12° L'amore In Macchina

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Ormai avevo imparato gli orari in cui Carmen veniva in palestra, perciò l'aspettai fuori vicino la mia auto. Faceva abbastanza freddo, e non credo fosse solo questione di temperatura, avevo paura che lei pensasse a qualcun altro che non sia io. Ma perché poi?

La sua auto sbucò dal cancello e illuminò il mio viso con i fari. Si parcheggiò due macchie dopo la mia, molto più in là dell'entrata, credo che avesse capito che volevo parlarle.

"Ciao" dissi avvicinandomi a lei, lei scese dal posto di guida e mi guardò storta, ok era incazzata nera. "Emh come stai?" cercai di intavolare un discorso. Lei mise il blocco sterzo e chiuse la portiera. "Che vuoi Lauren?" ok era davvero davvero incazzata.

"Perché sei arrabbiata?" chiesi stupidamente, "ah!" fu la sua risposta, più che altro era stato un verso antecedente poi ad una smorfia e alle sue braccia incrociate al petto. Aveva un sguardo che potrei giurare volesse uccidermi "Carm se è per l'altra mat-" mi interruppe "non chiamarmi così! E poi non è per niente, ho solo pensieri miei che non c'entrano nulla con te" sbottò prima di girarsi e aprire la portiera posteriore per recuperare evidentemente il suo borsone da palestra.

"Ascolta Carm hai frainteso, Giulia è un'amic-" mi interruppe nuovamente girandosi verso di me con gli occhi infuocati "un'amica che usa i tuoi vestiti e ti prepara la colazione in reggipetto?" disse puntando un dito sul suo petto.

Io da vera imbecile qual'ero dissi l'unica cosa che fa incazzate una donna già incazzata "sei gelosa?"  Ok sono un idiota, è ufficiale.

Lei fece una sorta di risata sarcastica e appoggiò una mano sulla portiera aperta, l'altra la mise sul suo fianco e piegò la testa "gelosa di lei? Scherzi vero? Sono solo sovrappensiero perché il ragazzo che ho baciato ieri non si è fatto sentire e io lo sto pensando da tutto il giorno. E sono nervosa" concluse mentre aveva intrecciato le braccia nuovamente.

Io rimasi ferma davanti a lei, non sapevo se crederle o no. Allora non ero io l'altra persona a cui pensava? Chi era questo coglione? E lei davvero è così nervosa per lui? Mille domande mi frullavano in testa. Sentì sbattere lo sportello e mi svegliai dai miei mille dubbi.

"Ora scusa ma devo sbrigarmi, sta sera penso andrò a casa sua a fargli una bella sorpresa e non posso perdere tempo"  fece un sorrisetto, mi sorpassò e io rimasi là immobile, con il fiato mozzato e il cuore che penso non battesse più.

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Durante le orette di allenamento io mi resi conto che non ci stavo con la testa, non riuscivo a fare un cavolo e passai quasi tutto il tempo a sbuffare. Ogni tanto guardavo Carmen ma lei rideva con altre ragazze che si allenavano e spesso guardava il telefono. Cazzo sono così...così....aah! È una stupida!

Misi tutto nel borsone e scesi le scale cercando in modo distratto le chiavi. *Dove diamine erano finite?* E mentre imprecavo passò accanto a me Carmen, non degnandomi di uno sguardo. Quanto la odio!

"Aaaah fanculo!" dissi sbattendo la mia sacca a terra, le chiavi di casa e la bottiglia d'acqua finirono sotto una macchina più in là, mentre io cercavo freneticamente le dannate chiavi dell'auto. "Eccole!" urlai appena le trovai nel taschino della felpa che avevo indossato venendo in palestra "diavolo!" mi apprestai a ficcare tutte le cose sparpagliate a terra nel borsone, mi allungai a prendere le chiavi e cercai anche la bottiglietta ma senza successo.

"Eccola!" disse una voce più in fondo, alzai lo sguardo e Carmen era appoggiata alla sua macchina e sventolava la bottiglia. Neanche si era degnata di venire a darmela. Stronza

Mi avvicinai a capo chino e con le sopracciglia corrucciate, con un gesto veloce cercai di affermare la bottiglietta ma lei la spostò subito facendomi sbuffare "non ho voglia di giocare Carmen!" dissi imbronciata "io invece si" disse lei con un sorrisetto stronzo.

"Aaah fottuti!" gli dissi di getto, girandomi per raggiungere la mia macchina e scomparire dalla sua vista, ero così incazzata e neanche sapevo il perché, cioè era lei che doveva essere incazzata. Invece ora ero io ad avere un fuoco dentro che non mi lasciava spazio ad altri pensieri.

"Adesso fai anche l'incazzata?" disse lei ad un tratto, io fermai il piede che avevo alzato per darmi lo slancio a camminare, mi girai verso di lei e alzai un sopracciglio "non sto facendo proprio nulla, sono solo stanca e voglio tornare a casa!" sbottai a pugni stretti

"vai pure, ti starà aspettando" disse lei lanciandomi sul petto la bottiglia d'acqua, io la vidi cadere sui miei piedi e rotolare verso un'altra macchina. Rimasi immobile a guardare Carmen che aveva incrociato le braccia e mi guardava con un ghigno di chi sapeva tutto ma in realtà lei non sapeva un cazzo.

"Tu non hai capito un cazzo! Continua a vederla come vuoi, mi hai già stancata!" sputai fuori tutta la rabbia di quelle ore in palestra nel vederla così felice come se nulla fosse successo. Lei aprì la portiera posteriore e buttò dentro la sua sacca, poi si voltò verso me "sei un idiota! Stupida imbecille!" urlò e potei vedere due lacrime staccarsi dalla coda dei suoi occhi.

Perché piangeva? Era nervosa per lui? Stava piangendo per me? Non per lui? C'era un 'lui'? O lo ha detto apposta? Non ci pensai più, il mio istinto ebbe la meglio e mi lanciai verso di lei prendendole le spalle e spingendola indietro "ma che diav-" la interruppi baciandola.

Cadde sui sedili posteriori, e io la seguì alternando le mie gambe nelle sue, "levati subit-" la interruppi di nuovo baciandola ancora più forte, più arrabbiata, lei si divincolava sotto di me tirandomi dei pugni sulla schiena, ma quando accarezzai le sue labbra con la punta della mia lingua, una scossa la fece rabbrividire, si arrese e spostò le mani nei miei capelli.

Il bacio divenne dolce e passionale, mi staccai un momento per guardarla, e asciugati delle piccole lacrime seccante con i pollici "sei una stupida" le dissi sorridendo, lei arrossí tutta e tirandomi dal colletto della felpa, nascose il suo viso nel mio collo, solleticando la pelle con la punta del naso gelido. Quanto era dolce. Chiusi la portiera alzandomi leggermente.

Le mie mani vagavano con foga sul suo corpo, lei mi leccava il collo e i lobi delle orecchie, ero in estasi, dovevo farla mia. Misi una mano sotto la maglia raggiungendo il seno, lei rabbrividì per le mie dita gelate, giocai con i capezzoli ben esposti grazie al sottile strato di cotone del suo reggipetto. Le sue mani scesero sui miei leggings toccandomi il sedere prepotentemente.

Feci scendere la mia mano sulla sua intimità coperta da dei pantaloncini finissimi "oddio" uscì come un sussurro dalle sue labbra, sorrisi e spostati la mano dentro. Beh diciamo che le facevo un certo effetto, si. Stimolai la sua entrata con l'indice e poi passai a disegnare piccoli cerchi sul suo clitoride, lei si dimenava sotto di me, aprendo sempre di più le gambe e cercando di comporre frasi che non avevano proprio un senso.

"Asp..aspetta" mi disse con affanno, io mi fermai subito "ti ho fatto male? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" mi staccati di qualche centimetro per guardarla negli occhi, non volevo spaventarla. "No no" disse subito prendendomi le guance "è solo che io non..non.." la baciai per zittirla "ok si ho capito, tranquilla" le sorrisi per rassicurarla "non ti toccherò, però fammi finire quello che ho iniziato, o vuoi rimanere così?" le dissi in tono scherzoso, lei nascose la testa nel mio collo e rise "no continua".

Non me lo feci ripetere, iniziai a stimolarla spostandomi dal clitoride alla sua entrata e giocando con le labbra sul suo collo, non ci volle molto nel sentirla irriggidirsi e allacciare le sue gambe al mio bacino. Cercò di trattenere i gemiti  che la stavano invadendo e si accasciò completamente sul sedile. Io rimasi sopra di lei alternando baci sulla guancia e sul naso e sorridendo come una pera cotta. Si ero cotta, irrimediabilmente

La Ragazza Della Palestra [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora