33. Tutti assieme appassionatamente

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Quando nel cielo la sagoma divenne finalmente chiara, Sue capì quale delle sue sorelle doveva aver avuto quella malaugurata idea. Non era un aereo e non erano dei meteoriti, come aveva inizialmente temuto. Era molto di peggio.

Nel cielo, puntata esattamente in direzione del Campo Mezzosangue, viaggiava una scalinata d'oro massiccio. Sembrava scivolare nell'aria su binari invisibili, circondata da un'aura di glitter e lustrini. Appena fu abbastanza vicina Gabriel vide che c'erano delle persone sulla scalinata e la musica proveniva da loro. L'aria vibrava dei bassi potenti della canzone pop e alcuni dei semidei più piccoli erano spaventati.

L'intervento di Scarlett e di Gabriel era stato propizio. Le avevano impedito di cedere al panico, che era proprio l'ultima cosa di cui aveva bisogno. Le aveva ricordato che anche se non c'erano armi quella era comunque una battaglia. Aveva riunito subito tutti, anche quelli rimasti al caldo nelle cabine, grazie al tempestivo aiuto di Jasper che aveva tirato fuori il suo deck di carte e aveva fatto saltare fuori Fabrice in men che non si dica. Subito Sue aveva abbandonato il pile azzurro cielo per farsi comparire addosso la sua tipica tenuta da cheerleader, anche se con un tocco invernale.

"Ci volevano cogliere impreparati" borbottò tra sé e sé aggiustandosi i copriorecchie di pelo argento e blu con attenzione. "Bene, non gliela darò vinta". Poi si girò verso i suoi ragazzi. "Statemi a sentire! Non è un'esercitazione. Le muse mie sorelle stanno arrivando e credetemi quando vi dico che vorranno fare di tutto per dividervi tra voi e dividervi d me. Amano essere il centro dell'attenzione, amano manipolare le persone. Non sono cattive, ma sono egoiste. Per cui non ascoltatele, state vicino ai vostri capicabina e seguite le indicazioni".

"Miss Peak, ma cosa faremo esattamente?" le chiese Iris, il solito cipiglio battagliero un po' più spento del normale dal gran freddo.

"Dobbiamo farci vedere uniti. Come se li aspettassimo!"

"No no, Sue! Dobbiamo far vedere che siamo dalla tua parte, non dalla loro!" uggiolò Grant inserendo il suo grosso muso canino tra la ragazza e la musa.

"Non abbiamo tempo per questo! Ci sarebbe servita una settimana di allenamenti, se non di più! Qui nessuno sa fare Cheerleading!" sbottò Sue che però fu presto zittita da Jasper che si era avvicinato assieme ai suoi due nuovi pupilli, Treccerosse Jesse e Dwayne, intabarrati fino alle orecchie in pesanti scaldacollo invernali. "L'ultima volta che ho controllato eri una divinità. Non puoi più fare un po' di divina magia?". La strafottenza di quel ragazzo ogni tanto le dava sui nervi ma non riuscì a ribattere che si sentì girare dalle spalle con forza e si trovò a guardare gli occhioni spalancati di Scarlett. "Suvvia, nostra signora delle Muse Ballerine. Guarda che siamo tutti dalla tua".

Ed era vero. I ragazzi e le ragazze del campo si erano avvicinati, in attesa di un'indicazione, nella muta (o espressa richiesta) di cosa poter fare per aiutarla. La neve non li aveva piallati del tutto. "Non sappiamo fare cheerleading, ma con un piccolo aiuto magari..." abbozzò Rob, senza sorridere, ma guardando poi in cerca di sostegno Shoshanah che, da quando era tornato al campo, raramente lasciava il suo fianco, come se volesse recuperare tutto il tempo che nei mesi precedenti le era stato negato.

"Muovi le zampine, Peak! Non abbiamo tutto il giorno!"

E si ricordò di essere una divinità. Un pensiero così stupido e così scontato che se l'era dimenticato dopo la sua ultima visita all'Olimpo. Poteva essere una cosa che non le piaceva, ma era la sua natura e avrebbe potuto tornare utile. Mosse una mano e le giacche invernali, i pile tecnici brutti quanto caldi, gli scaldacollo e i cappellini di lana furono sostituiti da giacchette termiche, leggings e calzettoni da sport in tinta sul blu, l'argento e il nero. Tutto portava il loro della M e della T maiuscole. Anche Grant si ritrovò con un bellissimo collare in tinta alla fascetta di Scarlett, attraversato da una sottile linea di gemme di plastica che spiccavano sul campo blu elettrico. Sembravano una squadra di Cheerleaders a livello internazionale.

Qualcuno rimase più stupito degli altri a vedere la trasformazione, e di sicuro alcuni furono più entusiasti di altri. Certo è che Will Brody riusciva a sembrare un fotomodello anche così. Scarlett quasi non credeva ai suoi occhi ma era strano vedersi tutti così in tinta e non in arancione.

La scala era ormai a pochi minuti dal l'atterraggio. Un ultimo sforzo. Cercò dentro di sé il ritmo e la forza del movimento, scavò sotto la scorza per trovare il posto dove aveva sepolto tutta la sua voglia di ballare. Lo trovò e tutto uscì come un geyser investendo di un'irrefrenabile voglia di danzare tutti i presenti. Agli occhi di Jasper l'idea di qualche passo di salsa con Jazz non parve una brutta idea. Poi il sentore cambiò come se Sue stesse sintonizzando la sua radio interiore sulla giusta musica. I muscoli smaniavano di muoversi, di saltare e di fare piroette ma non era ancora il momento.

Alla stregua dei peggiori Musical la scala volante arrivò finalmente a una decina di metri dallo spiazzo di raccolta a pochi passi dalla casa grande. Lì ebbe inizio la sua discesa verticale, mentre otto colonnine dorate si alzarono da terra per accogliere il divino palcoscenico. Sopra la scala Apollo occupava la posizione centrale tra due ali di ragazze, le ragazze più belle che Gabriel avesse mai visto. Alte, snelle e tutte con un aspetto unico, con indosso lunghi pantaloni ricoperti di paillette e scarpe a tacco alto. Ballavano perfettamente coordinate come se fossero all'interno di un musical, poi la scala volante si posò sulle colonnine e un'esplosione di coriandoli dorati fece spaventare tutti quanti. Sue si schiarì la voce per iniziare a parlare ma una delle muse in prima fila, munita di una lunghissima coda di capelli biondo platino, la fulminò imponendole di stare zitta. Tutti i ragazzi erano confusi. Poi la musica di sottofondo crebbe di volume e, proprio come era successo qualche volta dei peggiori incubi di non pochi dei semidei presenti, Apollo iniziò a cantare.

Di certo era bravo, come tutte le sue coriste. Solo il balletto lasciava un po' a desiderare e, dal ghigno che Scarlett  esibiva senza troppe remore, si capiva che c'era lo zampino di qualcuno. Ma le muse non sembrarono curarsi troppo della poca precisione della coreografia. Se Gabriel avesse dovuto descrivere il breve spettacolo l'avrebbe fatto in questi termini: Beyonce con le coreografie delle Spice Girls e i costumi degli Abba. La canzone, per quanto eseguita con perfezione decisamente divina, era dimenticabile. Un mistone pop trito e ritrito ma le muse non parevano accorgersene e all'ultimo accordo sfoggiavano ancora dei sorrisi da un orecchio all'altro. In attesa di un applauso che, se proprio dobbiamo dirla tutta, aspettano ancora oggi. 

Calò il silenzio. Il paese delle meraviglie d'inverno in cui si era trasformato in Campo nelle ultime due settimane era stato rovinato, violato, sporcato dalla loro presenza, la tranquillità era stata turbata, l'ordine sovvertito e nessun semidio o semidea o semivolpe o semicane aveva intenzione di applaudire a questo. Rob addirittura, fino a quel momento fermo con le braccia lungo i fianchi, si spostò solamente per impedire a un piccolo figlio di Tyche di battere le mani. Solo Sue osò fare un passo avanti per piazzarsi davanti alla sua neonata squadra di Cheerleading pronta a scattare. "Non male".

"Grazie, Terpsychore" si affrettò a rispondere Apollo scattando davanti alle altre Muse. "Callisto ci teneva particolarmente alla coreografia".

"Potrei mentire e dirvi che si è notato" rispose la musa con un sorriso pietrificato, stile colica.

Alcune delle muse parvero non prendere bene il commento. Due si coprirono la bocca con orrore mentre un'altra abbozzò un gesto poco carino ma non volgare, fermandosi in tempo per non urlare la sensibilità di nessuno. "Non sapete apprezzare l'arte" commentò la musa che più assomigliava a una ballerina francese sottopeso.

"Erato, la scoordinazione la apprezzo molto più di te" ridacchiò Sue, poi girandosi a guardare i suoi ragazzi. Li vide lievemente divertiti e determinati, poteva sentire i loro muscoli pronti a scattare sotto il suo coordinatissimo controllo. "Pronti ragazzi?".

"SÌ!" risposero in coro disponendosi su cinque file ordinate. Il buco nelle nuvole lasciava entrare un pallido raggio di sole che illuminava perfettamente la squadra in modo molto teatrale.

"E... cinq' e sei e sette e otto!" 

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