15 - Quel genio di Yuri

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Le orecchie di Rubelia, e non solo le sue, smaltirono a fatica l'improvvisa valanga di decibel. A nessuno sfuggì l'entrata sbalordente del quartiere di Iride. Il ponte levatoio, l'ostacolo che Aphaia aveva pensato per il gruppo di Nathan e Ike, detonò all'improvviso. Guerrieri e folla urlarono per lo spavento.

Blocchi legnei si riversarono spinti con violenza all'interno del plesso olimpico. Molti ragazzi rischiarono di essere colpiti se non fosse stato per la prontezza d'azione di Etienne Jerome Morel che, con fulmini e raffiche di vento precisi, colpì, deviò e incenerì tutti quei proiettili di legno.

Nathan e Ike deglutirono spine in gola quando il semidio più potente di Asteria li fulminò con lo sguardo. L'autorità del figlio del padre degli dèi era seconda solo a quella di Apollo e Artemide. Gliela riconoscevano tutti. Nemmeno lo sguardo di Aphaia, con tutto il suo acidume, reggeva il confronto. Le spalle del giovane reggevano la responsabilità dell'incolumità degli asteria, ma purtroppo questi non gli rendevano la cosa facile.

«Ops! Forse abbiamo usato troppe formule esplosive!» borbottarono all'unisono capo e vice capo come a esorcizzare la sicura strigliata da parte del Guardiano. Ma per loro fortuna, almeno per il momento, Etienne li lasciò perdere. Un'altra situazione urgeva il suo intervento.

Si diresse verso il portone affianco a quello di Dionisio, dove Rubelia e i suoi, ancora in preda ai residui fumi dell'alcol, faticavano a riprendersi. Anche loro avevano contravvenuto alle regole ma, attratto da un altro fracasso, Etienne ignorò pure quelli.

I figli di Ares, autori della nuova baraonda, avevano sfondato di prepotenza il loro portone, urlando come degli indemoniati.
Valentine, affiancato da Luana in testa a tutti, apparve ricoperto di sangue, pezzi di carne maciullata e frattaglie assortite. Sembrava che il quartiere del dio della guerra fosse uscito da un mattatoio. Il rosso scuro, quasi nero della vischiosità che portavano addosso puzzava di selvaggina maciullata. Membra smembrate erano infilate dappertutto, tra i capelli, dietro le orecchie, attorno al collo e anche sotto le ascelle di qualcuno.

La massa di sguardi spiritati e la sensazione di non voler smettere di combattere, o macellare, allarmò a tal punto il gruppo di vignaioli ubriachi che per il terrore d'essere assaliti, tornarono quasi tutti sobri.

Etienne sovrastò i figli della guerra volando. Vorticò poche volte così da attrarne l'attenzione, e dopo un po' scatenò un piccolo diluvio in barba alle previsioni meteo del giorno. Indirizzò tutte le gocce d'acqua verso Valentine e compagni, e loro videro venir via di dosso tutto il sangue e gli scarti di macellazione. Anche i bollori bellicosi si raffreddarono.

La figlia di Dionisio sospirò. «Accidenti! Quell'uva era talmente profumata e dannatamente buona che ci siamo ubriacati!» storse gli occhi osservando i ragazzi di Ares ricevere quella doccia collettiva.

«Si può sapere cosa avete fatto? Eh! Valentine? Da dove ha origine tutto il sangue che avete addosso?» chiese il figlio di Zeus volteggiando a mezz'aria.

Valentine alzò il volto e lo individuò. La pioggia aumentò d'intensità. Rispondergli era difficile con tutta quell'acqua. «Se la pianti di innaffiarci…» chiese starnutendo e tossendo. «Oh! E piantala!» ordinò spazientendosi in fretta. Quando Etienne giudicò sufficiente il gavettone, "chiuse il rubinetto".

Valentine, ancora in preda al furore guerresco, gli rivolse uno sguardo gelido. «Abbiamo dovuto affrontare e massacrare sconfinati branchi di cinghiali per poter entrare in questo buco di arena!» ringhiò indurendo i muscoli del volto fracido.

Etienne, ascoltando l'impresa del figlio di Ares, notò il suo sguardo irrequieto. Stava parlando con lui, eppure non era sicuro che fosse presente. Intuì che la sua irrequietezza era dovuta alla sfida lanciata a Yuri settimane addietro. 

Il Meccanismo IncantatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora