Meraviglia, ecco cosa esprimevano gli occhi di Yuri il giorno in cui accompagnò Dafny a far visita al padre ricoverato in ospedale. «È incredibile! Siamo saliti in questo carrozzone lunghissimo che va velocissimo, e adesso siamo circondati da tantissimi Fari di Alessandria! Li hai visti? Quanta gente ci vivrà?»
«Questo carrozzone si chiama treno, e quelle strutture alte che vedi non sono Fari, si chiamano grattacieli, e ci abita un sacco di gente, ci lavora un mucchio di persone, e dentro si trova di tutto, banche, ristoranti, centri commerciali...» sospirò Dafny, seduta accanto a lui sul treno della linea Long Island Rail Road 's Oyster Bay Branch diretto per New York city. Oscillava le ginocchia e si tormentava il ventre senza accorgersene, gli occhi inespressivi. C'era grigio nell'aria, c'era nebbia, freddo, c'erano nuvole promettenti pioggia, forse anche neve, ma Dafny era concentrata solo sul fatto che da lì a poche ore avrebbe riabbracciato papà Kei, grazie a Yuri; e solo a lui dispenziava quel minimo di attenzione sufficiente a distrarsi dall'ansia che la stava divorando.
«Tutta questa gente sa dove andare? E dove va?» indicò il fiume umano che brulicava frettoloso in ogni direzione della Grand Central Terminal di New York, appena sceso dal carrozzone. Non avrebbe voluto, ma non riusciva a fare a meno di farsi trasportare dall'entusiasmo e adoperare la vista estesa per osservare uomini, donne, ragazzi che correvano ad accaparrarsi un posto ai McDonald's. Frotte di signori in doppiopetto nei bar, gente di colore, di ogni colore, che formicolava disorientata... c'era pure chi guardava l'altissimo soffitto del Grand Central Terminal, e un signore alto e occhialuto, coperto da un impermeabile nero, che invece sembrava puntare proprio lui. Yuri frenò l'entusiasmo, e anche se quello aveva voltato le spalle e si era diretto verso il chiosco di una edicola, non ritenne saggio abbassare la guardia.
«Hai finito di fare qualunque cosa tu stia facendo?» lo redarguì Dafny spazientita, ma Yuri le prese la mano.
«Non allontanarti da me»
«Bella questa! Sei tu che non devi allontanarti da me!» ribatté. «Non sei mai stato nella città più popolosa del pianeta!»
«Ho visto un'entità malvagia»
«Ti prego, non oggi...» disse Dafny già abbattuta.
«Mi dispiace, ma non temere. Restami accanto e...» qualcuno gli finì addosso facendolo cadere, e il discorso rimase in sospeso.
«Scusa-scusate... eh... non volevo!»
Yuri riprese il controllo della posizione eretta, e suppose che chiunque fosse stato a investirlo non era un essere umano normale, malgrado l'apparenza. Sentì odore di carne marcia e inquadrò quel tizio di spalle ormai mescolato nella fiumana umana. Non stava scappando. "Steve?!" Indurì il volto e Dafny se ne accorse, non l'aveva mai visto così prima. Provò paura. "Questo è Yuri quando fa il guerriero?!" Avvampò di colpo, salvo poi rimanere senza respiro quando vide la lama di un pugnale incastrato tra le sue dita bloccato a meno di un millimetro dalla sua guancia. Poteva sentire il solletichio.
«No, per favore...» vide quelle dita rigirare l'arma e scagliarla indietro per la stessa traiettoria. Pochi millisecondi dopo in mezzo alla folla un individuo si coprì lo zigomo destro. Yuri lo individuò. "Sanno chi siamo! Spero non siano legati a Fetonte!"«Presto! Andiamo da tuo padre, altrimenti attireremo l'attenzione degli umani» Yuri lasciò in sospeso il pensiero, ma Dafny lo intuì.
«C'è qualcosa che non mi dici?»
«Sì» ammise, e lei emise un sospiro di esasperazione.
«Cosa, per Zeus?»«Ah, sì, niente... c'è solo un po' di gente che ti vuole morta» confessò mentre seguiva l'amica nell'intricato dedalo di sottopassaggi assaltati dalla folla di viaggiatori.
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Il Meccanismo Incantato
FantasyLe avventure de I Semidei di Asteria continuano! siete pronti? Oh! C'è qualcuno che non ha seguito le vicende precedenti? Niente paura, vi basta prendere un po' di tempo, ce ne vorrà poco lo prometto, e se siete alla ricerca di avventure, comicità e...