CINQUE

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Quando io e Susanna uscimmo dall'aula mi sentii strana. Avrei davvero dovuto convivere con quel ragazzo? Mi tornarono in mente le parole di Anna e, secondo lei, Filippo era solo quello dal viso angelico.

Mancavo ancora all'appello Alessandro, il quale aveva descritto come il vero bad boy e Cesare, il cui commento era stato "porca di quella vacca".

Se mi sentivo così turbata dall'incontro con Filippo, cosa avrei pensato dopo aver visto il maggiore dei fratelli?

«Okay, ora andiamo a visitare la palestra», annunciò Susanna.

«Certo, fammi strada!»

Camminammo lungo l'atrio della scuola, il quale era campeggiato da ritratti degli studenti dell'ultimo anno. Varcammo una porta antipanico bianca e ci trovammo nei corridoi delle palestre.

«Qui abbiamo due palestre: quella grande è la principale, l'altra invece è la piccola ma è utilizzata comunque molto visto che di solito le ore di educazione fisica sono condivise.»

«In che senso condivise?», chiesi stringendomi meglio la coda alla nuca.

«Visto che il nostro istituto è rappresentato da tre indirizzi diversi, ci sono sempre due classi che si allenano contemporaneamente», spiegò.

Aprì la porta della palestra piccola. All'interno il rumore di palloni riecheggiava ovunque.

«Che classe è questa?», domandai fissando una bellissima ragazza dai capelli castani e gli occhi azzurri fare stretching.

«E' la 3D ovvero quella di Design e...»

«Architettura», completai. Per la miseria, qui c'era sicuramente Alessandro.

La ragazza dai capelli castani si alzò e avanzo con tutta la sua sicurezza davanti a me. La sua presenza mi intimidiva e solo in un secondo momento capii perché.

«Tu che diavolo ci fai qui?», sputò veleno addosso a Susanna.

«Ecco... io», balbettò la mia guida. Non potevo crederci, voleva davvero farsi sottomettere da questa qui?

«E' la mia guida per visitare la scuola», intervenni io. «Sono Camilla», mi presentai porgendole la mano.

La ragazza fissò prima la mia mano poi me. Incrociò le braccia al petto, chiaro segno della sua negazione nel conoscermi, o nell'essere educata. «Camilla? Beh, benvenuta. Il mio nome è Regina Rossi e sono la rappresentante d'Istituto», m'informò.

Regina... Rossi? Quella stronza sarebbe stata la mia cuginastra?

«Ale!», gridò e un ragazzo che non avevo ancora notato, lasciò cadere il pallone da pallavolo e la raggiunse. Indossava un paio di pantaloni scuri e una canotta azzurra, la quale metteva in risalto i suoi occhi. Le braccia, che teneva lungo i fianchi erano muscolose e una di loro era ricoperta di tatuaggi. I suoi occhi erano sottili, identici a quelli del fratello, mentre i suoi capelli erano neri, spettinati e gli ricadevano sulla fronte in modo sexy.

Quando si spostò il ciuffo, notai il piercing che aveva sul sopracciglio sinistro. Si, Anna aveva decisamente ragione, sembrava proprio un bad boy.

«Perché mi hai chiamato?», domandò sgarbato alla cugina.

Doveva proprio essere un vizio di famiglia...

I miei occhi si spostarono su Susanna la quale aveva lo sguardo puntato a terra. Regina era stata una tale stronza prima che non potevo certo biasimarla per il suo comportamento.

«Lei è Camilla e l'anno prossimo verrà qui!», disse Regina con un sorriso tirato.

«E quindi? Chissene frega!», sbuffò lui e dopo avermi fatto un cenno con la testa tornò a giocare.

«Carino», sussurrai e Regina mi fulminò.

«Stai forse dicendo qualcosa su mio cugino?», volle sapere.

Scossi la testa. «Assolutamente no», mentii trattenendo a stento una risata.

 Non avevo idea del perché mi stesse facendo quello studio accurato. Forse sapeva chi ero davvero, o meglio, chi sarei diventata per la sua famiglia. A dirla tutta, non mi importava poi molto. Regina era quella che si definirebbe la capetta della scuola e a me non interessava per nulla. Non mi sarei mai messa a competere con lei. Non me ne fregava niente di comandare, io volevo solamente passare il più in fretta possibile i due anni di scuola, diplomarmi e sparire in qualunque città italiana o europea per la laurea. Perciò se temeva che volessi prendere il suo posto poteva stare più che tranquilla.

Regina mi fissò con aria di sfida. «Stammi bene Cami-Cami», rise e poi tornò a fare stretching. Il mio sguardo si spostò su Susanna.

«E'sempre così stronza?», le chiesi mentre raggiungevamo l'altra palestra.

Susanna inspirò l'aria nei polmoni. «No, a volte e persino peggio», annunciò e io alzai gli occhi al cielo maledicendo il giorno in cui i miei avevano deciso di separarsi.


VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora