28 ◌ It's morning, Eros.

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Al mattino, i ragazzi del passato si svegliarono prima del previsto, Harry in particolare prima di tutti. Il riccio si guardò intorno e mugugnò assonnato, alzandosi e andando in cucina come azione quasi meccanica, come se piano si stesse fondendo con il presente. Era strano, in effetti, che un qualcuno così estraneo a quella realtà piano ne stesse facendo parte. Non sapeva neanche se questo fosse un bene o un male, se fosse giusto o sbagliato. Ma alla fine era quello che dovevano capire, era quello lo scopo della loro missione: agire a prescindere dalla divisione del bene e del male.
Aprì il frigo -sempre un gesto meccanico- e guardò curioso il contenuto. Non capiva una parola delle etichette scritte, la sua mente era ancora impostata sul greco antico, ma riuscì ad identificare comunque la bottiglia di latte che aveva nel frigo, data la sua trasparenza che mostrava il liquido bianco al suo interno. Non sapeva se ci fossero bicchieri di qualche tipo in quella casa, e iniziò a rovistare in giro, prima di trovarne due su uno scaffale. Li prese e li riempì entrambi, portandone uno a Louis, che era nell'altra stanza ancora dormiente. Li poggiò entrambi sul tavolino del soggiorno e si avvicinò al suo amato, accarezzando le ciocche lisce che coprivano i suoi occhi. I suoi capelli erano diventati davvero lunghi nell'ultimo periodo, e ad Harry piacevano da impazzire.

«Eros, è mattina» sussurrò all'orecchio di Louis, prima di baciargli la guancia. Era qualcosa che, quando erano a casa, facevano sempre. Harry si svegliava con i primi raggi del sole, pronto ad una giornata piena di attività, mentre Louis era più tipo da sveglia a mezzogiorno con la voglia di poltrire nel loro bagno caldo finché l'acqua non fosse diventata stagnante.
In tutta risposta, Louis mugolò un «non è vero» e si girò per continuare a dormire. Harry, divertito, lo lasciò lì, ma non prima di lanciargli contro una nebbiolina verde che gli facesse aprire gli occhi, vedendo la sua visione preferita al mattino. A volte Harry dimenticava la sua identità, i suoi poteri, non gli usava senza un reale motivo e, forse per questo, dimenticava di averli. Lui aveva la capacità di mostrare al mondo i loro desideri più grandi, legati ai vizi di ogni uomo. Aveva anche il potere di parlare con i defunti, e quello di creare varchi per l'aldilà, tutti poteri conferitigli dal padre.
Un momento.

«Louis!» esclamò con voce chiara, sperando che quello si alzasse dritto e pronto per ascoltare, senza preoccuparsi di svegliare i ragazzini che dormivano lì sul divano, avvinghiati. Il ragazzo chiamato si alzò lentamente e si stropicciò gli occhi, prima di vedere davanti a sé il suo desiderio mattutino più grande: Harry, il suo consorte, completamente privo di ogni indumento.

«Oh finalmente a casa» biascicò lui sollevato, come se nella sua visione non capisse che il locus era errato. Si avvicinò sinuosamente alla figura di Harry avvolgendo i suoi fianchi con una delicatezza che al semidio sembrava di essere accarezzato da piume, non da dita. Sì voltò verso il ragazzo sveglio da poco e si baciarono, le loro labbra avevano il desiderio urgente di ricongiunsi, di ritrovare la via di casa, di respirare aria famigliare e serena. Il loro bacio era languido e lento quanto urgente, bisognoso di attenzioni da parte di entrambi. La mano di Harry si posò sul petto del suo amante, allontanandolo appena così da soffiare parole sulle sue labbra.

«Torna in te, Eros.» Le sue parole sapevano come farlo tornare alla normalità, spezzando il sortilegio verde che aveva lanciato prima sui suoi occhi senza che potesse avvertirsene. Harry non lo faceva mai, soprattutto con Louis. Non aveva mai avuto il bisogno di farlo. Una volta utilizzò quel potere per addormentare Ashton quando era bambino, in un periodo in cui non riusciva a prender sonno la notte, indirizzandolo verso il vagone del suo desiderio preferito, del treno dei sogni. Funzionava sempre.
Louis scosse la testa, come a volersi pulire dalla polvere invisibile che sentiva sugli occhi, prima di stropicciarsi nuovamente gli occhi, magicamente annoiato come se fosse sveglio da qualche secondo -il che era vero.

«Ma cosa-»

«Ho trovato un modo per tornare a casa, Louis. So come tornare a casa.»

Il più basso alzò le sopracciglia incredulo. Harry continuò.

«O meglio, io so che dobbiamo prima risolvere quella questione da Zeus, ma so come connettermi con lui una volta alla statua. Ce la farò, lo prometto. E noi torneremo a casa.»

«A questo punto serve realmente la statua?» una voce riuscì a distrarre la conversazione tra i due greci e si girarono verso la provenienza di essa, notando un Luke assonnato e seduto a gambe incrociate sul proprio divano, mentre accarezzava svogliatamente i capelli colorati di Michael, che era l'unico ancora dormiente in zona. Aveva sentito la conversazione dopo che Louis era tornato in sé.

«La statua serve per la connessione con il cielo. Se dovessi provarci ora, non finirei da Zeus ma verso gli Inferi, da mio padre. Serve qualcosa di maestoso che mi colleghi con il Dio del cielo e delle buone anime.» Quando Harry parlava, si capiva quanto fosse estraneo alla normalità, alla mortalità. La sua voce era persuadeva, ammaliava l'ascoltatore e lo induceva a seguirlo con il suo tono come il pifferaio faceva coi topi. Luke lo notò, ma sembrava come catturato da altro lui, da qualcun altro. Louis aveva Harry tutto per sé in quella dimensione -e per fortuna, pensò- perché gli occhi di Luke erano su ben altra persona: il Michael ancora dormiente sul suo grembo. Continuò ad accarezzare i suoi capelli nella speranza di svegliarlo dolcemente e averlo bello pronto e voglioso di coccole per il viaggio, ma Louis lo precedette, dando un pugno sul braccio di Michael.

«Louis!» urlarono all'unisono Luke e Harry sconvolti dal gesto, ricevendo in cambio solo un'alzata di spalle da parte del greco dagli occhi celesti.

«Cosa? Non si svegliava! Abbiamo fretta.»

«Potevi evitare la violenza però, stronzo» annunciò la voce assonnata di Michael, mentre si alzava piano dal grembo di Luke e si aggiustava al suo fianco stropicciandosi un occhio.

«Cos'è uno stronzo?»

«Harry?» chiese Luke guardando il semidio. Per la prima volta nella sua vita, la luce che appannò le iridi verdi smeraldo di Harry non era nera, ma bianca. Dai suoi occhi usciva una luce che avrebbe sostituito tutto l'impianto elettrico di casa Hemmings.

Apollo aveva cercato di connettersi con Harry, e l'unico modo per farlo era quello di prendere possesso del suo corpo mortale per un secondo. Ogni volta che l'anima di Harry veniva messa da parte da qualcuno o qualcosa, Louis aveva un sussulto e aveva paura di perdere il suo amato come in precedenza, di sentirsi in colpa per non essere abbastanza per un Dio o qualcosa che abbia sempre a che fare con le sue paranoie da insonnia.

«Ragazzi. Prendete le mani di Harry, formate un cerchio, vi porterò in cima alla statua senza che vi preoccupiate del viaggio. E chiudete gli occhi, la luce del sole acceca» Apollo parlò tramite Harry, ma la voce era notevolmente diversa, più chiara, candida, completamente diversa da quella bassa di Harry. Un'altra voce si aggiunse alla mischia.

«Scrivete un biglietto ai vostri genitori prima di partire, piccoli mortali!»

Morfeo, come papà del passato e del futuro.

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Voglio dedicare questo capitolo ai diplomati di quest'anno, a noi che siamo sopravvissuti.
Poi a hilaritas nella speranza che interrompa per dieci minuti lo studio sfrenato per farmi felice e a xsunflowerbaby nella speranza che legga questo una volta finito Eros!

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora