TRENTASEI

824 16 6
                                    



«Allora sei emozionata?», mi chiese la mamma una mattina durante la colazione.

Il panico si diffuse nel mio sguardo. «Riguardo a cosa?»

«Al matrimonio ovviamente!», esclamò facendomi tirare un sospiro di sollievo.

Per un attimo avevo temuto che avesse scoperto di cosa stesse accadendo tra me e Cesare da una settimana. Tutte le sere mentre gli altri dormivano noi ci amavamo come non avevamo mai fatto prima.

«Si, non vedo l'ora», mentii.

 «Sai io e Matteo ne abbiamo parlato e vorrebbe adottarti legalmente come sua figlia», mi disse così su due piedi.

Sbattei gli occhi perplessa. «Scusami? Credo di non aver capito bene...»

La mamma sbuffò. «Tra qualche mese io e Matteo ci sposeremo, diventeremo una famiglia e vorrei che tu ne entrassi a far parte come figlia sua.»

«E papà? A lui non hai pensato quando mi hai proposto questa assurdità?»

Incrociò le braccia al petto. «Sinceramente no, dal momento che non è mai presente per te!»

Mi alzai di scatto dal tavolo. «Non ti permetto di parlare in questo modo di mio padre! Preferisco averne uno assente perché è in guerra invece di uno che non c'è mai Dio solo sa perché!»

«Non ti azzardare mai più a rivolgerti a me in questo modo!»

Senza nemmeno risponderle mi alzai da tavola e me ne andai. Non avevo mai litigato con mia madre e, nonostante avessi ragione, una parte di me soffriva per questo. Presi subito il telefono e provai a chiamare mio padre il quale ovviamente non rispose.

Non vidi Cesare per tutto il giorno.

La sera prima, mentre eravamo sdraiati sul suo letto a vedere una puntata del Trono di Spade, ricevette una telefonata. Non parlò molto durante la conversazione. Una strana sensazione si impadronì di me.

«Chi era?», gli domandai appena finì la chiamata.

 «Nessuno di importante», mentì. Non gli chiesi nulla, evidentemente non aveva voglia di parlarne.

Presi il telefono e provai a chiamarlo. Al secondo squillo mi mise giù.

 Sono fuori con una persona, non posso parlare. Ti chiamo io dopo.

 Attesi per ore quella chiamata la quale non arrivò mai.

Quella sera andai al cinema con Susanna. Non me la sentivo di affrontare mia madre. Inoltre Cesare non rispondeva ai miei messaggi e la cosa iniziava a preoccuparmi. L'ultimo che gli avevo inviato era di due ore prima in cui gli chiedevo se poteva venirmi a prendere al cinema. «Alla peggio ti riporto a casa io con lo scooter, tanto un casco di riserva ce l'ho sempre», mi aveva detto la mia amica.

Appena terminammo il film ci sedemmo su una panchina fuori dal cinema.

 «Domani Cesare partirà per la gita, credi che ti mancherà?»

«Assolutamente sì, non siamo mai stati tanto tempo lontani... invece toglimi una curiosità», le chiesi per spostare l'attenzione da Cesare, non volevo parlare di lui, altrimenti pensieri cupi infestavano inevitabilmente la mia mente. «Perché non vieni mai alle feste di Ottavio?»

«Perché non mi va di passare la serata circondata dalle persone che mi etichetterebbero come la "sfigata" del party... preferisco di gran lunga stare a casa con un bel libro.»

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora