VENTISEI

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Per tutta la settimana i miei fratelli erano stati distanti. Da una parte mi dispiaceva, dall'altra avevo avuto modo di passare più tempo con mamma.Martedì, dopo scuola, eravamo andate al parco a fare una passeggiata, mercoledì in un centro estetico per la ceretta e venerdì dal parrucchiere per spuntarci i capelli. Finalmente avevo trovato un po' di tempo da passare assieme a lei.

«Allora, come ti stai trovando nella casa nuova?», mi chiese il sabato pomeriggio davanti ad una tazza di the verde in un bar.

«Molto bene, non lo credevo possibile, invece, sono contenta di avere i miei fratelli», sorrisi mescolando lo zucchero nella tazza.

Mamma allungò una mano sulle mie. «Bene, ne sono felice.»

Sorrisi. «Già, anche io lo sono.»

Mamma bevve un po' del suo the. «Allora, hai già pensato cosa fare lunedì sera? Cosa preferiresti? Una cena fuori oppure in casa? Che torta vuoi?»

Scossi la testa. «Non ho ancora pensato a niente. Per la cena è indifferente, mentre per quanto riguarda la torta... lo sai che ho un debole per la tua crostata ai lamponi», dichiarai sentendo già l'acquolina in bocca.

Mamma sorrise. «Okay, allora crostata di lamponi sia!»

Tornata a casa, rimasi in cortile a giocare un po' con Duchessa. Mamma era andata via per delle commissioni, ovvero organizzare il mio compleanno e io ero rimasta a giocare con il nostro cane. Ale mi aveva avvisato che lui e Filippo erano andati a correre al parco, mentre Matteo aveva chiamato la mamma dicendogli che avrebbe tardato al lavoro. Andai nella cesta dei giochi di Duchessa e presi una palla di spugna. Amava saltare e correre. Mi rigirai la pallina tra le mani e gliela lanciai lontana.

 Mentre la guardavo inseguirla, notai una figura alta venire verso la casa. Era bionda e indossava una pelliccia leopardata. Finsi di non averla notata e ricominciai a giocare con Duchessa. Lorena mi notò solo una volta fuori dal nostro cancello. «Oh ciao Camilla, come stai? Passata la botta?», chiese fintamente preoccupata.

 Le sorrisi. «Assolutamente sì, nessun problema, davvero.»

Lorena mi fece un mezzo sorriso. «Bene, mi fa piacere. C'è Cesare in casa?», domandò stringendo la sua borsa con le unghie smaltate di rosso.

 «Mmm...», finsi di pensarci su. «No, no è sicuramente uscito», mentii. Avevo notato la sua macchina in garage ma di certo non l'avrei detto a quella.

Lorena sbuffò. «Oh, mi spiace.»

«Vuoi che gli dica che sei passata?», chiesi accovacciandomi a coccolare Duchessa.

Lorena annuì. «Sì, grazie. Piuttosto volevo chiederti... ti andrebbe di fare due passi? Sai vorrei conoscerti meglio.»

Ero sbigottita. «Scusami ma sai ora sono molto impegnata, se puoi facciamo un'altra volta, okay?», proposi e lei annuì soddisfatta.

Mi salutò con la mano e se ne andò. Entrai in casa richiudendo la porta dietro di me. Salii i gradini a due a due. Quella non la sopportavo proprio, per la miseria!

 Senza sapere nemmeno il motivo, mi ritrovai davanti alla porta di Cesare. Era socchiusa. Scossi la testa, stavo per andarmene quando, sentendo dei gemiti, mi bloccai. Sbirciai nella stanza e vidi Cesare Rossi completamente nudo, steso sul letto che si stava toccando. Le sue dita stringevano il suo membro facendolo scorrere verso l'alto e verso il basso. Ad ogni movimento che compiva i muscoli del suo braccio si tendevano, mandandomi scariche d'eccitazione in tutto il corpo. Il modo in cui gettava la testa sul cuscino mentre si toccava, l'espressione eccitante che aveva, il modo in cui le sue dita lo sfioravano, mi fecero desiderare di fare lo stesso. Mi resi conto di essere eccitata appena sentii le mie mutandine umide. Accidenti! Sarei voluta entrare lì dentro, spogliarmi e unirmi a lui. Avevo le gambe molli, i seni doloranti e il clitoride pulsante davanti a quello scenario erotico.

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora