Ogni volta che tornavo a casa da un viaggio che mi era particolarmente piaciuto, ero amareggiata. Amavo stare ovunque tranne che nella mia città, senza cogliere la vera essenza di essa. Ogni posto mi sembrava migliore, un buon motivo per scappare, trasferirmi lontano dove nessuno mi conosce e dove posso essere libera di essere me stessa senza che qualcuno evidenzi le mie origini.
Eppure, quando tornavo a casa, custodivo quel viaggio come una parte di me, cercavo di migliorare la me stessa della quotidianità in base a ciò che avevo fatto durante il viaggio, a come avevo gestito le scelte e come mi ero approcciata al mondo.
Quando quel bagliore di luce ci riportò a scuola, davanti alla macchinetta dov'era iniziato tutto, mi resi conto di esser tornata dal suono scrosciante del pacchetto di M&M's caduto sul piatto della macchinetta. Mi voltai a guardarla e sospirai, sapevo che non mi sarebbe bastato digitare due numeri per ritornare indietro. Michael e Luke erano lì con noi, si tenevano per mano mentre reggevano il libro. Calum e i suoi abiti tornarono alla normalità, aveva di nuovo la divisa di basket. Supposi dunque, prima di guardarmi, di essere tornata anche io nei miei abiti.
«I miei vestiti sanno di... menta?» azzardai annusando la mia felpa. Luke sgranò gli occhi e diede una gomitata a Michael, che in risposta mi diede una spinta.
«Non fare la ragazzina viziata, pensa se avesse odorato di pipì!» E non volli proseguire oltre, mi andava bene l'odore di menta. Presi il libro dalle mani degli altri e lo strinsi al mio petto, era l'unica cosa che mi avrebbe ricordato il mio viaggio. Non lo avrei restituito a scuola, ne avrei comprato uno della stessa edizione e avrei pagato una multa pur di tenerlo con me, proprio quel libro.
«Davvero? Nessuno se n'è accorto?» borbottò Calum all'improvviso, mentre guardavo il mio libro accarezzandone il dorso, come se facendo quel gesto potessi tornare indietro e abbracciare Ashton, o ringraziare ancora Louis.
«Cosa?»
«Pronto? La scuola è chiusa! L'unica luce è quella del distributore! Possibile che sono diventato l'unico sveglio?» era allarmato e agitava le mani in modo buffo. Notai però che il suo corpo era vicino al mio e questo lo apprezzai. Pensavo che post Grecia sarei diventata nuovamente Book, senza nessun sentimento o appellativo aggiuntivo.
«Calma la speranza, tesoro. Puoi darci il tempo di elaborare-»
«Ma che cazzo è successo» sbottò dal nulla Luke, interrompendo le mie parole. Lo guardai stranita, prima di sospirare. Non era mai semplice avere a che fare con tanti ragazzi insieme, i miei infiniti neuroni sicuramente lavoravano meglio dei due intermittenti che avevano in testa. Sorrisi guardandoli. Erano spaesati, spaventati, reduci da un viaggio a cui nessuno avrebbe creduto. Sentivo di voler piangere, di voler tornare lì, abbandonare tutto e digitare ripetutamente i numeri su quel distributore per lì, ma prima che mi lasciassi andare ad una scenata imbarazzante, sentii una mano toccarmi la spalla.
«So che vuoi tornare lì. So che ti sentivi più a tuo agio in un mondo conosciuto in un istante, che in un mondo che conosci da sempre» sussurrò Calum. Era il nostro segreto, sembrava che lui cogliesse ogni piccola sfumatura di qualcuno e la tenesse per sé, preferiva sembrare superficiale agli occhi degli altri, così non doveva affezionarsi troppo a qualcuno. Annuii alle sue parole e mi girai verso Luke e Michael, che si erano allontanati appena dal nostro punto per cercare un interruttore o una porta aperta.
«Possiamo provare ad uscire dal retro, o a spaventare il guardiano così da scappare. Non voglio andare in detenzione perché due greci venuti dal passato mi sono piombati nella vita e mi hanno trascinato in un'avventura» borbottò Michael come sempre, cercando una soluzione con gli occhi. Non era cambiato affatto. O forse, era cambiato completamente e non ero ancora in grado di percepirlo.
Tutti avevamo qualcosa di diverso, dopo quello che era successo.
Luke aveva risolto con la sua pseudo fidanzata, la quale, a quanto pare, era l'unica a sapere di questa relazione e aveva sparso la voce così che si consolidasse e non diventasse solo un rumor di corridoio. La mattina dopo infatti Luke l'aveva fatta sedere in mensa ad un tavolo lontano da occhi indiscreti -nessun tavolo era così tanto lontano però- e cercò di scusarsi, di risolvere quella questione così che non ci fossero ulteriori incomprensioni.
Michael aveva accettato tutto di sé, dal suo colore naturale di capelli alla sua sessualità. Luke era stato così presente nella sua vita, silenzioso ma evidente, e lui non riusciva a toglierselo dalla testa neanche per un secondo. Aveva migliorato i suoi voti, aveva accettato il mio aiuto e quello di Luke e aveva recuperato due materie per le quali rischiava la bocciatura. Ero molto orgogliosa di lui, anche se rimaneva sempre un grandissimo stron-
Io invece, dopo quel viaggio, non fui più la stessa. Continuavo a rispondere ai professori delle mie materie preferite con una nota piccata sempre presente nel mio tono di voce, mi chiedevo come fosse possibile che alcuni insegnanti non sapessero nozioni extra delle proprie materie. Ad esempio, un mio compagno di classe aveva fatto una domanda -stupida- al professore di letteratura antica, chiedendogli se Polifemo avesse mai visto un uomo prima di Ulisse. Sapete, una di quelle domande inappropriate e così insignificanti da non meritare neanche il punto interrogativo a fine frase. Ma la risposta del professore, fu ancora più insulsa: "non lo so". Inutile dire che mi beccai una punizione. A volte lo facevo apposta, perché prima di finire in detenzione passavo dalla biblioteca e prendevo qualcosa di classico. Euripide, Platone, Ovidio. Li avevo letti tutti ormai. La copia de "Il Simposio" era sempre nel mio zaino, non mi fidavo neanche a lasciarlo nell'armadietto. Luccicava, forse non solo ai miei occhi.
A scuola continuarono a chiamarmi Book fino alla fine del liceo, ma avevo anche un Library al mio fianco. Perché sì, Calum era un barlume senza fondo di curiosità. Dopo il nostro viaggio era completamente cambiato, era raggiante. Aveva messo in chiaro la sua sessualità con la squadra di basket ma, sorprendentemente per lui, a nessuno era mai interessato nulla di lui e del suo orientamento. Fu uno dei primi istanti in cui si rese conto che spesso siamo noi i primi giudici di noi stessi, ma travestiamo gli altri da tali perché è più comodo. È più semplice puntare il dito su qualcuno incolpandolo di averci screditati e quando ci rendiamo conto che tutti quegli occhi vigili che sentiamo su di noi sono solo il peso della nostra anima, è decisamente un colpo basso. Arrivi a fare i patti con te stesso, arrivi a chiederti chi sei, chi sei stato. Chi sarai, un giorno, se quello che sei stato non sapevi cosa fosse.
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AGAPE ❀ 5SOS - L.S.
Fanfiction[ SEQUEL OF EROS ] Il 2018 è sinonimo di corruzione, crisi culturale ed economica, influenze sociali negative e tanti altri aspetti negativi che non di certo risaltano l'era moderna come gli antichi si aspettavano che fosse. Nel corso del tempo l'uo...