Il fulmine divino si stagliò silenzioso sulla spiaggia di una isoletta del Pacifico. L'odore salino dell'oceano, sbattuto dalle onde, accolse le figure apparse da quella energia, mentre attorno tonfarono cinque bagagli, che schivarono per un pelo una famigliola di granchi zampettante di profilo verso il mare.
«Mi sento… non lo so come…» borbottò Dafny crollando sulla sabbia.
«Mon amie? Tutto bene?» chiese Etienne, inclinando la testa curioso e divertito.
«Non sapevo fossi capace di fare anche tu il coso-trasporto!» ansimò l'altra rigirandosi sull'arenile per mettersi seduta, incurante della sabbia che si stava incastonando nella trama della tutona bordeaux.
«Non ha un nome il mio modo di spostarmi, anche se Gret… cioè Perla, ne sta studiando uno… ampervoyage, o qualcosa di simile»
«Interessante…» mentì lei lanciando lo sguardo oltre i palmizi attorno, e la fitta boscaglia. Si alzò e venne a patti con una postura traballante, convinta che presto si sarebbe stabilizzata.
«Tutto bene Daphmoa?» tornò a chiedere.
«Sì, anzi, no. Dov'è? Lo vedi tu?»
Etienne si concentrò. La particolarità più misteriosa del figlio di Zeus era la lettura delle menti semidivine. Avendo ricevuto il dono del fulmine, era in grado di declinare l'elettricità in svariati modi, ed essendo il cervello funzionante con micro scariche elettriche, poteva leggere i pensieri altrui. Con molti semidei la cosa gli riusciva facilmente, con altri doveva scavare. L'unica a essere immune alle letture cerebrali era Justice; ed era questo il motivo per cui non l'aveva mai sentita come amica fino in fondo. Era irrazionale come sensazione, Etienne ne era consapevole, ma era il personale limite umano.
«Finalmente! Quanto tempo! Aloha Daphmoa!»
Dafny riconobbe quella voce all'istante, si voltò con uno scatto a dir poco felino per la forma fisica e, senza nemmeno inquadrare il giovane a busto scoperto, abbronzato di natura con vari tatuaggi tribali e tre ghirlande lei* di fiori al collo, lo abbracciò.
«Kekipi! Ma che bello rivederti! Non mi ero accorta della tua presenza! Come hai fatto?»
Etienne mascherò la sorpresa. "Non l'ho sentito. È un umano… con loro ci vuole più tempo per individuarli…" decise d'interessarsi alle onde del mare, alla spiaggia dorata, al cielo terso e anche ai cocchi pendenti dagli alti palmizi, giudicò tutto bello, se non fosse per la luce del sole ancora smorzata.
«E Muna? Dov'è?» domandò il giovane piegando il busto a destra e a sinistra come se Dafny nascondesse l'amica dietro la schiena, il che non sarebbe stato improbabile, però non era così.
«Tranquillo, tranquillo, Muna arriverà tra un po'. Piuttosto, noi cerchiamo…»
«Sì, lo so… cioè, lo sapeva, ehm… mi ha mandato qui, mi aveva detto che sareste arrivati in questo punto… ma come avete fatto? Non vedo navi, barche o zattere» Kekipi ondeggiò i ricci neri e lucenti, poi notò Etienne.
«Oh! Aloha! Sei un amico di Daphmoa? Gli amici di Daphmoa sono i ben venuti in quest'isola!» si sfilò un Lei di fiori e la depose al collo del giovane accanto all'amica prima di presentarsi.
«A-aloha… ehm ciao, io sono Etienne Jerome Morel» lo fissò un secondo negli occhi scuri e trovò un varco nei suoi ricordi. Vide un sacco di scene d'infanzia, lui, Dafny e Muna Ka Nui correre su quella stessa spiaggia; li vide ridere mentre a turno cercavano di aprire la scorza dura di una noce di cocco; quando poi però vide Kekipi suonare l'ukulele per Muna, interruppe la connessione mentale. "Ops, pardonné moi, non volevo…"
STAI LEGGENDO
Il Meccanismo Incantato
FantasyLe avventure de I Semidei di Asteria continuano! siete pronti? Oh! C'è qualcuno che non ha seguito le vicende precedenti? Niente paura, vi basta prendere un po' di tempo, ce ne vorrà poco lo prometto, e se siete alla ricerca di avventure, comicità e...