TRENTACINQUE

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Il mio primo istinto fu quello di mettermi a gridare, ma poi, ricordandomi di dove fossi tenni la bocca chiusa. Non avrebbe avuto senso strillare in una discoteca piena di gente e con la musica che pompava dalle casse a tutto volume. Inalai un bel po' d'aria prima di riprendere il controllo delle mie azioni. «Davvero? Molto interessante... ora scusami ma torno alla festa di compleanno di mio fratello», mi spostai ma il ragazzo tatuato si posizionò davanti a me, intralciandomi lo spazio. Alzai un sopracciglio e lui con aria strafottente si spostò lasciandomi passare. Appena tornai al privè mi scolai di botto il mio cocktail e mi buttai sui divanetti.

 Susanna si fece più vicina. «Ehi Cami, tutto bene?»

Scossi la testa. «No... si... non lo so. Mi sento strana in questo momento in più vedere quell'oca bionda che ci prova col mio ragazzo mi manda in bestia e la cosa più scioccante è che non posso fare nulla per impedirlo. Vorrei alzarmi, andare da lui e baciarmelo per marcare il territorio ma non posso farlo.»

Quando vidi Lorena avvicinarsi pericolosamente al viso di Cesare non ci vidi più. Mi alzai e mi precipitai davanti a loro. Cesare appena mi vide s'illuminò. «Dov'eri?»

«Al bar, c'era una coda terribile», mentii. Non volevo raccontargli quell'episodio e rovinargli così il compleanno. Mi voltai verso la bionda tutta gambe che nel frattempo sfiorava il braccio del mio fidanzato. «Ciao Lorena come va?», domandai fingendomi cordiale.

 Lei rimase scioccata nel trovarmi lì. «Ciao Cami sto bene grazie e tu?»

Sorrisi impacciata. «Non nascondo che potrebbe andare meglio. Comunque devo andare al bagno, perché non mi accompagni?»

Lorena si mise a ridere. «Stai scherzando vero? Io e Cesare stavamo parlando e...»

«Insisto!», esclamai e afferrandola per un braccio la trascinai alla toilette con me.

Una volta lì, Lorena mi strattonò il braccio. «Ma che diavolo pensi di fare? Smettila!»

Il mio sguardo divenne di fuoco. «No! Sei tu che devi smetterla! Cesare non ti vuole quindi dacci un taglio, okay? Non gliene importa niente di te. Te ne sei andata, l'hai mollato ed ora sei di nuovo qui a spalmarti come Nutella su una brioche, sei disgustosa. Lui è un ragazzo per bene, ha dei sentimenti e tu non sei nessuno per calpestarli a dovere!»

Lorena scoppiò a ridere. «Oddio, non posso crederci! Sei innamorata di lui!»

«Cosa? No!», mentii. «Non sono innamorata di lui!»

«Davvero? Allora se per te Cesare è solo un fratello e nulla di più stanotte ascolta la musica ad alto volume perché ho intenzione di gridare come una troia mentre mi fa godere ancora e ancora», mi disse con disgusto.

«Be' su questo siamo d'accordo. Solo una troia parlerebbe così se si parla di fare l'amore con il ragazzo del quale è innamorata. Buona continuazione», le dissi e dopo di che me ne tornai alla festa.

Quella notte mi addormentai al fianco di Cesare dopo esserci baciati per ore interminabili. Quando era rincasato con me e aveva dato il ben servito a quella, una parte di me aveva gongolato alla grande. Durante la notte mi svegliai e passai l'ora successiva a guardarlo dormire mentre ripensavo a come ci eravamo toccati qualche ora prima. Ero felice, stavo bene, eppure, una parte di me era in allerta. Probabilmente l'incontro coi Cavalieri mi aveva segnata più del dovuto.


«Dove andrete in gita?», ci chiese la mamma qualche giorno più tardi davanti ad una cena a base di bollito. Scostai il mio pezzo di carne nel piatto guardandolo con diffidenza. Filippo parlò al posto mio. «Andremo in Spagna, a Barcellona! Non vedo l'ora, cazzo!»

VIENI CON ME (1-The Rossi's Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora