19° Appuntamento Con Lui

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CARMEN P. O. V.

La mia faccia ogni volta che tentavo di mettere un rossetto, tramutava in espressioni incomprensibili, e le labbra si distorcevano con una facilità assurda. Rosso. Questo è il colore che scelgo quasi sempre per il pitturare le labbra. Adoro come un semplice colore ravvivi tutto l'outfit.

Ormai avevo finito di prepararmi e stavo dando gli ultimi ritocchi: stendevo con le mani le pieghe del vestito con la gonna a balze che avevo scelto, davo un ultimo rigonfiamento hai capelli con le mani, con le punta delle dita toglievo la matita un po' sbavata ai lati degli occhi...

Sentì suonare il citofono, Riki era arrivato. Era il nostro primo appuntamento ufficiale da quando avevamo deciso di provare a stare insieme. All'inizio non mi era sembrata una grande idea, mi ero fatta prendere dalla rabbia e dalla gelosia quella sera, quando Giulia ha baciato Lauren e lei non ha fatto nulla per respingerla. Riki era lì e io ho agito da completa idiota e l'ho baciato. Nulla a che vedere con i baci di Lauren, quelli erano baci di passione. Passione come il colore del mio rossetto.

Avevo deciso però di non star più dietro i capricci di nessuno. Riki ha sempre avuto un debole per me, e quando mi ri-accompagnò quella sera a casa, essendo così premuroso da chiamarmi il giorno dopo, da mandare continui messaggi per tutta la settimana, ho pensato che magari quello fosse un segno del destino. Ed eccomi qui. Pronta per il mio primo appuntamento.

Lui è un bravo ragazzo. Non ha ragazze che lo baciano all'improvviso, non ha ragazze mezze nude che gli girano per casa. Non mi fa perdere il controllo ogni volta che mi guarda, non mi da i brividi quando mi sfiora, non penso continuamente a lui quando non siamo insieme perché non ho nulla di cui preoccuparmi. Non sono gelosa di lui perché mi fido. Mi fa stare tranquilla. Ed è così che inizia una relazione no? Con tranquillità. La passione, la gelosia, i brividi...quelli arrivano dopo no?....... No?

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"Riki ma quanto costa questo posto? Non dovevi" dissi mantenendo un tono di voce basso, consono al ristorante di lusso nel quale aveva prenotato il nostro tavolo. "Tutto per renderti felice" rispose con un sorriso che iniziava da in orecchio e finiva all'altro.

La cena procedeva tranquillamente, lui non ha smesso di parlare per un minuto. Ha riempito tutti i silenzi, è stato gentile e cortese, ha spesso sfiorato la mano che avevo sul tavolo, avendo in cambio un sorriso da parte mia. Si rifiutò categoricamente di pagare a metà il conto dicendo che la sua principessa, che sarei io, non avrebbe mai pagato nulla finché ci fosse stato lui. Beh è uno di quei ragazzi che fa perdere la testa ad una ragazza. Peccato che io l'avevo già persa, ma non per lui.

Siccome era una serata tipica invernale, di quelle scure e piovigginose, mi accompagnò subito a casa, non potremmo fare una passeggiata per le vie del centro, come mi aveva precedentemente detto lui di aver progettato.

"Grazie Riki, sono stata davvero molto bene sta sera" gli sorrisi, giocherellando con un vecchio portachiavi che aveva sempre tenuto appeso al mio mazzo di chiavi, non ricordo chi me lo avesse regalato.

Sentì la sua mano sotto il mio mento, che mi girava il viso verso di lui. In un istante le sue labbra si muovevano sulle mie, si sporse verso di me appoggiando una mano sulla portiera del mio lato, facendo leva e sedendosi sul mio sedile, accanto alle mie gambe che avevo accostato per fargli spazio. Eravamo faccia a faccia. Si staccò e mi sorrise accarezzando la mia guancia.

Riprese a baciarmi ma sta volta con più intensità. Una mia mano stringeva ancora il mazzo di chiavi ed era appoggiata sulla sua spalla e l'altra mano stringeva un passante dei suoi jeans. Non riuscivo a muovere le mani, non sentivo nessuna voglia di farlo. La sua mano appoggiata dapprima sulla portiera si spostò su una mia coscia e iniziò a muoverla, arrivando poi dietro al mio sedere. A quel punto spalancati gli occhi. Non volevo che mi toccasse.

Sciolse le dita dal passante dei suo pantaloni e gli bloccati il polso. Lui si distanziò subito dalle mie labbra. "Oh scusa non volevo" usò un tono frastornato, forse aveva paura di una mia reazione "tranquillo" gli sorrisi e feci leva per alzarmi. Per fortuna capì subito e si sollevò anche lui ritornando alla sua postazione da autista. Gli diedi un ultimo sorriso e dopo la 'buonanotte' chiusi la portiera, avanzando a grandi falcate vero il mio condomino.

Appena chiusi il portone del mio appartamento mi accascia a terra. Poggiando la schiena sulla porta. Avevo un senso di nausea e tristezza dentro di me. Tutti quei propositi di andare avanti, del bravo ragazzo, non valevano un cazzo. La mia mente poteva spingerci sopra ma...il mio corpo e il mio cuore erano di qualcun'altra.

Scoppiai a piangere, non so neanche io perché, volevo davvero funzionasse con Riki, volevo perdere davvero la testa per lui, ma io la testa non l'avevo più sulle spalle da un pezzo. Da quando degli occhi neri avevano incontrato i miei. Strofinai gli occhi con le dita, i vari portachiavi fecero un rumore stridulo, mentre sbattevano gli uni sugli altri. Dovevo avere una faccia orrenda visto il trucco sbavato sulle mie mani.

"Sono arrivato a casa principessa" così recitava il messaggio che dopo qualche minuto mi mandò Riccardo. Io ero già a letto. Mi ero struccata e avevo raccolto i capelli in una coda disordinata, li avevo tenuti sciolti tutta la sera e non li sopportavo più. Mi misi a fissare il soffitto ascoltando le goccioline che scendevano dalla grondaia provocando un soave rumore ritmico. Era piacevole. Poche auto sfrecciavano nelle pozzanghere createsi lungo la strada.

Sospirai e mi girai su un lato, chiudendo gli occhi e cercando di addormentarmi per scappare da tutti quei pensieri che mangiavano la mia mente. Ma dove scappi se una persona c'è l'hai dentro?

La Ragazza Della Palestra [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora