37 ◌ Epilogue.

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«Non mi dispiace il mondo moderno, in effetti» commentò un ragazzo sulla ventina, mentre passeggiava con le mani intrecciate dietro la schiena, al fianco di suo marito. I suoi occhi verdi erano sempre vigili e il mondo era troppo caotico per soffermarsi a notare la strana patina nera che li avvolgeva. 

«Se non fossimo in Grecia lo apprezzeresti di più» borbottò il ragazzo al suo fianco, più basso di lui di una decina di centimetri circa. Camminava sicuro, con la schiena dritta -per barare con la sua altezza- e certamente non portava le braccia dietro come un vecchietto, non che stesse criticando il modo di camminare del suo Eros. Avevano scoperto da qualche decennio la fantastica comodità dei blue jeans (li chiamavano ancora così) e il più piccolo li prediligeva stretti, risvoltati appena alle caviglie.

«Smettila di giudicare la nostra patria, sei uno sciagurato. Se ti sentisse Zeus da lassù-»

«Cosa farebbe? Fulmini e saette? Che mi togliesse l'immortalità piuttosto! Sai cosa vuol dire esser vivo per più di tremila anni? Ma non senti neanche un po' il peso dell'umanità?» borbottò ancora. Era burbero, sempre in guardia e diffidente dell'uomo come solo un immortale può fare. Se avesse avuto ancora la spada, probabilmente avrebbe minacciato la metà delle persone che incontrava sul suo cammino. 

«Ci siamo divertiti in quel caffé letterario a Londra, però»

«Sì, Eros mio, ci siamo divertiti eccome» fantasticò appena, abbassando lo sguardo e fermandosi a guardare un punto indefinito -o forse sì- della coscia del suo amante, prima di ritornare in sé. «Non era questo ciò che dicevo! Dovevo tenermi quel libro di Diana, dovevamo fare qualcosa! Dopotutto avevamo visto cosa ci aspettava, insieme ai due innamorati e scoccianti. Tipo i telefoni, tipo quell'applicazione che va adesso... aiutami...»

«Tik tok?»

«Esatto, quella cosa. Davvero ci trovano qualcosa di interessante- Hārry per Zeus che stai facendo?» Hārry era terribilmente divertito, ogni volta che provocava Louīs. Era così da sempre, e sempre sarebbe stato così. Aveva avvolto le spalle di Louīs con un braccio prima di alzare il telefono e far loro una foto, da pubblicare sul suo Snapchat. Si incurvò tutto concentrato, mentre digitava qualche scritta sulla foto e la curiosità tradì il più basso, che si avvicinò a controllare cosa stesse scrivendo.

"Ultimo giorno in Grecia, ci si vede Olimpo!"

«Cosa significa, Hārry?»

«Ci trasferiamo. Basta, abbiamo viaggiato per tutto il mondo e siamo sempre tornati qui, perché credevamo fosse casa. Ma no, casa siamo io e te, insieme. Quindi qualsiasi posto può essere casa se ci sei tu, al mio fianco. Ricordi Londra, ricordi Douglas?»

«Oh Douglas, quel piccolo ragazzo splendido. Certo, un po' stronzo ma pur sempre un bellissimo ragazzo!»

Hārry lo guardò sconvolto, non pensava che suo marito potesse fare, in sua presenza, apprezzamenti sun un terzo ragazzo. Come si permetteva? Scosse la testa guardandolo male, senza potergli dare la soddisfazione di una scenata di gelosia, prima di continuare con il suo progetto.

«Ho trovato casa a Londra.»

E così, i due piccoli greci immortali, si trasferirono a Londra. Dovevano immischiarsi nella vita comune degli umani, avrebbero dovuto trovare un impiego stabile. Louīs, per amore nei confronti del suo amante millenario, decise di aprire un chioschetto per fiori e piante, e faceva composizioni a domicilio. Hārry amava la natura, ne era sempre stato affascinato e avere in casa quel profumo di erba bagnata e fiori esotici lo rendeva felice ed ispirato ogni mattina. L'obiettivo di Louīs era invece mettere da parte qualche centesimo per sé e costringere le piante a fare del proprio meglio. 

Hārry, dal canto suo, aveva trovato un monolocale e lo aveva ristrutturato alla bell'e meglio per renderlo una libreria di libri antichi. Louīs ne aveva collezionati molti nel corso del tempo, Brooke e i ragazzi gli avevano lasciato questa passione che per lui non aveva mai incontrato fine. Hārry gestiva le vendite e raccoglieva rarità, portandole a casa in dono a Louīs che, in tutta risposta, gli piantava qualche fiore nel loro giardino. 

Erano complementari, loro due. Ma non solo loro. 

Un giorno, una ragazza entrò nella libreria di Hārry, con uno zaino che sembrava molto pesante, era reduce da una giornata di scuola sicuramente. Aveva dei tratti bellissimi e delicati, e una divisa scolastica che inteneriva Hārry quasi da spingerlo a fare il giro del bancone per coccolarla.

«Ciao! Come posso esserti utile?» Nella voce di Hārry c'era palesemente il tono che usano gli adulti quando vedono un cucciolo smarrito. La ragazzina, in tutta risposta, lo guardò male prima di sbuffare e togliersi lo zaino dalle spalle, poggiandolo ai piedi del bancone. Poggiò i gomiti sulla superficie ben lucida e si alzò sulle punte, guardando gli occhi di Hārry per un istante.

«Cos'hai nell'occhio?» 

«Oh per tutti gli dei» borbottò Hārry arrossendo, sbattendo velocemente le ciglia per mandar via con un po' di magia la sua vera natura. Era la prima ad averlo notato, in tremila anni. «Dicevo, come posso esserti utile?»

«Avrei bisogno di vedere... aspetta» bofonchiò mentre si abbassava per raccogliere il telefono dal suo zaino, scorrendo sullo schermo qualche informazione. «Qual è la più vecchia versione de "Il Simposio" di Platone che avete qui? Mia madre insegna greco, è una vera noia, sta sempre a parlare di libri, di dei, di semidei, poi c'è uno che si è tipo inventata e- scusa, a te non interessa. Come non interessa a me, d'altronde. Allora, ce l'hai?» 

Non poteva essere possibile. Squadrò la ragazzina, il modo in cui si atteggiava, le trecce scure che partivano dalla cute e scendevano fino sulle spalle, quel mascara fine che sembrava messo di nascosto, quella parlantina... Harry non aveva mai avuto molto a che fare con Diana, Louīs ne sembrava più affascinato e stranamente connesso con lei. Indietreggiò, prima di armeggiare sul suo computer alla ricerca di quanto la ragazzina avesse chiesto, senza esprimersi. In effetti, era sembrato proprio-

«Maleducato, carino ma maleducato. Insomma- ok ho dimenticato di dire buongiorno ma puoi anche rispondere!» raccontava la ragazzina al telefono, mentre registrava una nota vocale a voce bassa. Giovani, tutti particolari. La vide poi poggiare il telefono nella tasca dello zaino mentre incominciava a curiosare. Non sembrava per niente catturata da quei libri, eppure hanno sempre il loro fascino. E per noia, si raggiungono livelli inaspettati. 

«Abbiamo una pergamena che risale al 1300 dove è trascritto il testo, ma dovresti lasciarmi un acconto e venirla a ritirare in settimana, è custodita per bene per via della sua importanza e del suo valore. Come si chiama tua madre?»

«Brooke Diana Langdon» disse non curante la piccola, tirandosi giù la gonna della divisa che palesemente non sopportava. Harry scosse la testa divertita per il gioco del fato, prima di scrivere sul suo computer.


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Sorprendentemente ho messo un punto anche a questa storia, e non mi sento di dire che fa schifo. Stranamente mi sento soddisfatta di quanto ho scritto, e spero che piaccia anche a voi. Vorrei che avesse più seguito? Sì, ma dopotutto scrivo con il cuore e questo su wattpad non è sempre apprezzato. Sicuramente incomincerò la revisione anche di questa, finita quella di Eros, perché merita di essere sistemata. E ho in mente anche un terzo e ultimo libro, così da renderlo una trilogia, ma ci penserò più avanti. 

Grazie a tutti coloro che hanno letto e amato la storia!

— Ilay xx

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