Otto

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Da solo.

Ecco come si svegliò Andy. Rye se n'era andato, le coperte erano per terra. Questa stanza era calda, il che era già un bel cambiamento.
Andy si sentiva ancora esausto dal giorno prima: gli faceva male la testa, i suoi occhi erano rossi e pesanti.
Si sedette sul letto, stirandosi e stropicciandosi gli occhi. "Buongiorno, dormiglione." Rye apparve alla porta. Andy fece un piccolo sorriso e abbassò lo sguardo. Il suo sorriso sparì: i ricordi gli riaffiorarono alla mente.

"Riguardo ieri-" Rye iniziò, ma il minore lo interruppe a metà. "Non voglio parlarne..." dichiarò prima di alzarsi e lasciare la camera imbarazzato. Perchè aveva avuto un attacco di panico di fronte a Rye? Adesso penserà che sia un tipo strambo. O forse lo pensava già.
"Ti era già capitato prima d'ora?" domandò il moro ed Andy fece spallucce, guardando il pavimento mentre giocherellava con le sue dita. Voleva che quella conversazione finisse il prima possibile.

Quando alzò lo sguardo, gli occhi di Rye erano ancora su di lui, pieni di preoccupazione.
"Devo andare, Rye.". Il maggiore sospirò. "Non vai da nessuna parte, Andy. Là fuori è pericoloso, specialmente ora che sanno che aspetto hai." affermò, mentre Andy tirò su il naso con fare annoiato. Perchè Rye era sempre così?
"Perchè ti comporti sempre come un fottuto genitore?! Non ho più sei anni, per l'amor del cielo!" sbottò Andy sotto lo sguardo sorpreso del moro. Lui non era mai così, era sempre stato il sottomesso, quello che segue le regole degli altri, specialmente quelle di Rye.

"Beh forse se non ti comportassi da bambino di sei anni, io non mi comporterei da genitore! Mio Dio Andy, perchè sei così fastidioso oggi? Non sei così di solito!" urlò Rye. Andy andò versò la porta, lasciando il più grande dietro di lui.
"Dove credi di andare?" disse Rye appoggiandosi al muro con le braccia incrociate. Naturalmente Andy non riusciva a trovare le scale, l'edificio era come un labirinto, e Rye sapeva bene che senza il suo aiuto non ce l'avrebbe fatta ad uscire. Questa era una buona cosa.

Andy sospirò disperato e si arrese.
"Ti ricordi cosa ti avevo detto? Dovrai ascoltarmi e dovrai parlare quando te lo dico io. Oppure puoi andartene." l'espressione di Rye cambiò: la sua mascella si tese e il suo sguardo si indurì. Andy abbassò lo sguardo e annuì. "Usa le parole. Sono stato abbastanza chiaro?!" urlò. Il biondo balbettò un timido sì e ricevette uno sguardo vittorioso da Rye, prima di tornarsene nella sua stanza.

Perchè doveva sempre fare così? Andarsene, lasciandolo solo. Non era come se Andy fosse rimasto solo per tutto questo tempo solo perché Rye gli parlava a malapena, giusto? Erano passate appena due settimane da quando aveva conosciuto Rye ed era già fottuto. Come sempre, d'altronde. Sospirò, passandosi le dita fra i capelli nervosamente. Non sapeva neanche cosa stava succedendo esattamente. Era ingiusto. Rye gli aveva detto che erano in pericolo, ma non sapeva per quale motivo.

Fece un respiro profondo, tremando.

Forse era meglio così, comunque.

*

Angolo autrice:

questo capitolo non è particolarmente chiaro, sorry. Anyway, citando justfovvs, vi aspettavate un storia tenera? Eh invece no, vi farà bestemmiare anche in norvegese, trust me! (saranno bestemmie meritate però (; )

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