Il vento soffiava irruento laddove un immenso arco roccioso, proteso dalla terra ferma era tuffato in mare, come fosse la proboscide di un gigantesco elefante.
La sconfinata distesa marina era di un blu perfetto, frastagliata irregolarmente da onde che sciabordavano contro lo strapiombo vertiginoso, quasi volessero abbatterlo.
«Sono tre giorni che ci proviamo, direi che il messaggio è piuttosto cristallino, non credi?»
Dafny, con i palmi delle mani sfregiati e le ginocchia sbucciate a causa dell'eccessivo contatto con le rocce taglienti, respirava con difficoltà, avvinta dalla fatica provocata dal peso del fisico esageratamente robusto. Sollevò un sopracciglio mentre le fluenti ciocche di capelli ondulati e scuri, le frustavano pesantemente il viso grassoccio, e fissò negli occhi la figura del ragazzo di fronte che le rimandò lo sguardo tenendo le mani appoggiate ai fianchi.
«Yuri, questa è una situazione che non sopporto! Non mi piegherò alla volontà di quella maledetta!»
«Dovrai fartene una ragione, da qui non si torna a casa se non dopo aver assorto al compito assegnato, a te!» sottolineò la destinataria della missione senza lasciar nessun dubbio o allusione ad alcuna altra interpretazione. Nella mente di Dafni, quel "a te!" le risuonò duro e ingiusto nei suoi confronti.
La mano di Yuri era di nuovo dinnanzi a lei, pronta a riportarla sulla parte di terreno più sicuro, per sottrarla ancora una volta alla pericolosità di quell'arco roccioso terribilmente investito dalla furia del vento e del mare.
«Credo che tu sbagli approccio» esordì il figlio di Apollo dopo una lunga pausa trascorsa a camminare verso la nicchia naturale dentro la quale aveva trovato un rifugio di fortuna. «Dovresti prendere tu il comando».
«Ma il comando di cosa?» rimbrottò la ragazza distogliendo lo sguardo con una smorfia spazientita, trovando di colpo affascinanti gli innumerevoli alberi da frutta ognuno protetto da alte mura circolari di pietra a secco. Dafny non era certa, ma quelle pietre impilate le une sulle altre dovevano fungere come una sorta di protezione per eventuali furti. «Tu, piuttosto, non ti sono ritornati i tuoi poteri, così mi riporti a casa?»
«Come ti ho già ripetuto, Afrodite mi ha fatto qualcosa, per cui non riesco più a fototrasportarmi da nessuna parte», sospirò scocciato. «Hai visto pure tu, ogni volta che proviamo ad andarcene non superiamo mai quell'arco di roccia» tornò a ripetere sbottonandosi la camicia e constatando la permanenza indelebile del marchio dorato, simile a una colomba con le ali spiegate, che gli copriva il plesso solare.
«Senza contare poi, che ogni volta che ti tocco mi vengono nella mente le immagini di un'isola piena di palme e…»
«Basta! Non dire altro… i tuoi poteri sono fuori uso, sicuramente non hanno senso!» chiarì Dafny troncando sul nascere un diverbio nel quale lei, era certa, ne sarebbe uscita piena di torto.A malincuore era consapevole che quel ragazzo, ancora estraneo, stava spulciando uno ad uno tutti i ricordi d'infanzia più intimi e importanti, e soprattutto egli aveva intuito la sua reticenza nell'accettare che quelle visioni non erano errate.
Senza alcuna intenzione volontaria, ogni volta che Yuri aggiungeva nuovi particolari della vita passata di Dafny, ella si sentiva il cuore stringere dolorosamente. Solo Muna conosceva la sua infanzia, almeno fino a quel giorno, per ciò si sentiva decisamente violata nell'intimo quando quell'estraneo gli snocciolava passo dopo passo, particolari privati della sua vita.
Per Dafny rivivere i pochi bei momenti trascorsi con papà Key, rivederlo attraverso i frammentari accenni ogni qual volta sfiorava le mani di Yuri, era come essere schiacciata da un macigno, progressivamente sempre con maggior peso.
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Il Meccanismo Incantato
FantasyLe avventure de I Semidei di Asteria continuano! siete pronti? Oh! C'è qualcuno che non ha seguito le vicende precedenti? Niente paura, vi basta prendere un po' di tempo, ce ne vorrà poco lo prometto, e se siete alla ricerca di avventure, comicità e...