15 ◌ φόβος

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—Paura.

Non avrei mai pensato in quel contesto di fare il primo passo verso il mare.

Sapevo che davanti a me c'era l'oblio, un destino sfocato di cui io ero la stessa artefice, dovevo solo ricalcarlo a penna. E sapevo che quella parte della missione vedeva come protagonista Calum, non me. Eppure, lui era lì immobile, spaventato dalle insicurezze infuse da Ashtōn con le sue parole poco carine che guardava le onde del mare terrorizzato dal futuro.

Presi la sua mano, lasciando che le nostre dita trovassero una posizione comoda e si sistemassero automaticamente intrecciandosi tra loro. Alzai lo sguardo verso i suoi occhi, scorrendolo poi dal suo viso al talismano che portava al collo e gli sorrisi, infondendo tutta la sicurezza che speravo che una terza persona potesse infondere a me. Avevamo bisogno di certezze, nessuno era lì per darcele. Dovevamo lavorare da soli, ma sarebbe stato meglio.

Mossi il primo passo sull'arena morbida, leggermente calda perché battuta dal sole mattutino, dirigendomi verso il mare. L'odore di salsedine era forte, ma non sgradevole, sembrava di essere in una di quelle case sulla spiaggia per le vacanze.

Quando venni a contatto con l'acqua, trasalii terrorizzata.

Dovrete incamminarvi verso il fondale marino, non lasciatevi trasportare dalla corrente e tenete i piedi saldi sulla terra.

Ricordavo alla perfezione le parole di Arione ma non riuscivo a non avere paura. Se una corrente mi avesse fatto alzare i piedi dal fondale, avrei smesso di respirare sott'acqua? Sarei morta annegata? E se uno squalo mi vedesse e sentisse di voler approfittare di me per un brunch? A questo pensavo solo io, però.

Cazzo.

«Calum, ci sono io, ok?» balbettai nella speranza -vana- di infondergli coraggio con le mie parole, ma sembrava già esser tornato in sé. O meglio, così dava a vedere. Strinse la stretta delle nostre mani e mi sorrise, seguendomi a ruota in acqua diretti verso Ashtōn che guardava annoiato la situazione. Aveva assunto una ponderatio impeccabile, incrociando le braccia al petto e aspettando pazientemente che il velo di pathos esagerato che ci aveva avvolto lasciasse spazio all'audacia.

Certamente, continua a crederci.

«Diana sarà pure attratta da te, ma a quanto pare Arione ha detto che devo guidare io la spedizione. Mentre ci aspetti, vai a farti un giro sull'Olimpo, magari trovano qualcosa da farti fare nell'attesa» gongolò Calum a pochi centimetri di distanza da Ashtōn in tono di estrema sfida, ma il biondo non aveva neanche accennato lontanamente a muoversi o reagire. Era lì, impassibile, proprio come una statua greca. Calum imprecò stufo di quel comportamento di rifiuto totale da parte del nostro coetaneo e mi trascinò verso il mare con determinazione, spaventandomi e costringendomi a inchiodare i talloni nella sabbia.

«Cosa succede B?»

«Non- smettila di correre così- è il mare e- fa tremendamente paura- è vivo» sussurrai parole sconnesse abbassando lo sguardo sui miei piedi che, nell'acqua perfettamente pulita e chiara, si vedevano nascosti sotto i granelli di sabbia dorata, spaventati come lo ero io di tutta quella faccenda. Calum emise un grande sospiro prima di girarsi completamente verso di me, abbassandosi di poco per attirare l'attenzione del mio sguardo, prima di sorridermi una volta rientrato nel mio campo visivo.

«Va tutto bene, d'accordo? Ogni volta che vorrai fermarti lo faremo, senza indugi. Dimmelo, sempre, non avere paura. Prometto di proteggerti anche a costo della mia stessa vita.»

Non volevo parlare, non avevo nulla da dire in realtà -raro ma vero. Entrambi guardammo il mare davanti a noi, la grande ed immensa distesa d'acqua prima di camminare con determinazione e a grandi falcate dritti verso una meta ancora sconosciuta. Quando l'acqua diventò alta ma ancora riuscivamo a toccare con i piedi, Calum suggerì di immergerci prima di iniziare a galleggiare così da non perdere il contatto con la terra sotto i nostri piedi. In quel momento mi resi conto che probabilmente il nostro fato era stato organizzato a tavolino dagli dei in modo piuttosto minuzioso, e che avevano disegnato le sfide in base al nostro modo di essere e di lavorare. Certamente Hood era più pratico di me in qualsiasi cosa, essendo un prodigio dello sport, come probabilmente era certo che avevo più capacità di riflessione io di lui che si limitava alla domanda "è nato prima l'uovo o la gallina?".

Quando presi una boccata d'aria prima di immergermi, non avevo pensato che realmente potessi respirare sott'acqua. Il fondale era limpido, pulito e intatto dalla sporcizia moderna come poteva essere il mare del nostro tempo, i pesci riuscivano a colorarlo e a creare un'atmosfera più confortante di quella che immaginavo. Come obiettivo avevo di tenere i piedi saldi sul fondale, mentre Calum guidava ad un passo avanti a me, con la molu che galleggiava e lo guidava sempre dritto. Sentivo i capelli fluttuare dietro di me, sentivo di essere leggera, come se ogni mia imperfezione, dubbio, insicurezza, si fosse sciolta come il sale in acqua.

Mi annotai mentalmente di chiedere grazie a Poseidone per questa sensazione di libertà che non credevo che il mare aperto potesse darmi.

Me lo ero sempre immaginata cattivo, il mare. Vivo, avido di prede da uccidere e di anime da sottrarre al mondo, ma non era poi così maligno, considerato che miliardi di esseri viventi ci vivevano in pace.

«Book, sento i tuoi pensieri, devi tacere.» La voce di Calum riecheggiò nella mia mente e aggrottai le sopracciglia offesa, ero tentata dalla voglia di staccare la mano dalla nostra stretta ma ci tenevo a respirare.

«Vaffanculo Hood» borbottai sott'acqua, lasciando che dalla mia bocca uscissero piccole bollicine di aria. Lui si girò per un attimo, mi guardò e continuò a camminare, parlando anche lui.

«Che cazzo ho fatto adesso?» La sua voce era diversa da quella che avevo sentito, era leggermente disturbata ovviamente dall'acqua che ci circondava e arrivava in modo differente al mio orecchio di come era arrivata quell'offesa.

«Hai detto che senti i miei pensieri e che devo tacere.»

«L'acqua ti ha dato alla testa.»

Camminammo per un po', lasciando che la discussione cadesse in modo autonomo senza portarla troppo alla lunga -anche perché sarebbero stati solo insulti- e ci concentrammo sulla direzione dettata dal talismano illuminato di blu appeso al collo del ragazzo al mio fianco.

«Preferisco essere gay che stare con una come te» lo sentii borbottare e le mie sopracciglia si alzarono dallo stupore.

«Che stai dicendo?»

«Hai detto precisamente davvero preferisci essere chiamato gay ed essere discriminato da tutta la scuola anziché ammettere che nessuno ti vuole?» ripeté quello che pensava avessi detto e nuovamente aggrottai le sopracciglia prima di fermare nuovamente il nostro passo.

Mi avvicinai al suo orecchio prima di sussurrare un: «Non siamo soli».

Lui non capiva, si guardava intorno nella speranza di scorgere qualcuno -o qualcosa- mentre la molu continuava ad indicarci la direzione galleggiando dietro il collo di Calum. Indicai con il capo di continuare il nostro cammino, sempre attenti a non lasciarci trasportare dalle fredde correnti del fondale marino, e camminammo per un altro po' prima di sentire qualcuno toccarmi i capelli. Mi girai di scatto, e la vidi.

Non pensavo esistessero davvero, non pensavo di potermi follemente innamorare di qualcosa che non credevo potesse essere reale. Quei capelli lucenti e mori che l'acqua pettinava e accarezzava, le punte di essi erano colorate di un blu scuro e sicuramente avrebbero fatto invidia a tutte le ragazze se solo fosse stata una di noi. Il suo sorriso era incantatore e le sue iridi erano trasparenti e avevano preso il colore del mare, mi guardava e mi invitava ad andare con lei. Era lì che mi tendeva la mano mentre il ragazzo con me camminava in avanti, ed io ero così attratta da quella ragazza che ero determinata a seguirla.

Volevo una coda come la sua. Sapevo che avere una coda come quella di quella ragazza non mi avrebbe fatto più avere paura del mare, anzi sarei diventata parte di esso. Il suo seno era coperto solo da schiuma marina, era libero da pregiudizi e libero dalla congiura dei reggiseni scomodi. Volevo essere lei.

Lasciai la mano di Calum e presi quella della sirena davanti a me, ora sì che ero soddisfatta.

E senza respiro.

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora