22. Una mitica scommessa

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Scarlett avrebbe voluto avere una reazione ben più seria, davvero. Ma le era risultato impossibile e puntualmente aveva rovinato tutto.

"Dai, Peak. Stavo scherzando" ripeté per l'ennesima volta alla musa arrabbiata, seduta al suo fianco nel salotto della Casa Grande. Era lì che aveva trovato Sue, mezz'ora prima. All'inizio si era spaventata, perché non l'aveva vista così pallida dai tempi della profezia di New Troy. Per un secondo le sue gambe lunghissime avevano tremato, preparandosi ad una terribile notizia che avrebbe portato morte e distruzione al Campo.

Poi Sue l'aveva guardata sconsolata e le aveva rivelato l'amara quanto grottesca verità: nel giro di un mese tutta la sua famiglia - compreso il suo dannato ex - si sarebbe presentata come ospite a casa loro e ci sarebbe rimasta fino a data da destinarsi. 

Reunion delle Cloud9, così aveva detto.

Scarlett non avrebbe saputo dire cosa le avesse fatto scattare la grassa risata che non era riuscita a contenere: il nome della divina band? L'idea surreale di avere tanti doppioni della sua collega sparsi per il Campo? L'orrore di incontrare nuovamente Apollo? Forse un po' di tutte e tre le cose, ma in quel momento non importava più: Sue si era offesa a morte e si era chiusa nel suo mutismo. Era già la quinta volta che Scarlett tentava di chiederle scusa, ma lei continuava imperterrita a vagliare il libro mastro del Campo Mezzosangue, come se all'improvviso i conti da ragioniere fossero diventati la sua passione. Ovviamente la Volpe sapeva che lo stava facendo solo per punirla: il modo con cui girava le pagine era troppo secco e ritmico per credere che stesse davvero leggendo qualcuno di quei numeri che fittamente riempivano le pagine. 

"Sue, dai" uggiolò ancora, cominciando a sentirsi a disagio in quel silenzio carico di colpe. "Non volevo ridere. Solo che mi è sembrato talmente tutto assurdo che...".

"Tu non hai idea" sbottò all'improvviso la cheerleader, con la voce rotta, "Tu non hai davvero idea di cosa mi aspetta".

"Ci aspetta, Sue".

"Cosa c'entri tu?".

Scarlett le puntò addosso i suoi gialli occhi eloquenti e la signorina Peak fu costretta a ritrovare il lume della ragione. 

"Scusami. Sono solo...".

"Estremamente nervosa, lo so, lo so" rispose magnanima la Volpe, segretamente soddisfatta di essersi fatta perdonare senza neanche impegnarsi più di tanto. "Però non c'è bisogno di essere così arrabbiata. In un mese possiamo prepararci a sufficienza". 

"Non saremo mai preparate abbastanza, Scarlett".

"Di sicuro non se iniziamo così, come dire...".

"Ma ti rendi conto?". La voce di Sue tornò ad alzarsi. "Io sono fuggita dall'Olimpo per non averli attorno e quelli vengono qui! Qui, a casa mia! È un incubo ad occhi aperti, Scarlett!".

"Sì, ho capito, ma...".

"No che non hai capito! Tu non ce l'hai una famiglia!".

Scarlett si schiacciò contro lo schienale del divano sfondato da Grant, tese le labbra in una riga netta - da cui spuntavano i suoi graziosi canini - e la guardò male. 

Sue fu abbastanza rapida a dire: "Scusa", ma la Volpe ringhiò lo stesso: "Una famiglia l'ho eccome, anche se non di sangue come la tua. E comunque sono contenta così, visto che la tua fa davvero cagare".

"Va bene" sospirò la musa. "Uno a zero per te".

"Ah, e io ho anche un marito normale".

"Due a zero".

"E...".

"Basta, Cadmy. Ho capito".

"Lo devo dire a Grant?".

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