37. Miss Cheerleader spacca i culi

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L'unica cosa di cui si rese conto fu un forte dolore alla gamba. Era bloccata sotto qualcosa che pesava come una valigia. Provò a respirare ma al posto di fresco ossigeno, l'unica cosa che le entrò nel naso e in bocca fu un odore stantio e dolciastro. All'inizio non capiva poi quelle mezzelune sfocate divennero più chiare. 

L'abitacolo dell'autobus era in penombra, pigre volute di fumo erano visibili nei coni di luce fredda che entravano dai finestrini. Si gelava e se ne rese conto solo vedendo la condensa uscirle dalla bocca. Solo in quel momento si rese conto di avere freddo. La sua mente iniziò a ripercorrere tutti gli ultimi momenti: il pullman, il vicino di posto, la sosta e l'attacco. Doveva agire, in fretta. Punto primo, la gamba.

Tentò di girarsi per vedere cosa le fosse caduto sopra. All'inizio pensava fosse uno zaino, poi si rese conto che era un corpo avvolto in una felpa grigia. Era una delle ragazze sedute nella coppia di posti opposti al suo. Tratti marcatamente sudamericani.
Con uno strattone la gamba si liberò dallo strano incastro tra lo zoccolino del corridoio e il corpo inerte della ragazza. La stoffa dei pantaloni era quasi intatta se non per un brutto taglio proprio all'altezza del ginocchio dove era stato premuto contro il bordo di metallo. Doveva essere stato quel dolore a svegliarla. Faceva uno strano effetto sentirsi così vivi e pieni di paura in una situazione che invece sembrava congelata nel tempo. Riuscì a sedersi e si guardò attorno, trattenendo il fiato, gli occhi attenti nella semioscurità per captare il minimo segno di vita. Tutto attorno a lei era freddo e immobile. Poi all'improvviso qualcosa le sfiorò la mano. Si voltò di scatto ritraendo la mano e cercando di allontanarsi il più possibile dal nuovo imminente pericolo, ma non ci riuscì. 

La cosa che l'aveva sfiorata erano le dita di qualcuno svenuto dietro di lei. Svenuto, non morto. A meno che i morti non muovano le dita. Il ragazzo biondo che così tanto l'aveva infastidita durante il viaggio aveva era appallottolato in una posa molto innaturale, come tutti del resto, ma sembrava respirare. Il viso era riverso sulla moquette, ma il torace pareva muoversi. MyKayla iniziò a scuoterlo per un braccio. 

"Forza svegliati!" si trovò a sussurrare con rabbia a mezza voce, ma il ragazzo non dava segni di riprendersi. Facendo leva sulla base di un sedile con i piedi, la ragazza si impuntò e lo girò supino. Aveva un grosso livido sulla fronte, dove probabilmente aveva sbattuto cadendo. Ricordi fumosi del panico successivo alla sosta si facevano strada nel suo cervello ma MyKayla li ricacciava indietro cercando invece di trovare informazioni più utili. La cosa fondamentale era mantenersi vigile ma non isterica, o non ne sarebbe uscita viva. Ogni respiro, ogni secondo era utile a capire la situazione. 

Come mai si erano addormentati tutti? Uso di un gas di qualche sorta, probabilmente. Forse velenoso, o magari di un qualche liquido nebulizzato soporifero a cui il suo organismo di semidea aveva reagito meglio. Si tirò in piedi, combattendo contro le vertigini e caracollò oltre il ragazzo biondo cercando uno zaino dove ci potesse essere una borraccia. Se era una sostanza nebulizzata poteva essere lavata via con dell'acqua. E se Biondo era ancora vivo forse lo erano anche altri. Freneticamente rovesciò il contenuto di una borsetta a tracolla sul pavimento. Tra le monetine, portafogli e qualche penna, cadde fuori anche un libro, un'agenda e una bottiglietta da mezzo litro, esattamente quello che le serviva.

La rovesciò in faccia al ragazzo che però, al posto di svegliarsi sputacchiando alzandosi di scatto, soffiò semplicemente via l'acqua dalla bocca e si passò una mano sulla faccia fradicia.

"Grazie".

A MyKayla si allargarono le pupille dallo stupore, poi dalla rabbia. "Tu. Tu eri sveglio". Pensò a quando gli doveva essere sembrato strano sentirsi mettere le mani sul collo, sentirla imprecare e andare nel panico, poi accantonò il pensiero e si rese conto che era molto più strano il fatto che non avesse fatto niente.

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