8. La vera storia della caduta di una stella

157 27 10
                                    

Era successo tutto quanto un giorno di aprile, forse proprio il primo del mese. Era successo che, una sera in cui i pochi abitanti fissi del Campo erano riuniti attorno al fuoco per cantare qualcosa di divertente, una luce dal cielo si era staccata. All'inizio nessuno ci aveva fatto caso, anzi si era subito pensato a una stella cadente! Quelle piacciono a tutti!

Poi però la piccola lucina celeste era stata seguita da una seconda e da una terza. A meno che un'intera costellazione non si fosse organizzata per un flash mob, tutto ciò era molto strano.

"In realtà sì lo sarebbe stato in ogni caso, perché le stelle non sanno fare i flash mob."

E la cosa più interessante è che non si erano mosse verso lo spazio più lontano. Tutto il contrario, avevano iniziato a precipitare verso la Terra a velocità sempre più sostenuta fino a che il momento di canti tutti assieme non si era trasformato in una fuga mentre queste meteore si avvicinavano sempre di più. Bellissime e minacciose. Scarlett era saltata in piedi per prima e sovrastando tutti i presenti aveva alzato il naso verso il cielo. Aveva fatto una cosa strana: si era messa ad annusare l'aria mentre le stelle si facevano più vicine e ancora più vicine, mentre nell'aria blu della notte del primo aprile di quell'anno, alle 21:43, una costellazione intera aveva avuto la bella idea di schiantarsi sulla Terra, a Long Island, Stati Uniti d'America. L'unione delle stelle era volata vicina alle loro teste per poi precipitare oltre le cabine, oltre la parete d'arrampicata, poco dopo le stalle. Al limitare della foresta si era aperto un cratere abbastanza grosso e fumante di una nebbia strisciante.

Niente fiamme. Solo un inaspettato e stranissimo uggiolio.

"Ebbene sì, la mia nuova esistenza sulla Terra è iniziata con un uggiolio. Perché sapete che cadere dal cielo delle costellazioni tutto in una volta può fare male e a me era proprio capitato di cadere sulla mia zampa anteriore sinistra, che avevo rotto ai tempi della prima guerra Punica, quando stavo ancora in cielo. Da allora mi fa sempre male nei lunghi viaggi. E ci potete scommettere che galoppare dal cielo a qui è decisamente un lunghissimo viaggio."

La classe, seduta per terra sul prato in maniera poco ortodossa, ascoltava avidamente la storia per la milionesima volta. Molti dei ragazzi erano arrivati al campo da poco e si erano semplicemente trovati ad accettare la realtà di un nuovo membro dello staff palesemente infatuato di Miss Scarlett, la quale, a quanto pareva, non era Miss proprio per niente.

"Ora scopriamo che anche Miss Peak non è riuscita a divorziare e dovremo iniziare a chiamarla Mrs. Apollo"

"Julian, per favore, non chiacchierare mentre parlo" disse gentile Grant allungando il collo verso il ragazzino incriminato. "La signorina Peak non è più sposata con nessuno ormai. È maleducazione ricordarle il suo ex marito".

A dirla tutta, anche il piccolo gruppo di dodicenni del campo mezzosangue aveva già sentito parlare della curiosa storia di come la stella di Grant era caduta, ma nessuno aveva ancora mai spiegato loro il perché. Stando ai frequentatori più grandi del Campo, era una storia molto lunga. Ma a Julian Kowalski, della casa di Apollo, le storie lunghe piacevano. Trovare Grant da solo in riva al laghetto, lasciato solo dalla volpe corsa via per un'emergenza alla parete di arrampicata, era stata una benedizione. 

"Mi scusi, Mr Boez, avrei un domanda" disse alzando un braccio magrino.

"Sì, Julian" sospirò Grant, aspettandosi la solita domanda. Com'è cadere dal cielo?

"Perché è caduto? Nel senso, non è come cadere dal letto. Perché è caduto dal cielo?".

Il sorriso sul volto tirato e lentigginoso si spense, sostituito da una faccia più seria e da adulto, molto più adatta al corpo alto e nodoso che Lelapo sfoggiava da umano.

"È stata Scarlett. Quando il sirto del suo potente padrone è stato agitato per farla tornare dal cielo, il posto che lei aveva lasciato vuoto nei cieli ha tremato, come per un terremoto. E sapete tutti che non tutte le stelle sono attaccate bene. Le mie erano antiche, ergo quando Scarlett è tornata in vita il nostro legame mi ha tirato e sono caduto".

