VENTIQUATTRO

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Cesare posteggiò l'auto davanti a casa del cugino.

Regina scese dalla moto di Alessandro sistemandosi il vestitino aderente meglio che poteva, come se non le stesse già perfetto come una seconda pelle.

Cecilia si sporse verso di me. «Come mai tu e mia cugina non vi sopportate?»

Mi strinsi nelle spalle. «Non saprei, diciamo che siamo partite con il piede sbagliato fin dal primo momento. Vedi non sopporto le persone che sono maligne con i più deboli, proprio non ci riesco», le confidai.

Nonostante avesse appena quattordici anni, in Cecilia vedevo una ragazzina sveglia e matura. Annuì. «Spero solo che un giorno imparerete a volervi bene», mi sussurrò all'orecchio.

Scoppiai a ridere. «Ne dubito fortemente, ma grazie per il pensiero.»

I miei fratelli e Ottavio continuarono a parlare della partita mentre Cecilia mi faceva vedere la sua nuova gonna mentre girava in un senso e in un altro.

«Tu cosa ne pensi Cami?», mi chiese Filippo.

Lo fissai, restando ammutolita. «Scusate, non vi stavo ascoltando. Cosa ne penso riguardo a cosa?»

Filippo finse di lanciare in aria un pallone e di schiacciarlo in rete. «Della mia formidabile schiacciata! Hai visto che facce quelli dell'altra squadra?»

Risi varcando la porta d'ingresso. «Certo che l'ho vista! Sei stato fantastico! Anche Alessandro è bravissimo. Sono veramente colpita ragazzi! Non me ne perderò nemmeno una», dichiarai facendomi la croce sul cuore.

Cesare mi posò le mani sulle spalle e mi sentii tramutare in gelatina sotto se sue dita lunghe. Accidenti cosa avrei voluto che mi facessero...

 «Vorrà dire che io e Ottavio cercheremo di dare del nostro meglio alla prossima partita visto che non eri molto entusiasta come lo sei ora», scherzò.

Sorrisi davanti al suo battibecco momentaneo. «Certo, accetto la sfida.»

 Un paio d'ore più tardi ero seduta sul divano della taverna accanto a Filippo e Alessandro. Continuavo a ridere come una matta, mentre i miei fratelli mi raccontavano le cose più assurde che capitavano negli spogliatoi maschili.

 «Dici sul serio?», chiesi portandomi la bottiglia di birra alle labbra. Filippo annuì serio. «Assolutamente sì! Hai presente Lorenzo? Quello coi capelli biondi e gli occhi azzurri che è in classe con Ale», disse e io annuii. «Ecco, proprio lui. Una volta abbiamo fatto educazione fisica assieme e non hai idea di quello che è successo. Si è ricoperto di olio per il corpo e poi è scivolato sui suoi stessi passi e ha dato una culata al pavimento. È stato fenomenale», rise e Ale si piegò in due per il solo ricordo. Con lo sguardo cercai Cesare e lo trovai chino nel frigo mentre una ragazza che non avevo mai visto gli stava appiccicata addosso. Mi avvicinai ad Ale. «Chi è quella?», gli chiesi indicandola con lo sguardo. Ale si strinse nelle spalle. «Non ne ho idea, probabilmente una che vuole farsi Cece. Sai sono molte a scuola che non vedono l'ora di avere le sue attenzioni, o almeno qualcos'altro, ma mio fratello sembra non desiderare nessuna», disse, poi fissandomi negli occhi, aggiunse: «O meglio, nessuna di loro.»

Mi rilassai al suono delle parole di Alessandro e una parte di me si sgridò per quello. Mi alzai dal divano. «Scusatemi fratellini, ma sapete come si dice, no?», dissi dondolando la bottiglia vuota davanti ai loro sguardi. «La natura chiama!»

Mi feci largo tra la folla e mi defilai dalla festa. Corsi al piano di sopra e mi fiondai in bagno. Seduta sul water, mentre facevo pipì, ripensai alla mia vita. Avevo due genitori assenti. Mio padre non lo sentivo da circa una settimana così mi ripromisi di chiamarlo con Skype il giorno seguente, mentre mia madre era una persona menefreghista. Con gli altri non l'avrei certo ammesso però... mi mancava non avere una figura autorevole. Le persone vedendomi erano convinte che avessi dei genitori presenti e responsabili, invece... si sbagliavano di grosso. Se ero cresciuta in questo modo era semplicemente perché non volevo diventare come loro. Avevo preso in mano la mia vita e l'avevo adeguata alle mie esigenze. Andavo bene a scuola, avevo degli amici fantastici, che mi amavano per quella che ero. Poi, avevo dovuto abbandonare tutto, trasferirmi perché mia madre, la quale pensava di fare l'adolescente con la carta di credito e uno stipendio mensile, aveva deciso di vivere la sua avventura amorosa, senza pensare nemmeno per un attimo che questo avrebbe potuto in qualche modo distruggere la mia vita. Da brava figlia che ero, avevo taciuto e mi ero adeguata alla situazione, come tutte le altre volte. Mi ero ritrovata in una nuova famiglia, in una nuova scuola, in una nuova città.Eppure, nonostante gli altri si aspettassero qualcosa da me, ero rimasta sempre la stessa. Di amici, o almeno di persone che potessi ritenere tali avevo solo Polpetta e Susanna la quale, tuttavia, era una persona molto particolare. Era mia amica, certo, ma non mi permetteva di scalfire la sua corazza. I miei fratelli erano simpatici. Con Filippo e Alessandro avevo raggiunto in poco tempo uno stato d'animo più profondo di un'amicizia qualsiasi. Con loro due mi sentivo davvero parte di una famiglia.

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora