Yuri non aveva mai visto la neve da vicino, la conosceva solo come sensazione di freddo implacabile; e difatti Dafny aveva lottato un bel po' per riuscire a inculcargli il giusto vocabolo. Malgrado la sua temperatura corporea fosse costantemente calda, Yuri il freddo però lo percepiva come chiunque altro.
L'ultimo tratto del Central Park era tutto un unico manto candido, e anche se non c'era il sole, il bianco splendeva quasi di luce propria. Non c'erano stati altri incontri spiacevoli, forse ai mostri il freddo non faceva bene, pensò Yuri che a un certo punto ruppe il silenzio.«Ho fame!»
«Ci credo, con tutto quello che hai fatto fin'ora! Vediamo di fermarci da qualche parte... sempre che ci facciano entrare conciati così» sbuffò. «Siamo partiti tranquilli, in ordine, puliti e apposto, e ora sembriamo due straccioni di strada!»
«Non è colpa mia se fare visita a tuo padre è periglioso!»
«E no! Semmai è periglioso andare in giro con te!» borbottò mentre lo pilotava verso l'Adam Clayton Powell
jr Boulevard, dopo essere usciti dall'East driver di Central Park. Attraversare l'incrocio intasato dal traffico, suscitò curiosità in Yuri che chiese come mai la gente si ostinava a guidare le auto con le strade ghiacciate e scivolose.Dafny gli parlò di dovere, responsabilità morale e civica.
«C'è chi è costretto per andare a lavorare, alcuni svolgono servizi salvavita, come medici e infermieri a domicilio, oppure in caso di incendio e...» trattenne Yuri per un braccio e indicò il camion dei pompieri che giustappunto stava transitando dinnanzi.
«Gli umani sanno procurarsi da soli i loro guai» sospirò.
Superare una mezza dozzina d'incroci a piedi richiese pochi minuti, e già l'alta facciata a mo' di chiesa, fatta interamente in vetratura, rifletteva le loro facce emerse dalla coltre nevosa. Yuri ammirò le geometrie disegnate dallo scheletro d'acciaio oltre il vetro del Presbyterian hospital. Dafny, emozionata, indicò l'entrata dedicata ai visitatori, dove una guardia la piantonava. "Finalmente, papà, tra un po'..." le braccia dell'amico le spezzarono il pensiero.«Ma che ti prende? Mollami!»
«Zitta! Avverto la presenza malvagia della stazione! Se entriamo potremmo mettere in pericolo queste persone»
«Ma come? Non li avevi sistemati tutti al Parco?»
«Quello là non c'era».
La guardia fuori dall'ospedale si mosse verso loro, ma a un certo punto si fermò. Notò che il biondino non era aggressivo, aveva già sciolto l'abbraccio.«Tutto apposto signorina?»
«Sì, siamo amici di scuola!» rispose Dafny scongiurando pure i guai con le forze dell'ordine; poi si rivolse a Yuri.
«Che ti prende?»
«Mm... mi devo essere sbagliato. Non sento più nulla...» rimase comunque perplesso a osservare lo scheletro di un grattacielo in costruzione distante più di duecento metri.
«Andiamo da tuo padre...» e sotto gli sguardi indagatori dei pazienti in sala d'attesa, sfilarono poco dignitosi, dato che chiunque li aveva bollati come straccioni in cerca di medicinali.
Ma cos'era successo? Se non fosse stato per la nevicata, che gli rendeva inutilizzabile la vista estesa, Yuri avrebbe visto al dodicesimo piano di quello scheletro edilizio la mano che aveva bloccato quella di un dio temuto perché vendicativo per hobby.
«Sei di nuovo in circolazione Phrike, dio della paura?» Quello distolse lo sguardo da Yuri e lo puntò sulla stretta che gli aveva annullato la sfera di energia nera destinata al giovane. Allungò gli occhi sui pilastri del grattacielo in costruzione, deserto per via dell'intemperia, era affacciato sul Presbyterian hospital.
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Il Meccanismo Incantato
FantasyLe avventure de I Semidei di Asteria continuano! siete pronti? Oh! C'è qualcuno che non ha seguito le vicende precedenti? Niente paura, vi basta prendere un po' di tempo, ce ne vorrà poco lo prometto, e se siete alla ricerca di avventure, comicità e...