Era cresciuta in montagna, ma non sull'Olimpo. Con le sue sorelle aveva sempre adorato andare a cantare la bellezza della natura sui vari monti della Grecia, per quanto non fossero altro che colline rocciose scaldate dal sole nella maggior parte dei casi. Poi l'idillio era finito, letteralmente. Dopo pochi versi di poesia, avevano fatto un grave errore. Erano giovani, inesperte divinità con talento da vendere, ma non da sfidare.
Si ricordava che Calliope aveva insistito a fare come faceva Atena, la figlia preferita di Zeus. Voleva sempre portare i capelli come li portava lei, aveva voluto a un certo punto anche uno scudo come l'aveva lei e insisteva perché se sue sorelle facessero lo stesso. D'altronde, erano tutte nate dalla mente di Zeus, perché dovevano essere trattate diversamente? Nove eterne "seconde figlie" di fronte all'immensa saggezza e lungimiranza della loro sorellastra maggiore. E tra quelle nove sorelle, molto tempo fa era andato tutto bene.
Ora, invece, Sue sentiva che avrebbe tranquillamente potuto fare come la peggiore delle Newyorchesi se ne avesse incontrata una in giro. Si sarebbe messa gli occhiali da sole e si sarebbe persa a fissare qualcosa d'altro. Gli dei non avevano idea di quanti trucchetti come questo si potessero imparare dagli esseri umani.
Erano nate in nove dalla mente di Zeus dopo le sue nove notti di passione con Mnemosine. Prima che tutto andasse in mona e lui decidesse di mangiarsi la madre incinta di nove gemelli. Clio aveva tentato più volte di far capire a tutti che il termine corretto era "inglobato" ma l'immagine del padre degli dei a cui, dopo un appuntamento, brontola lo stomaco e decide di addentare un cosciotto di Titanide, in fondo, faceva ridere e rabbrividire tutti quanti.
La metropolitana faceva i suoi soliti rumorini metallici mentre Susan Peak, per gli amici Sue, si avvicinava sempre di più alla sua temuta destinazione, circondata da masse di turisti europei rossi come aragoste, sudamericani già perfettamente abbronzati e un capannello di ragazzine asiatiche intente a scambiarsi dei numeri di telefono. Solo due fermate prima, dal vagone stracolmo di gente, erano scesi due uomini che avevano passato l'intero tragitto dal capolinea a lì a parlare fitto fitto in greco.
Uno di loro le aveva addirittura lasciato il posto quando era salita e, in una stretta al cuore di nostalgia, non aveva resistito a rispondere con un ευχαριστώ πολλί molto educato. Ma i due signori non ci avevano fatto caso e Sue era sprofondata di nuovo nel suo baratro di tristezza. Le avevano ceduto il posto perché era una bella ragazza altissima con una grossa borsa della palestra, non perché avevano riconosciuto in lei qualche tratto conterraneo. Eppure avrebbero dovuto! In lei tutto, a parte l'altezza ma quello era sempre stato un suo vizio personale, gridava "prodotto greco d'origine protetta". Non che il suo aspetto fosse cambiato dopo la guerra, anzi era la stessa di sempre. Era andata a tagliarsi i capelli come gli esseri umani in una delle sue escursioni fuori dal Campo l'anno prima, ma erano ricresciuti in fretta e si era arresa nel suo tentativo di domarli. New York era davvero una città affascinante in cui riusciva a perdersi come una foglia in un fiume carico d'acqua. Si poteva passare tutto il giorno semplicemente seguendo il sempiterno flusso di gente che la attraversava da un lato all'altro, fermandosi solo per attraversare la strada o per obliterare la tessera della metro.
Quando il nome della sua fermata venne annunciato si alzò in scatto dal posto e, stando attenta a non colpire nessuno con il borsone da palestra, uscì dal treno. Pochi minuti di pigia pigia tra le masse di turisti smarriti e i suoi occhi incrociarono la vetta dell'Empire State Building. Allo sguardo di una persona qualunque la maggior parte della gente subito fuori l'edificio più famoso della città sarebbe potuta sembrare normale gente sconosciuta, ma ai suoi di Dea (minore ma pur sempre Dea) le cose non stavano così. Qualche viso era noto e l'unica cosa che le permetteva di stare tranquilla era il fatto che il suo viso umano, invece, non era mai stato noto a loro. Uno potrebbe pensare che le Muse fossero riconosciute ovunque, ma essere la musa della danza non era garanzia di successo. Soprattutto se il complesso messo assieme dalle altre fosse prettamente canoro. Non si sarebbe stupita se avessero addirittura corretto il nome del gruppo da "Cloud9" a "Cloud8".
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Odissea del Nord
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