CAPITOLO VENTOTTESIMO-Coraggio

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Andai nei boschi perché volevo vivere in saggezza e profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, di non essere vissuto.
Henry D. Thoreau

Tina si guardò intorno, respirando profondamente. Mancava solo lei. Era arrivato il suo turno, e, come gli altri, voleva farla finita al più presto.
Mancava soltanto una statua: sapeva che sarebbe stata proprio quella, la “divinità” destinata a parlare con lei. Ed era sempre stata quella che aveva odiato di più.
Prima, però, aveva delle domande a cui trovare risposta. Odiava non arrivare al punto con il suo intelletto, ma quella volta proprio non ci riusciva.
«Mel?».
La ragazza le si avvicinò:
«È una prigione. In Austria» rispose subito, con una luce negli occhi particolarmente triste.
«Intendi Nurtenbar?»
«Nurmengard. Comunque, sì. Avevo immaginato che me lo avresti chiesto» replicò lei, per poi arrossire «Non pensavo di doverlo rivelare. Era sul giornale, dopo l'articolo in cui Newt era immortalato mentre uccideva una folla di Babbani. Grindelwald ci tiene gli oppositori».
La sua voce tremò sull'ultima frase, come se fosse indecisa sul pronunciarla.
Tina annuì. Poi realizzò quello che Melody le aveva appena detto:
«Cosa?! E pensi che lui sia lì?» domandò, incredula, anche se dentro di lei sentiva qualcosa, come una morsa molto piacevole allo stomaco, mischiata all'aumento dei battiti cardiaci: speranza.
La ragazza si strinse nelle spalle:
«Potrebbe essere».
«Ma allora perché siamo venuti a Berlino?» chiese l'altra. Non avrebbe mai pensato di poter provare qualcosa di simile alla rabbia nei confronti di Melody, ma i suoi modi le ricordavano fin troppo quelli di Silente. Contrariamente al professore, però, la ragazza abbassò lo sguardo, mortificata, e mormorò:
«Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo. Ma non potevo, dal momento che altrimenti non avrebbe funzionato. Sei tu quella che deve andare avanti qui, con quello che Silente mi ha scritto. Newt potrebbe anche trovarsi da queste parti. Così come Grindelwald».
Tina capì il ragionamento e si calmò, impietosita:
«Non ti fermerò».
Melody sorrise:
«Te lo riporterò indietro. Promesso».

La donna avrebbe voluto ribattere per l'ennesima volta che lei non era l'unica a volere che Newt tornasse indietro, ma la ragazza la interruppe:
«Scusa se ho cambiato piano, all'entrata. Vi avevo detto di comportarvi da seguaci, ma poi mi è venuta un'altra idea e…»
«È stata sufficientemente efficace» tagliò corto lei, onesta.
Passarono alcuni istanti in silenzio e poi Tina mormorò:
«È il mio turno ora».
Si giro verso la statua tanto odiata e la raggiunse lentamente. Aveva i capelli mossi e una corona a punte sul capo. Indossava un vestito abbastanza scollato e una collana simile alla tiara che teneva sulla testa. Teneva in mano un lungo scettro.
Per un attimo Tina spero che non si animasse, che fosse quella sbagliata e che non le avrebbe esposto la sua prova. Invece, mosse il bastone e tutte le sue speranze svanirono.
«Buongiorno, coraggiosa Tina Goldstein» disse con un tono di voce incredibilmente potente, come se volesse schiacciarla e farle capire quanto fosse piccola in suo confronto.
«Buongiorno, Era» mormorò Tina di rimando cercando di mantenere il tono che di solito usava con i criminali: determinato, formale e distaccato.
«Tu mi disprezzi. Vorrei sapere perché» continuare a stato portano una mano a una ciocca di capelli, come se volesse sistemarla.
«Io non la disprezzo» ribatté immediatamente Tina, una nota di tremore nella sua voce.
«Non avere paura di esprimere i tuoi sentimenti. So tutto su di te» replicò l'altra con la voce più mielata che trovò.
«Se sa tutto su di me, allora perché continua a fare domande?» domandò l'Auror, iniziando a perdere la pazienza.
«Lo vedi? Hai fretta di finire. Di cambiare argomento».
«Non è vero» ribatté Tina, stringendo i pugni.
«Persino la mia voce ti infastidisce. Ma so che è soltanto invidia».
«Non voglio una voce come la sua. Non mi interessa che voce avere».
«Sai perfettamente di cosa parlo».
«Lo dica, allora. Sta aspettando solo quello, in fondo» replicò Tina perdendo le staffe.
«Non sarai mai pronta ad affrontare questa paura, Tina Goldstein» disse la statua, fulminandola con lo sguardo.

Mosse il bastone. Melody, Katie e Sebastian vennero scaraventati all'indietro, ma questa volta non apparve alcuna nebbia fitta.
Quando la donna si girò verso i suoi compagni, li vide mettere le mani sopra le orecchie, come se stessero sentendo un suono altamente fastidioso che lei non riusciva a percepire. Doveva essere un rumore davvero assordante, date le loro espressioni quasi doloranti, come il gesso strisciato sulla lavagna.
Stava per correre il loro aiuto quando senti entrambe le guance stringersi. La statua era terra davanti a lei e le stava girando il volto nella sua direzione, obbligandola a guardarla negli occhi.
«Sei invidiosa perché io sono la dea della famiglia perfetta. Ciò che tu non hai avuto mai e che non hai mai amato» le disse, con gli occhi di pietra che sembravano un mare in tempesta.
«Io amo la mia famiglia» riuscì a biascicare la donna, cercando di divincolarsi «E tu non sei una dea».
«Come osi parlarmi in modo così diretto, insolente? Sei solo una bambina capricciosa» ribatté la statua, stringendo ancora di più la presa.
Le guance di Tina iniziarono a diventare rosse. Non le era mai capitato di essere stretta da una roccia, dopotutto.
«Non sono una bambina. So vivere indipendentemente. E ho una famiglia».
«I tuoi genitori sono morti!» urlò Era.
Il suo bel volto era sfigurato dall'ira. Faceva paura.
«Non stanno in un posto peggiore di questo» commentò Tina.
«Ma tu non volevi bene abbastanza a nessuno dei due! Eri tanto gelosa di tua sorella minore, perché era così bella e gentile! I tuoi genitori avevano occhi solo per lei. E poi sono saltati in aria come se nulla fosse! Sei una sciocca, Tina Goldstein. Tu non hai idea di cosa sia una famiglia».
Una lacrima rigò inevitabilmente la guancia della ragazza. Non doveva piangere per una simile sciocchezza! Eppure era quella la sua più grande debolezza. Nessuno le aveva voluto bene come un'amica, dal momento che tutti l'avevano sempre sfruttata per la sua intelligenza e per il suo sangue freddo.
L'unica era stata sua sorella. Lei le era sempre stata accanto. E, sì, forse era stata un pochino invidiosa, ma soltanto per un breve periodo.
Avrebbe dato la vita per sua sorella senza pensarci due volte.

Raccolse tutte le forze che aveva e spinse la statua, che cadde all'indietro e ruppe il piedistallo.
Si stupì della sua stessa forza, ma fu solo un breve momento di gloria. Infatti, la roccia si stava decomponendo.
«State dietro di me!» esclamò, guardando i suoi compagni che sembravano essersi ripresi da quella sensazione di suono assordante.
Ci fu un forte rumore e un forte lampo di luce.
Quando riaprì gli occhi, al posto della statua di Era c'era una donna a terra, svenuta, circondata da persone che non aveva mai visto prima.

~My space~
Vaaaabbè, ormai lo sanno pure i muri che Tina è la mia preferita u.u
Niente, vi volevo solo dire PREPARATEVI.
E, in caso non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte! (Scusate la citazione da uno dei miei film preferiti) (andate a vederlo, si intitola The Truman Show)
Camy❤🎶

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