Gli sguardi negli occhi del gruppo si riaccesero. Questa era una cosa che non molti sapevano. Subito altre tre mani si alzarono, tutte e tre appartenenti ai tre più piccoli figli di Atena e Tyche.

"Ma Mr. Boez, Dioniso non è anche il suo di padrone? Non sarebbe più logico che, richiamando Miss Cadmy abbia richiamato anche lei, come per errore?"

Grant inorridì tirando la bocca e mostrando i canini. "Per l'amore di padroncino, no no no Tara. Io non sono stato creato da Dioniso. Sono fatto di tutt'altra pasta! Mi ha creato il sommo Zeus e non per uno scopo qualsiasi, non sia mai! Padrone Zeus mi ha creato apposta per Teumesi. Siamo stati creati l'uno per l'altra, vedete. È per questo che ci siamo sposati!"

Una risata sguaiata arrivò da dietro di lui, facendolo sobbalzare spaventato. Era stata emessa dai piccoli polmoni di una piccola personcina con una massa di capelli ispidi e neri come la pece. Aveva una faccetta dotata di un naso all'insù, gli occhi orlati da diversi strati di eyeliner e una boccuccia piccola e infantile.

"Amico, ma che cazzate! Lo sa tutto il campo che il vostro matrimonio è stato tipo 'Notte da leoni 2' ma senza le parti narrative in cui sono tutti sobri". Nonostante la piccola Helen fosse più bassa di Grant di più di mezzo metro, la sua presenza molesta faceva sembrare l'omone come piccolo e indifeso. Le spalle gli si incurvarono, facendolo apparire ancora più magro e nervoso, e gli angoli della bocca si rivoltarono all'ingiù. La modalità cane bastonato era stata attivata. Gli ascoltatori trattennero il fiato, mentre lentamente lui si ergeva in piedi in tutta la sua grissinosa altezza. Un figlio di Hermes iniziò a raccogliere scommesse a mezza voce, ma per il resto tutto, dall'ingresso al bosco del Campo, sembrava tacere. Dalla finestra del secondo piano, Sue Peak osservava incuriosita la scena. Era genuinamente più preoccupata per Grant che per quella pule mortifera di Helen. Sarebbe sopravvissuta ad una catastrofe nucleare semplicemente facendo un dito medio alle radiazioni e infilandosi un paio di occhiali da sole sottomarca. La forza di Helen era più potete di quella di tanti altri, perché era la forza dell'ignoranza. Lei ignorava di essere insopportabile e di non avere possibilità di vittoria contro molti dei suoi avversari, e proprio per questo, perché nemmeno concepiva la possibilità di perdere, vinceva.

Grant, dal canto suo, era un cane da caccia che aveva passato qualche decennio sotto steroidi. Eppure il cuore era quello di un sofficino fatto al forno. Sue era stata tentata un paio di volte di prendere una forchetta e vedere se davvero era fatto di formaggio filante dentro, soprattutto quando l'aveva visto spaventato da un dei rari scoiattoli del bosco.

"Perché mi stai dicendo una cosa del genere, Helen? È semplicemente cattivo".

Gli occhioni umidi da cane si fissarono in quelli più scuri e decisamente meno teneri di Helen. Lei strinse le labbra fino a farle sparire e le guance le si gonfiarono come quelle di una bambina.

"Lo sai che è vero. Scarlett l'ha detto a tutti".

"A Teumesi piace scherzare, lo sappiamo tutti. Dovresti parlarne con lei prima di calunniare così qualcuno. Mi dispiace tantissimo, ma temo che per questo andrai messa in punizione".

A dire le ultime parole sorrise incoraggiante, come a sottolineare come si attenesse alle regole che gli aveva fatto studiare Peak. "Però se dici che ti dispiace, non penso sia il caso di metterti davvero in punizione".

"Neanche morta. Riuscirò a strapparti almeno una risatina nervosa! O un'imprecazione! Non è possibile che tu sia così irrimediabilmente buono, ingenuo e... ottuso!"

Anche le cicale smisero di frinire. Un'ombra alta due metri buoni oscurò la visuale di Helen per un momento. E dal momento che la storia ama ripetersi potete immaginare il resto.

"Cosa hai detto di mio marito, Bucket?"





Odissea del NordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora