7 - Atalanta

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  Yuri non percepiva nessun respiro, nessun rumore e nemmeno un barlume di colore. L'angoscia di rivivere di nuovo in un mondo privo di luce lo attanagliò all'istante.

Ogni movimento gli era impedito, nonostante fosse cosciente di stare in piedi in uno spazio elusivo.

Era una sensazione che conosceva fin troppo bene: fluttuare nel vuoto pur rimanendo ancorato a terra. Di diverso c'era che le sue capacità percettive dello spazio circostante erano azzerate. Il sigillo apposto da Afrodite era solido, impossibile da sciogliere.

Di colpo poi nella sua mente si accese un ricordo privo di immagini, come del resto lo era tutto il suo passato.

«Oh! Andiamo! Non ci posso credere! Sono di nuovo precipitato qui?» esclamò vigorosamente, anche se la voce si disperse in uno spazio infinito.

«Certo che ce la metti davvero tutta per tornare da me!» La voce appena palesata non gli era nuova. Riconobbe il proprietario.

«Credimi, non era prevista questa visita, Cole!»

«Oh! Vedo che non ti sei dimenticato di me! Ne sono felice»

«Come potrei dimenticarmi di colui che si era spacciato per Ade!» sottolineò sarcastico. «E sarei felice anch'io se potessi vedere qualcosa!» rimbrottò seccato.

«Meglio di no, per il momento. Piuttosto, ne approfitto, visto che non abbiamo tanto tempo a disposizione, per riferirti un messaggio importante» Il tono accondiscendente del figlio di Ade convinse Yuri ad ascoltare cosa aveva da dirgli. D'altronde non è che poteva fare altro, a parte riflettere su quel semidio che, per non si sa bene quale motivo, sembrava essere sempre a portata di mano nelle situazioni più impensabili. Il caso più emblematico era stato giustappunto quando, insieme a Justice, s'era ritrovato nel tempio di Ade con lui che impersonava il padre.
Tuttavia, ricordò che, malgrado l'avesse assalito, non gli aveva arrecato alcun danno, anzi! Alla fine gli aveva consentito perfino di conoscere la madre Nadia, seppur sottoforma spiritica.

Traendo le somme e sperando di non sbagliarsi, data la momentanea privazione della capacità empatica, si convinse che Cole fosse sul serio un amico disinteressato.

Cole interruppe il flusso dei suoi pensieri annunciando il messaggio.

«Alla fine del viaggio io sarò presente per darti una mano».

«Ehm, se questa è una profezia, credimi, è la meno chiara tra tutte quelle che conosco. Potresti essere più preciso?» domandò palesemente perplesso.

«No» rispose secco l'altro, lasciando però trapelare un leggero sbuffo di risata.  «Anche da noi gli oracoli non sono famosi per la chiarezza», precisò.
«Bene! È stato un piacere, ma ora devi tornare dalle tue amiche. Ricorda bene il mio messaggio, credimi, ti sarà utile tra poco più di un anno».

  A Yuri quelle poche parole di certo non gli erano sufficienti per capirci qualcosa. Era sul punto di ribattere, ma sentì il naso tapparsi e la bocca spalancarsi contro la sua volontà. Non emise nessuna sillaba. Tuttavia, dopo la scomparsa del figlio di Ade, ascoltò un'altra voce, più soave ma sconosciuta, e lo scenario mutò. Da ciò apprese che stava sognando. Era la prima volta che il suo subconscio gli consentiva di elaborare visioni complete di immagini, e non solo con i soliti sensi del tatto, olfatto e udito. Nella sua drammaticità gli parve addirittura essere bella come esperienza.

  Quella nuova voce era sofferente, ma nonostante ciò, era anche piena di speranza. Un tepore confortevole e avvolgente lo pervase. Si sentì talmente protetto che a stento si convinse che non sarebbe stato giusto rimanere troppo assorto a quell'estasi incantata.

«Assicurerò all'universo il suo ordine naturale. Per quanto tu possa essere immenso, da me discenderà l'arco e la freccia che ti annienterà!»

Il Meccanismo IncantatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora