TRE

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«Accidenti!», mormorò Anna il giorno seguente.

Eravamo appoggiate ai caloriferi freddi dei corridoi. Per fortuna i nostri compagni erano talmente occupati a correre a destra e sinistra per accorgersi dei miei problemi.

«Già, puoi dirlo forte...», sussurrai scoraggiata.

Probabilmente qualunque altra ragazza sarebbe stata felice di vivere assieme a tre ragazzi coetanei in un paesino al nord di Milano. Invece io... stavo bene dov'ero.

Sospirai. «Dai, non pensiamoci troppo. Ci mancano ancora dieci giorni di scuola e voglio godermeli fino all'ultimo!», sorrisi fingendomi contenta e Anna mi prese sottobraccio, conducendomi all'aula dopo il suono della campanella.

Le lezioni proseguirono come al solito. Con i compagni idioti che tiravano gli aeroplani di carta fuori dalle finestre o che ascoltavano la musica mentre io cercavo di prendere appunti.

Al termine delle ore scolastiche Anna mi raggiunse. «Ehi, ti va di prenderci un caffè nel bar sul lago?», mi propose e i miei occhi si sbarrarono colmi di speranza.

«Davvero? Credevo che oggi ti vedessi con Fabio.»

Anna scosse la testa. «No! La mia migliore amica sarà costretta a lasciarmi purtroppo troppo presto e ha tutto il diritto di lamentarsi e sfogarsi con me! Fabio può anche aspettare», mi rassicurò e io l'abbracciai forte.

Ci sedemmo al solito tavolino esterno dal quale si poteva ammirare la distesa d'acqua. Alla radio stavano trasmettendo Blow Me di Pink e nonostante la melodia allegra e ritmata mi sentivo come sotto a un treno.

Anna ordinò per lei un the freddo al limone e per me un caffè shakerato. Appena la cameriera arrivò con le nostre ordinazioni, fece un sorso della sua bevanda e posò gli occhi su di me.

«Allora spiegami bene una volta per tutte come è nato questo disastro!», esclamò portandosi di nuovo il bicchiere alle labbra. 

Sospirai. «Mia madre ha iniziato a vedersi lo scorso anno con il suo avvocato divorzista. Si è scoperto che era amore così lui ha fatto la proposta e lei ha accettato.»

Anna sventolò la mano davanti alla faccia come se quello fosse superfluo. «Si va bene, saltiamo la parte della coppia di mezz'età e passiamo a quella piccante. Come sono i tuoi fratelli?», chiese ammiccando.

Mi sistemai gli occhiali sul setto nasale. «E io che ne so? Non li ho visti. So solo che il maggiore si chiama Cesare, mentre i gemelli sono Filippo, che probabilmente mi ritroverò in classe, e Alessandro.»

Anna sbatté le palpebre perplessa. «Perdonami, ma... mi stai realmente dicendo che nonostante conosci i loro nomi non li hai cercati su Instagram?»

Scossi la testa. «Se lo facessi renderei la cosa solo più reale, non so se sono pronta per dare loro una faccia. Sarebbe come renderli veri e vivi ai miei occhi e non credo di volerlo ancora», appurai.

Le mie dita si strinsero sul collo di vetro del mio bicchiere.

La verità è che ero stata tentata di vedere che tipi fossero, ma una parte di me voleva vivere nell'ignoranza ancora per un po'.

Anna prese il suo cellulare. «Forse tu non sei pronta, ma io decisamente si!», esclamò raggiante.

Alzai gli occhi al cielo. «Avanti Anna, non scherzare», la supplicai.

Scosse la testa. «Non sto scherzando. Allora, Filippo Rossi... beh, il ragazzo è davvero un bel bocconcino, ha l'aria timida anche se secondo me è un bad boy di prima categoria», rise e io scossi la testa. «Poi vediamo un po' il gemello. Alessandro... ohhh accidenti lui si che è un vero bad boy, con tutti quei tatuaggi e quel piercing al sopracciglio e che occhi accidenti!», esclamò impressionata. Sospirai portandomi il bicchiere alle labbra e bevendone il contenuto.

«E ora vediamo un po' il maggiore... come hai detto che si chiama?», domandò senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Cesare, Cesare Rossi», le ribadii.

Digitò il suo nome e non appena le comparve la foto la sola cosa che disse fu: «Porca di quella vacca!»

Feci per guardare, sporgendomi verso di lei, quando uscì dall'App.

«Perché l'hai fatto?», chiesi infastidita dal suo comportamento.

«Perché hai detto che non sapevi se fossi pronta per questo», disse indicando il telefono, «e posso assicurarti che non sei pronta per questo!»

Deglutii una saliva inesistente. «Credi che sarà tanto terribile?»

Anna si morsicò il labbro inferiore. «Terribile no, difficile più che mai.»





«Stavo pensando», esordì mamma.

I miei occhi si scagliarono sui suoi mentre la forchetta colma di insalata, rimase sospesa nel vuoto. Eravamo sedute al tavolo della cucina a cenare. Dopo la conversazione con Anna mi ero ripromessa di non, ripeto non, andare a cercare i miei "fratelli" su Instagram o Facebook. Mi ero messa a leggere e a fare un po' di compiti. Avevo persino fatto qualche esercizio fisico, come gli addominali e gli affondi, ma ogni volta che mi fermavo, mi tornava in mente la faccia della mia migliore amica alla vista della foto di Cesare... in realtà di tutti e tre. Tentai di concentrarmi su mia madre e di lasciare da parte i pensieri irrazionali.

Sbattei le palpebre. «Cosa?», dissi sperando di concentrarmi nuovamente sulla conversazione.

Si schiarì la voce. «Si ecco, stavo pensando che forse sarebbe il caso se domani, oppure il giorno seguente andiamo a visitare la tua nuova scuola. Cosa ne dici?»

Riposi la forchetta sul piatto dal momento che avevo completamente perso l'appetito. «Come vuoi tu, per me è uguale», borbottai senza troppo entusiasmo.

Mia madre si alzò e si sedette al mio fianco. Si spostò i lunghi capelli castani di lato e mi strinse in un abbraccio. «Cucciolo mio, lo so che per te non è facile questa situazione. Dovrai cambiare parecchie cose: la casa, la scuola, gli amici... ma vedrai che te ne farai degli altri. E poi Lecco e Milano non sono così distanti! Non ci stiamo mica trasferendo in Sicilia. Vedrai che Anna riuscirai comunque a sentirla e a vederla, certo non come ora, ma se vuoi ci riuscirai», mi disse. Sospirò. «Cami questa cosa... è importante per me. Io e Matteo siamo innamorati e tuo padre è d'accordo con la questione», m'informò.

«Davvero papà lo sa e gli sta bene?», domandai un po' titubante.

Mamma annuì e io mi strinsi nelle spalle. «Non posso certo dire di essere al settimo cielo per questa storia. Non ti nasconderò che l'idea di vivere in un posto che non sia casa mia mi disorienta parecchio... tuttavia farò uno sforzo», la rassicurai. «Comunque tornando alla scuola per me va bene andarci sabato. Domani ho l'ultima lezione di educazione fisica e non mi va di saltarla», spiegai e lei fu d'accordo con me.

Dopo cena decisi di guardare un film assieme a mia mamma. Era bello passare del tempo solo noi due, anche perché, da lì a breve non sarebbe più stato possibile.

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora