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01:15 (sì, sono una tipa notturna). Scusatemi se farà schifo, prometto di aggiustarlo nella revisione.

–Sentimento.

«Oh mia piccola Diana, oh Diana!!» Ashtōn aveva un'espressione colorata sul viso quando ci vide da lontano, o meglio, quando mi vide da lontano. Come sempre non badò a Calum e, sorprendentemente, neanche alla presenza di Hermes che ci aveva accompagnato fino in superficie. Tritone ci aveva accompagnato fino alla barca di Ulisse, oltre non gli era consentito andare se non sotto comando di Poseidone, e non c'era motivo per farlo uscire.

«Ciao Ashtōn» sorrisi lieta di vederlo, nonostante non si fosse comportato mai come avrebbe dovuto fare un gentiluomo. Ma eravamo anche a secoli prima del Medioevo, non potevo certo pretendere tanta galanteria. Chissà come sarebbe stato viaggiare nel medioevo.
Il giovane adone si gettò in acqua non curante di avere ancora i sandali ai piedi e a grandi falcate ci raggiunse, abbracciandomi di slancio. Rimasi interdetta all'inizio, non sapevo se ricambiare o meno quella stretta. Poi semplicemente deciso di assecondarlo, alla fine era una semplice manifestazione di affetto. «Ma Ash, siamo mancati solo-»

«Cinque giorni! E tu dici "solo"? Apollo ha portato il sole in cielo per ben cinque volte da quando ve ne siete andati!» eravamo davvero mancati per quasi una settimana? Non potevo crederci. Mia madre mi avrebbe ucciso, pensai che sicuramente pensava che fossi scappata di casa.

«Ah beh, eclatante» biascicò noncurante Calum una volta raggiunta la riva, litigando con i granelli di sabbia che si appiccicavano ai piedi fradici. Ashtōn lo osservò, senza poi dargli molto peso, era davvero selettivo come persona il giovane greco. Mi accarezzò i capelli, spostandomi una ciocca scura dietro l'orecchio, prima di lasciarmi un bacio sulla fronte. In quel bacio sentii quanta importanza in quell'epoca si desse ai gesti, quanto una parola potesse essere leggera rispetto alle azioni. Un bacio sulla fronte da Ashtōn era meglio di tutte le moine dei ragazzi del XXI secolo e dei like tattici che venivano messi di consuetudine su Instagram per spronare le ragazze a contattare qualcuno. Quel bacio sulla fronte era stato più vero forse di tutti i baci ricevuti da mia madre, troppo impegnata anche solo per guardare i miei progressi e le mie sconfitte.

«Mi sei mancata» disse solamente Ashtōn, rivolgendosi poi a Calum. «Anche tu, stranamente.»

«Io invece di te potevo -e posso tutt'ora- fare a meno, quindi grazie!» Calum alzò la mano in segno di saluto e cercò di allontanarsi dalla spiaggia, ma Hermes prese il colletto della sua tunica fra due dita e con forza divina, lo tirò quasi in aria, bloccandogli il cammino.

«Calum Thomas Hood, impariamo ad essere simpatici con il prossimo?» lo ammonì il Dio dai piedi alati, mentre incontrava lo sguardo contrariato del mio amico contemporaneo.

«Simpatico con il prossimo, dici? Ma se lui mi odia! E ora guarda, si mette anche a baciare Diana davanti a me.» Sembrava quasi che Calum stesse lentamente ribollendo di rabbia, e non ne capivo il motivo. Oh andiamo, forse era perché non volevo vedere il reale motivo davanti ai miei occhi. Più segni mi avevano mostrato qualcosa e avevo sempre cercato di metter via le paranoie, ma quasi tutto sembrava confermarmelo: sembrava che gli piacessi. Non volevo farmi strane idee, forse non volevo neanche illudermi più di tanto, ma sembrava essere davvero così, sembrava che io piacessi a Calum. E non era neanche tanto male visto nella mia testa, considerato che stava diventando diversamente antipatico.

Hermes lasciò il suo colletto notando che gli spiriti bollenti di Hood piano stavano scemando e iniziò a svolazzare spensierato nell'aria, annoiato. Fece una capriola sospirando, prima di avvicinarsi ad Ashtōn.

«Sei riuscito ad avere sue notizie?»

«No Hermes, mi dispiace»

«Non riesco più a stare senza di lui, è qualcosa di logorante e insopportabile. Mi manca da morire.»

«Anche a me mancano Hārry e Louīs. Dipende tutto da Diana e Calum.»

«Perché cerchi di ostacolare l'evidente amore di Calum nei confronti di Diana?»

«Voglio solo spronarlo, capisci? Renderlo valoroso e pronto a lottare per lei proprio come farebbe un eroe. Ha tutte le potenzialità, ma sembra che il futuro renda cretini i ragazzi.»

«Suppongo che sia così, non lo so. Potrò dartene conferma solo quando tornerà Morfeo. Molto spesso vorrei sognarlo, ma lui non riesce a mettersi in contatto con me.»

«Capisco».

Rimasi sbigottita dalla loro conversazione, si erano quasi dimenticati della nostra presenza, della presenza di Calum, ne stavano parlando tranquillamente come se non potessimo sentire. Ero sconvolta da ciò che stavano dicendo, stavano praticamente concretizzando tutte le mie teorie complottiste nei confronti di Calum. Mi girai verso di lui e non potetti non sorridere nel vederlo totalmente rosso di rabbia –o di imbarazzo, chi lo può sapere– mentre si girava nella remota speranza di non essere visto. Beccato. Risi silenziosamente prima di portare i miei pensieri su un binario totalmente differente da quello di Calum: stavano parlando di Morfeo, di questa fatidica missione che verteva tutto sulle nostre potenzialità. Forse era ora di concentrarci davvero su come tornare a casa, era troppo tardi, erano passati giorni e giorni. Chissà se mia madre, o la mamma di Calum, avevano sentito anche solo per un attimo la nostra mancanza.

«Calum» lo richiamai più per risvegliarmi dai miei pensieri, che per rompere il ghiaccio. Lui si girò con le mani sul volto, poi si avvicinò quasi temendomi. Alzai gli occhi al cielo intenerita prima di spostare le sue dita dal suo viso, guardandolo. «Dobbiamo finire questa missione al più presto.»

Mentre Ashtōn ed Hermes rimanevano sulla riva della spiaggia a discutere ancora della sorte della nostra spedizione decisi di prendere l'iniziativa e camminare verso casa di Ashtōn, supponendo di ricordarmi la strada. Calum mi affiancò, ma non disse una parola, forse si sentiva umiliato dalla conversazione dei due greci. È davvero distruttivo quando si ama qualcuno ma quel qualcuno non ha nessun occhio di riguardo per te. E nella mia vita mi era successo fin troppe volte, forse così tante da dimenticarmi anche quanto fosse bello e genuino il sentimento dell'amore. Lì, nel passato, era così spontaneo mostrare manifestazioni d'affetto a destra e a manca, come e non ci fosse nulla di più naturale. Non si faceva un dramma se non c'era corrispondenza fra due amori, non c'era la paura che ai tempi nostri c'è di troncare una relazione, per paura della reazione dell'altro. E non ero certa sicuramente delle parole di Hermes o dei gesti di Calum, eppure sentivo che ci fosse un velo di verità in tutto quello che iniziavo a provare. Sembrava più vero di tutto quello che avevo provato in tutta la mia vita. Non sapevo se il mio sentimento fosse di affetto nei suoi confronti, di amore, non lo capivo, non volevo dargli un'etichetta indelebile. Eppure non era da ignorare, o da reprimere, ormai era così pulsante da non poter essere emarginato in alcun modo: Calum era importante per me.
Dovevo solo capire in che modo.

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora