23 ◌ Ποσειδώνας

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—Poseidone.

Quando avevo visto Zeus, la sua barba lunga mi aveva letteralmente disorientato. Sicuramente c'era un uomo affascinante sotto tutti quei peli, per carità, ma non era curato come lo era Poseidone. La leggera barbetta scura era in perfetto contrasto con gli occhi chiari che riflettevano il colore della superficie del mare. A primo impatto, sentii avvolgere attorno al mio corpo una sensazione di benessere, come se nuotassi nei fondali più bui dell'oceano, ma con una luce sempre presente a farmi da guida.

«Penso di essermi innamorata» sussurrai all'orecchio di Calum per evitare che qualcuno mi sentisse e lui sbuffò sonoramente, guardandomi con un sopracciglio alzato.

«Fai sul serio, Book?»

«Un Dio sa leggere la mente, piccola Diana» tuonò la voce di quel possente uomo seduto su un trono di coralli, davanti a noi. Sgranai gli occhi imbarazzata e sentii le mie guance andare in fiamme, non pensavo di poter fare una delle mie figuracce davanti ad un Dio. Sentii invece al mio fianco Calum soffocare una risata, e volevo strozzarlo davanti a tutti. «Cosa vi porta qui?»

Io aggrottai le sopracciglia confusa. Aveva appena detto di saper leggere la mente, ma non sapeva cosa ci faceva Hermes, Tritone e due mortali nel suo regno? Annuii mentalmente segnandomi la situazione totalmente insensata e sospirai, camminando a piccoli passi più avanti per raggiungere il dio alato e il tritone.

Poseidone aveva poco da dire. Non aveva risposte, non sapeva neanche che ci fossero intrusi sulla terra, troppo occupato ad occuparsi del mare. E a quanto pareva, neanche gli importava. Hermes aveva parlato dell'oracolo del mare, non del Dio del Mare. Certo, l'oracolo ha sempre qualche collegamento con gli dei, ma stranamente in quel momento avevamo sbagliato strada. Avevamo attraversato Atlantide per niente.

«Per quale motivo ci siamo messi in pericolo in questo modo per poi non concludere nulla?» Il coraggio di Calum si scagliò contro il Dio dei Mari, che lo guardò indifferente. Aveva un sorriso davvero ammaliante, forse non mi dispiaceva rimanere bloccata nell'Antica Grecia.

«Voi avete conseguito degli obiettivi, Calum l'Intrepido. Diana si è ingelosita, tu invece hai affrontato la salita delle tue debolezze» annunciò il Dio, guardando dritto negli occhi il mio compagno di viaggio, dopo avergli affibbiato un nuovo soprannome. L'epiteto che gli aveva riservato era davvero azzeccato, ma tenni i complimenti per me.

«Ti sei ingelosita? E quando?» continuò a prender parola Calum, ed io scossi la testa rassegnata. Neanche un po' sarebbe riuscito a trattenersi.

«Quando hai incontrato una delle sette muse e hai incominciato a parlare con lei, Diana ha sentito dentro di sé la sua prima gelosia.»

«Non era la prima volta!» richiamai l'attenzione su di me sia del Dio sia di Calum, con le guance ancora pungenti dall'imbarazzo. Il Dio alzò un sopracciglio divertito, poi proseguì.

«Era la prima volta di gelosia per amore» constatò Poseidone. Io sbuffai alzando gli occhi al cielo, mentre Calum non sembrava aver pienamente compreso tutto.

Quando ci congedammo da Poseidone, lui scese per la prima volta dal suo trono e nuotò verso di me, regalandomi un ciondolo simile a quello di Calum, ma più aggraziato. Non c'era quello spesso filo che intrappolava la boccetta della molu che si legava al collo, c'era una sottile catenina luccicante e alla fine di essa c'era una bottiglietta con dentro la molu splendente. Era forse il gioiello più bello che avessi mai visto.

«Portala con te, e il mare non ti farà più paura come una volta.» Poseidone aveva sentito fin dentro le mie viscere quanta paura avessi dell'imprevedibilità del mare, e aveva fatto quel gesto solo per farmi vivere meglio nel suo regno. Era stato nobile da parte sua, e sentivo davvero finalmente di appartenere a qualcosa, forse più a quel mondo che a quello da dove provenivo. «Aspetta ma... questo è un libro?» notò improvvisamente Poseidone quello che era il Simposio stretto tra le mie mani da praticamente sempre. Io annuii e lui, con gesti taciturni, cercò di chiedermi il permesso per prenderlo. Io glielo cedetti e lui se lo rigirò fra le mani e lo sfogliò, sconvolto forse dal fatto che non si fosse rovinato con le spinte del mare.

«Platone...» sussurrò accarezzando la copertina del libro, molto semplice in realtà. Infatti, aveva questa superficie azzurra e semplicemente il nome dell'opera e il nome dell'autore scritti sia in greco sia in inglese. Ecco perché gli fu facile leggerlo, forse. «So chi vi manda da me, so cosa dovete fare» annuì sicuro Poseidone, ridandomi il libro e nuotando verso il suo tridente incastonato nei coralli del suo trono. Lo poggiò con le tre punte per terra, raschiando il suolo con esse in modo circolare, prima di ricreare un'immagine sotto i nostri piedi, come una visione. Era nitida, perfetta. Sembrava di star navigando su Google Maps.

«Questo è il Tempio di Dodona, il santuario più misterioso di tutta la Grecia, che cela anche un oracolo sconosciuto. Questo oracolo ha la capacità di vivere oltre il tempo e lo spazio, ecco il perché del libro. Anche noi sappiamo cosa c'è nel futuro, ma non abbiamo la capacità di conferire poteri magici ad oggetti che non sono del nostro tempo.»

«Mio Re, ma Dodona dista miglia e miglia da Atene» constatò Tritone come se si ricordasse la distanza tra una città e l'altra. Poseidone rigirò il tridente, battendolo per terra con le tre punte verso l'alto, lasciando che l'immagine sotto i nostri piedi diventasse un cumulo di bolle d'aria prima di scomparire. Il Dio non disse altro, con un gesto della mano indicò la porta e ci sorrise ammiccante, senza darci altri dettagli. Avevo tanti pensieri cattivi da rivolgergli contro ma cercai di sgomberare la mia mente dalla cattiveria almeno in quel momento, mi aveva già letto la mente una volta e non sarebbe certo stato felice di sentirsi dire che era uno stronzo.

Ripercorremmo tutti e quatto la strada a ritroso, Hermes e Tritone non avevano più tante parole come quelle di prima. Ogni tanto si scambiavano sussurri e sorridevano complici, e quasi avevo pensato che stessero parlando di me e Calum. Poi però, lasciai perdere poco interessata. Una volta arrivati alla porta del castello sottomarino, Tritone ci salutò, ed io mi sporsi per abbracciarlo. Tutto sommato, insieme ad Hermes, erano stati gli unici ad avere simpatia per me senza secondi fini come quella di Ashtōn, o la finta simpatia di Calum. Mi sarebbero mancati, entrambi. Ma Hermes continuò a ribattere contro i miei capricci e volle accompagnarci fin su in superficie, fino alla spiaggia.

AGAPE ❀ 5SOS - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora