9 ◌ Δώρο της Αφροδίτης

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—Dono di Afrodite.

Quando Calum si riprese totalmente dal suo stato "avvampo perché non so fare altro" Ashtōn inizio uno sproloquio sui suoi due padri, i fondatori della speranza di Atene a quel tempo. Raccontò le loro vicende con un'enfasi che non vedevo più neanche nei bambini del nostro tempo, aveva una luce negli occhi ed un sorriso fiero che non avevo mai visto a nessuno, davvero. Era entusiasta della storia di Hārry e Louīs come se fosse la sua fonte di ispirazione, quella voglia che al mattino riesce a buttarti già dal letto. E non sapevo se essere più attratta dai suoi muscoli scoperti ondeggianti nell'aria quando gesticolava oppure della sua visibile felicità che celava dietro sentimenti ben più marcati. Era come se sentissi un ago nelle vene, pungere le pareti per venir fuori, sentivo la sua tristezza perché i protagonisti del suo racconto non erano più lì con lui, sentivo la paura di perderli, sentivo che avesse il terrore di aver fatto qualcosa per meritare quel destino.

Non sapevo però perché questo fosse così chiaro a me, solo da un'occhiata e da degli spasmi muscolari ogni volta che una sua emozione si intensificava.

Mentre lentamente mi allontanavo dalla sua conversazione e lasciavo posto ai miei vaniloqui personali, molto più pesanti e noiosi di quello di Ashtōn sicuramente, notai di essere davanti ad una maestosa struttura antica (beh, antica per noi) circondata da degli interminabili portici coperti e sorretti da delle colonne doriche. Mi fermai un attimo, lasciando che loro camminassero già in là, solo per avvicinarmi ad una di quelle colonne mastodontiche che erano davanti ai miei occhi. Le conoscevo, le avevo viste sui libri di arte ma quanto era facile mascherare l'altezza con della prospettiva? Ogni immagine era puramente dimostrativa, un'immagine non ha mai realmente dato l'essenza di ciò che puoi testare con mano, sognare con occhi. Perché lì in quel mondo sembrava di star sognando perennemente, sembrava che i libri di storia e di arte e di filosofia avessero magicamente presto vita nello stesso tempo per creare un mondo fittizio, eppure era così... reale. Ed era sempre esistito, sotto i nostri occhi, avevano creato magnifiche cose, ne erano soddisfatti, loro erano... felici. E quando la mia mano venne a contatto con il marmo freddo della scultura, alzai lo sguardo verso l'alto e quasi sentii dolore al collo per non poter andare più su. Mi sentivo impotente davanti a quel Dio dell'architettura antica, mi sentivo un piccolo uomo che aveva sfidato gli Dei e loro, per ripicca, mi avevano mostrato quanta differenza c'era tra noi e loro. Ed era giusto così, a loro l'onniscienza, a noi la capacità di vivere i loro sogni. La colonna tremò appena dopo il mio tocco, sentii del vento portarmi dietro le spalle i capelli e quasi percepii un sussurro...

«Book!» richiamò Calum da molto più avanti e l'eco slittò tra il colonnato raggiungendomi e scossi la testa bruscamente, ritornando subito in me e correndo verso di loro per poterli raggiungere. Borbottai qualcosa contro Calum, come se fosse stato lui la causa di quel sussurro che avevo sentito, e lo spintonai amichevolmente, facendolo girare con un cipiglio contrariato sul volto che mi fece ridere.

«Che ho fatto?» borbottò incrociando le braccia e inchiodandosi sul posto, così che io che gli ero dietro sbattessi contro la sua schiena.

Stupido.

«Non si urla quando una persona contempla l'arte e soprattutto non ci si ferma così nel bel mezzo di un cammino!»

«Sarà» continuò lui in modo infantile e alzai gli occhi al cielo, superando il mio compagno di scuola per poter affiancare il greco dai ricci biondi proprio nel momento in cui svoltò a sinistra, addentrandosi nella struttura. Era la casa di Hārry e Louīs, l'avevo capito dagli affreschi che ritraevano la coppia su quasi ogni parete interna. C'era un oculo sul soffitto che permetteva alla luce naturale di illuminare tutto ed era realmente... spettacolare.

Ashtōn ci scortò gentilmente in una camera dove era già stato sistemato tutto per il nostro arrivo -com'era possibile, non avevano i telefoni! C'erano due brandine su cui erano piegate delle tuniche, degli asciugamani e ai piedi del letto dei nuovi sandali. Notai delle ancelle guardarmi con curiosità ma quando spostarono lo sguardo su Calum e la sua schiena muscolosa e ambrata erano solo gridolini femminili. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai una risata.

«Partiremo all'alba, ora riposate, d'accordo? Diana, tutto bene? Spero ti aggrada il posticino riservato per te» sentii la mano di Ashtōn posarsi alla base della mia schiena in modo gentile e premuroso ed annuii, ringraziandolo con un sorriso.

«È tutto incantevole Ashton, ti ringrazio».

«Afrodite mi ha beato di una visione come quella che ho davanti in questo momento, dunque è il minimo che ti faccia sentire a tuo agio» si avvicinò giusto per lasciarmi un bacio sulla fronte e allontanarsi.

«Oh, quasi dimenticavo» ritornò correndo e Calum dall'altra parte della stanza si illuminò sperando di esser finalmente notato, «avete a disposizione i nostri bagni, potete rilassarvi facendo un bagno caldo questa sera, vi guideranno le nostre ancelle.»

Niente da fare, piccolo Hood.

«Non mi degna neanche di uno sguardo!» sbraitò Calum una volta che Ashtōn ebbe lasciato la sala in cui ci aveva gentilmente ospitato.

«Caspita Hood, che frase di classe! L'Antica Grecia ti rende meno analfabeta» ridacchiai io davvero divertita dalla sua frase, prima di guadagnarmi uno sguardo truce da parte sua che non fece altro che alimentare ancora di più la mia risata. Mi sedetti ai piedi del letto e presi tra le mani la tunica bianca che mi era stata regalata, lisciandola con il palmo della mano mentre sentivo la sua voce rimbombare nelle orecchie.

«Smettila Book» sbuffò ancora innervosito dalla mia risata che non voleva proprio saperne di smettere.

«Smettila tu di chiamarmi Book, non sono un libro».

«Ma hai ogni volta quell'adorabile naso sui libri».

«Adorabile?»

«È colpa dell'Antica Grecia che mi rende meno analfabeta» arrossì lui.

«Calum?»

«Cosa?»

«E se non dovessimo più tornare? Intendo dire, se non dovesse funzionare la missione e non riusciamo a portare i genitori di Ash qui e rimaniamo bloccati? A me manca Michael, mi manca Luke. Voglio tornare a casa...»

«Sarebbe davvero così brutto rimanere qui con me?»

«Sarebbe davvero così bello come credi restare intrappolato in un mondo senza basket con Book

«Sono meno cazzone di quanto immagini».

«Non hai mai avuto il piacere di dimostrarmelo, però».

Posso spiegare.
Non era mia intenzione dimenticarmi di postare ieri, anzi ci stavo anche pensando ma il problema è che ho studiato per due interrogazioni e me ne sono dimenticata, chiedo venia. Spero il capitolo vi piaccia!

Chissà perché è tanto importante la nostra Book, avete teorie?

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora