CAPITOLO QUARANTESIMO-Leggere i sentimenti

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Melody non riusciva a smettere di tremare. Non avrebbe dovuto essere così felice, per nulla: non gli aveva chiesto di quella bellissima donna sul giornale. E, soprattutto, lui non aveva ancora domandato di Tina.
Conoscendolo, era sicura che lo avrebbe fatto. Eppure se ne stava zitto, seguendo lei e Adrian per i corridoi di Hogwarts, guardandosi intorno come se non ci fosse mai stato.
Sotto questo aspetto, non faticava a riconoscerlo: era contento di essere tornato a casa, dopo mesi. Avrebbe voluto chiedergli qualche informazione in più sul Corso dei Sospiri, ma non era sua intenzione rovinargli il momento.
Quello che più la distraeva e divertiva allo stesso tempo era il signor Skender: era difficile vederlo come una specie di orsacchiotto di peluche, quando aveva provato ad uccidere Newt quattro anni prima. Nella Stanza della Necessità l'aveva veramente impressionata, ma ora se ne stava vicino al Magizoologo come se fosse un bimbo spaesato.
Ma… da dove veniva Skender? Insomma, “Thomas” poteva essere un nome inglese o americano, ma era difficile determinarlo, con tutte le lingue che parlava. Magari faceva parte della Mondiale Compagnia Inglese dei Libri Greci… no, non aveva trovato alcun Thomas Skender nell'elenco.
Si sarebbe documentata di più.
«Mel?» la chiamò Adrian, tirandola per la manica della camicia (il vestito da cerimonia giallo l'aveva stancata, così aveva indossato una semplice maglia con una camicetta a maniche lunghe).
Erano arrivati davanti all'ufficio di Silente. La Lestrange si avvicinò alla porta e bussò tre volte consecutive. Fece una pausa e fece un altro battito. Si schiarì la voce e annunciò:
«Ciao mamma.
Che mamma?
La mia mamma,
La mia mamma.
No, la mia mamma.
Anch'io ho una mamma».
Adrian, dietro di lei, ridacchiò:
«Questo scioglilingua è orribile!».
La ragazza si girò verso di lui, ma, invece di riprenderlo, mimò “Lo so” con le labbra.
Poi Silente spalancò la porta. Non appena vide Newt, sgranò gli occhi:
«In nome di Merlino, Newton!» esclamò, facendo segno di entrare.
I quattro fecero il loro ingresso nella stanza, e il professore richiuse la porta. Si affrettò a stringere la mano al Magizoologo, che ricambiò con un mormorato “Salve”.
«Sono così felice di rivederti! Ma… per Morgana, come avete fatto?» domandò l'altro. Per la prima volta, sembrava sorpreso.
«Oh, qualche Incantesimo per arrivare al Corso dei…»
«…Sospiri» completò Silente, battendo le mani sulla scrivania con nervosismo, per poi portarle ai capelli «Avrei dovuto immaginarlo».
«Il Corso di che…?» domandò Newt, confuso.
«Dei Sospiri» rispose il professore, dopo che ebbe preso un respiro profondo «Perché voi due non mi avete detto nulla?».
«È colpa mia» replicò Adrian in fretta «Mi sono arruolato nel gruppo che stavamo cercando, ma non avrei mai potuto parlarne con lei, signore: mi avrebbero scoperto».
«È vero. Non se la prenda con lui» lo protesse Melody, confermando.
Un rumore secco. Tutti si girarono: Skender stava facendo cadere un vaso da uno scaffale.
«Sorry, tout le monde» mormorò, stringendo le labbra e tenendo il ginocchio destro piegato: probabilmente lo aveva pestato contro il mobile.
«Non importa. È un piacere vederla, signor Skender» disse Silente, tornando con le mani sulla scrivania.
I suoi occhi erano spenti, vuoti, coperti da un velo di tristezza. Come se stesse trattenendo le lacrime.
Melody si portò una mano alla bocca: vedere il grande Albus Silente in quello stato era straziante. Poteva sentire quello che provava come se fossero i suoi sentimenti: era deluso da se stesso, si sentiva sbagliato, inutile. Aveva provato in tutti i modi a rintracciarlo, ma non ci era riuscito. Ancora una volta, il merito andava a qualcuno che non era lui, e che aveva rischiato la pelle più di lui.
«Professore» iniziò, avvicinandosi alla cattedra «Va tutto bene, mi creda. Ci ha aiutato tantissimo e, cosa più importante, ha provato mettendoci tutte le sue forze».
Silente la guardò, spaesato: probabilmente non era abituato al fatto che qualcuno lo capisse. Forse solo pochissime persone lo avevano rincuorato in quel modo, leggendo i suoi sentimenti senza che lui li esponesse.
E magari fu proprio per quello che perse le staffe e urlò:
«Esci da questa stanza!».
«Profes-»
«Esci!».
Melody indietreggiò, sconcertata. Uscì in fretta dall'ufficio e si appoggiò alla porta con le spalle.

«Perché l'ha caccia-…?» tentò di chiedere Newt, ma Adrian gli tirò una leggera gomitata, guardandolo con un'espressione da “Credimi, non è il caso”.
Il Magizoologo capì che il ragazzo sapeva molto di più di quanto non lo facessero lui, Skender e Melody.
«In caso ve lo stiate chiedendo, siete rimasti lì dentro per poco più di un mese».
Newt annuì, lanciando un'occhiata al calendario appeso al muro: era circa metà agosto.
«E mi racconterete tutto quello che è successo, vero?» domandò, lanciando un'inevitabile occhiata ad Adrian, che annuì in fretta.
Skender sospirò:
«Sarà hard farmi raccontare les accaduti di cuatro años».
Silente lo guardò impietosito:
«Mi dispiace per ciò che avete passato entrambi» disse, girandosi verso la finestra e incrociando le braccia.
Si sentì un tonfo. Poi, dal camino dell'ufficio, rotolò sul tappeto un uomo rotondetto, tutto coperto di fuliggine.
«Gesù, devo migliorare l'atterraggio con quella Trenocenere, eh?» borbottò, alzandosi e passandosi le mani sulla camicia.
«Jacob?» fece Newt, cercando di trattenere una risata.
Il Babbano lo guardò:
«Certo che sono io, amico, non… Newt?!».
Il Magizoologo non resistette e iniziò a ridere.
Jacob si lasciò scappare uno dei suoi urli poco masculini e circondò l'uomo con le sue braccia:
«Vecchio mio, sei qui!» esclamò, stringendo Newt quasi fino a togliergli il respiro.
«S-suppongo di sì» rispose l'altro, con la poca voce che gli rimaneva a causa della stretta. Si sciolse dall'abbraccio e guardò l'amico:
«Stai piangendo, Jacob!» gli fece notare il mago, incredulo, cercando di nuovo di soffocare una risata.
«Sono emozionato, d'accordo?*» ribatté il Babbano, asciugandosi una lacrima.
«Caro!» fece una voce melodiosa. Queenie stava uscendo dal camino con i bambini stretti al grembo. Nonostante avessero passato decine di camini con la Metropolvere, dormivano come due angioletti.
«Sì, caro, hanno preso da Jacob» disse la donna, ridendo e fiondandosi da lui, per poi baciarlo su entrambe le guance.
Newt rise: non aveva nemmeno la forza di dire “Non leggermi nella mente”.
Un altro rumore. Una figura alta e snella comparve nel camino, e si affrettò ad uscire.
«Signor Silen…».
La frase le morì in gola: Tina Goldstein e Newt Scamander si guardarono negli occhi.

* EdaMadda immagina la scena…

Eda: Stai commentando, Camy!

Me: sono emozionata, d'accordo?

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