

Sono figlia di un militare e di una professoressa delle superiori, sempre pronta a risolvere i problemi adolescenziali di tutti i suoi alunni eccetto quelli di sua figlia.

Da ciò che mi ricordo, mio padre, fin dalla mia infanzia era sempre via per qualche missione pericolosa e quindi in un certo modo ero abituata a vivere sola con mia madre. Tuttavia volevo un gran bene al mio papà e ogni volta che tornava a casa ero super felice. Lui stava bene ed era lì per me, per mamma.

E poi?

Dopo che avrebbero divorziato, sarebbe tornato?

L'avrebbe fatto per me?

Non lo sapevo.

Mia madre avvicinò nuovamente la pinzetta al mio volto e io strinsi gli occhi per la paura.

«Avanti Camilla! Non fare la fifona», mi rimproverò sorridente e io decisi di rilassarmi per quanto mi fosse possibile.

Era da qualche tempo che mia mamma era... diversa. Una parte di me sospettava si fosse trovata un uomo anche se speravo di no. La vedevo più bella, rilassata ed emanava un'aurea raggiante. Se l'amore era così, allora doveva davvero valerne la pena. Dopo qualche altro minuto di dolore acuto nella parte superiore dei miei occhi, mi decisi ad alzarmi dal divano e corsi in camera mia a fare un po' di compiti.

Passò circa mezz'ora prima che il mio cellulare iniziò a vibrare, informandomi che avevo un nuovo messaggio. Lo aprii notando che si trattava di Anna la mia amica e compagna di banco.


Camiiii! Ti scongiuro, aiutami!!!!

Non ci capisco una mazza di funzioni e disequazioni!

Posso venire da te?


Sorrisi alzando gli occhi al cielo.


Certo, ti aspetto!


Dopo dieci minuti Anna entrò in camera mia, lanciò lo zaino sul mio copriletto rosa e si sedette sul tappeto accanto a me.

«Cosa non hai capito?», le domandai portandomi la penna dietro all'orecchio.

«Tutto?», rise lei sarcastica.

Alzai gli occhi al cielo.

Anna ed io ci conoscevamo da circa dieci anni. Eravamo in classe assieme dalla prima elementare. Ci eravamo trovate subito. Eravamo entrambe figlie uniche e per me lei era come una sorella. Avevamo condiviso un sacco di cose assieme, come la sua ossessione per le boy band e la mia per Luca Argentero. I nostri primi baci, i suoi primi amori. Dei miei non potevo dire molto. Il mio primo bacio l'avevo dato ad un compagno delle medie a quattordici anni e poi, non avevo avuto molte esperienze. Certo, qualche cotta qua e là, qualche appuntamento, ma nulla che potessi definire serio. Anna era fidanzata da ormai due anni con Fabio e i due erano molto uniti, talmente tanto che c'erano volte in cui li invidiavo. Soprattutto perché Fabio era il ragazzo del quale ero infatuata dalla prima superiore. Ma questo non aveva importanza: non avrei mai perso la mia amica per colpa di un ragazzo qualsiasi. Al mondo c'erano talmente tanti maschi che mi sarebbe bastato buttare l'amo per acchiapparne uno. Il mio problema era che a me non bastava uno qualsiasi. Io non stavo cercando il ragazzo, ma l'amore.

Accantonai per un attimo i pensieri in una parte remota del mio cervello e mi imposi di concentrarmi sugli studi assieme ad Anna.

«Allora... domani ci sarà la verifica, credi di essere pronta?», le domandai alzando il sopracciglio.

Anna strinse le labbra in una linea sottile, scuotendo leggermente la testa.

Sospirai. «Va bene, facciamo così. Io mi siedo accanto a te e nel caso ti suggerisco le risposte, ci stai?», domandai e lei mi gettò le braccia al collo contenta.

«Grazie! Sei la migliore Cami!»

Mi accarezzò i capelli rossi e io mi rilassai in quell'abbraccio confortante. Sorrisi mentre la guardavo allontanarsi da casa mia per raggiungere la sua. Mi affacciai alla finestra e osservai il panorama che si estendeva sotto il mio sguardo.

Lecco era una città bellissima. Calma, soave e romantica a modo suo. Il lago di Como bagnava le sue sponde facendomi dimenticare le mie angosce ogni volta che vi posavo lo sguardo. Mi sembrava che l'acqua potesse lavare via i miei peccati, come il desiderare il ragazzo della mia amica, oppure avercela coi miei genitori per vie dei rispettivi sentimenti, o peggio ancora avercela con me stessa, perché per loro non ero abbastanza. Il lago mi regalava quella pace, quella tranquillità di cui sapevo di aver bisogno. Purtroppo per me questo non sarebbe durato ancora per molto.

Assorta nei miei pensieri non mi resi neppure conto che mia madre aveva bussato alla porta e che stava entrando nella mia stanza.

«E' davvero un bel panorama, vero?», sospirò alla vista del sole che tramontava sulle sponde del lago.

«Il migliore», concordai.

La sentii irrigidirsi al suono del mio recente commento, ma preferii non indagare. «Stasera hai da fare?», mi chiese e io mi strinsi nelle spalle.

«Non credo. So che Anna si vedrà con Fabio, pensavo di approfittarne e ripassare un po' per la verifica di domani», decisi, poi dopo essermi voltata verso di lei, proseguii. «Tu invece? Hai impegni?»

Annuì. «Si, dopo cena esco, se non è un problema.»

Cos'avrei dovuto dirle? Si lo è?

Sorrisi fingendomi serena. «Assolutamente nessun problema, va e divertiti!»

Mia mamma uscì dalla mia stanza ed io mi voltai nuovamente verso il lago che ora aveva assunto una colorazione più tetra. Non sapevo se fosse per via della mancanza del sole o per il mio attuale stato d'animo. Sapevo solo che una strana sensazione si era impadronita di me e che, con molta probabilità, non se ne sarebbe andata tanto facilmente.


Buonasera a tutti! Questa storia è il primo capitolo di una nuova serie che ho iniziato a scrivere! Dal momento che sto scrivendo in contemporanea sia VIENI CON ME che BUONANOTTE PRINCIPESSA, volevo avvisarvi che aggiornerò entrambi in giorni alterni! Spero apprezzerete anche questa nuova serie e che non vi perdiate il capitolo conclusivo della precedente!

Vi ringrazio ancora di cuore! Un bacione a tutti!

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora