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Il nostro cammino andava avanti da ore. Erano sicuramente passate ventiquattro ore, avevamo mangiato e ci eravamo idratati mentre i cavalli correvano imperterriti sulla strada ardente, senza accennare al voler fare una sosta.
Non parlammo molto, dopo. Decisi di dormire -o meglio, lui mi obbligò a farlo- e allora mi poggiai sulla sua spalla e mi addormentai quasi subito, risvegliandomi con le prime luci del mattino. Poi costrinsi lui a riposare, dicendo che avrei tenuto le redini per un po'. Era titubante, quasi non si fidava, ma non aveva capito niente, non capiva mai niente quel ragazzo.

Quei cavalli non erano normali.

La loro forza nelle gambe, il loro respiro accelerato, la loro precisione nel seguire una strada che solo loro sapevano, la coordinazione che entrambi ci mettevano per correre in sincrono.
Loro-

«L'hai capito!» sentii una voce famigliare provenire dalle mie spalle e Mi girai un attimo, per notare un pulcino giallo miracolosamente sopravvissuto alla velocità del carro, che aveva delle insolite scarpine alate ai piedi. Alzai gli occhi prendendolo subito tra le mani, così da portarmelo sul grembo.

«Ciao Hermes» risi appena alzando nuovamente gli occhi al cielo. Com'era possibile che eravamo praticamente perseguitati? «Per quanto ti fermi qui con noi mortali?»

«Poco, considerando i vostri pensieri impuri, non vorrei ritrovarmi in mezzo per volere del fato» il pulcino assunse una smorfia schifata con il becco e volevo ridere sguaiatamente, ma mi concentrai sulla strada e cercai di non svegliare Calum al mio fianco.

«In che senso?»

«Meglio se non ti parlo dei suoi sogni!» indicò con l'ala Calum con la bocca aperta che dormiva al mio fianco e lì più che ridere, mi sentii imbarazzata. Lui mi stava sognando?

«Ok, non importa. Questi cavalli di chi sono?»

«Di Hārry e Louīs, mi sembra ovvio.»

«Non sono normali cavalli» gli feci notare.

«No, infatti. In meno di ventiquattro ore avete fatto la tratta di due giorni. Dovevate ottimizzare il tempo. Questi cavalli sono quelli che hanno ricevuto in dono dalla dea Artemide il giorno del loro matrimonio, come tanti altri doni divini per l'ascesa di Louis sull'Olimpo.»

Incredibile.

«Quindi questi cavalli...»

«Non sono quelli della biga alata, se te lo stai chiedendo» mi lesse nuovamente nel pensiero, e sospirai. Per un momento avevo sperato che fossero li stessi cavalli del mito di Platone, eppure non era così. Feci un leggero labbruccio, il pulcino pigolò intenerito. «Mi dispiace?»

«Non preoccuparti, non era così importante. In ogni caso, quando arriveremo cosa-»

«Non posso dirti niente al riguardo. So solo che se tutto andrà bene, voi due e i nostri due vi scambierete nuovamente.»

«Poseidone aveva detto che avevo un ruolo qui nel passato. Non mi pare che io sia diventata una famosa paladina o qualcosa per la quale essere ricordata. E se non dovesse funzionare?» I dubbi mi stavano mangiando viva. Stavo letteralmente sprofondando nel baratro della disperazione, presa dall'ansia e dalla paura di non essere in grado di aiutare la Grecia, o solo le persone con cui avevo fatto amicizia, o solo Calum.

«La Grecia è l'emblema dell'amore. E tu hai scoperto come ci si sente ad essere innamorati, non è vero?»

«Più o meno, beh- sì?»

«Ecco, allora non tutto è stato vano» sorrise con il becco il pulcino, prima di arrampicarsi sul mio braccio e infilarsi sotto il mio collo per uno pseudo abbraccio. Lo strinsi leggermente con una mano intenerita, prima di vederlo fluttuare con le scarpine alate legate alle zampette.

«Fra meno di qualche ora vedrete il Tempio di Dodona. Mi raccomando a ciò che direte, o farete. Troverete una persona essenziale per il passaggio» e, prima che potessi rispondere, volò via come una furia. Borbottai qualcosa -forse una bestemmia, e Calum si svegliò.

«Sei una tipa mattutina» rise ancora con gli occhi chiusi Calum, mentre si stropicciava un occhio e mugolava stiracchiandosi. Si riferiva sicuramente alla mia bestemmia.

«Solitamente sì» sorrisi.

«Buongiorno Bidi» aprì i suoi occhi mettendosi una mano fra i capelli prima di svegliarsi completamente e avvicinarsi per darmi un bacio sulla guancia. Non ricordavo l'avesse mai fatto, o se così invece fosse stato, allora non ricordavo di essere già arrossita. Mi toccai la guancia con gli occhi spalancati dallo shock, mentre lui prendeva le redini dritte dalle mie gambe riprendendo a condurre. Non si era fatto domande sul come le redini non fossero volate via? Sul come fossero così leggere, sul come i cavalli fossero così tranquilli? Scossi la testa.

Uomini.

Mi poggiai nuovamente sulle sue spalle e sospirai, «Hermes ha detto che manca ancora un giorno circa, forse meno. Come passiamo il tempo senza che io mi uccida per noia?»

Lui abbassò lo sguardo verso di me, il suo viso era così vicino al mio quando lo alzai per guardarlo che quasi potevo sentire il suo respiro sul naso. «Che ne so!»

«Oh andiamo Hood un po' di inventiva.»

«Ho molta inventiva, io»

«Non penso abbia mai notato qualcosa di accattivante»

«Neanche il tuo nuovo nomignolo, Bidi?»
E in effetti lo avevo completamente ignorato. Non mi ero per niente resa conto del fatto che non fossi più Book, ma fossi Bidi. B di Brooke e D di Diana. Era stato originale, dovevo concederglielo. Arrossii, ma lui non se ne accorse perché era ancora impegnato -inutilmente- a guardare una strada che non conosceva. Alzai gli occhi al cielo divertita dalla sua ingenuità, ancora con le guance che scottavano. Poi ebbi un lampo di genio.

«Devo trovarti un soprannome anche io»

«Io l'ho chiamato nomignolo»

«Qualsiasi cosa sia!»

«Che non sia GayHood»

«Lo prometto!» feci la croce sul cuore con la mano destra, alzando quella sinistra. Poi mi sistemai meglio sul posto a sedere a nostra disposizione, incrociando le gambe. «Potrei chiamarti Hoodino.»

«Ti imploro non farlo.»

«In effetti troppo smielato. Cally? Callym? Lum. LUMOS» urlai l'ultima parola entusiasta, lui saltò sul posto. Ridacchiai.

«Stai delirando?»

«Non ti piace LUMOS?» lo urlai con la stessa intensità di prima, mentre lui si spaventava ancora. Risi più forte. «Come Lumos-»

«Maxima, lo so. Anche io ho visto Harry Potter» alzò gli occhi al cielo divertito. Io lo squadrai fintamente schifata.

«Visto? Harry Potter si legge, prima di tutto. Ma tu, stupido babba-»

«A proposito di magia, mi sa che questi cavalli sono magici.»

Scoppiai a ridere sguaiatamente -ora potevo, era sveglio- e mi appoggiai al suo braccio per tenermi prima di alzarmi in piedi sul carro e urlare «Non è così stupido come pensavo, gente!»

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora