CAPITOLO VENTINOVESIMO-I Pentiti

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«Lasciatele prendere aria, dovete allontanarvi!» esclamò uno degli uomini, facendosi largo tra la calca che si era formata a gomitate, nonostante essa fosse formata da solo una dozzina di persone.
Al contrario degli altri, lui si avvicinò alla donna per terra e la aiutò a rianimarsi schiaffeggiandole lievemente le guance. Le toccò la fronte e mormorò qualcosa: doveva essere una specie di esperto, o medico.
Dopo quel contatto, la donna si svegliò. Sembrava veramente spaesata, dal momento che guardò prima le persone che la circondavano e poi le sue braccia, come se fosse stupita del fatto che fosse umana.
«Bello che siamo tutti ancora vivi» commentò Credence entrando dalla porta seguito da Phineas e Gladys.
La ragazza gli teneva la mano.
Nessuno reagì.
«Che simpatici!» borbottò Credence, sarcastico.
Sembrò accorgersi solo in quel momento delle persone presenti nella stanza.
«Sono i Pentiti» mormorò Melody.
A quelle parole, tutti gli sconosciuti si girarono verso di lei.
«Sono loro le statue» completò Tina, guardando la donna ancora seduta a terra: era identica alla statua di Era, ora scomparsa, come tutte le altre statue.
Il museo era completamente vuoto, dal punto di vista culturale.
Una donna dai capelli castani si fece avanti. Sembrava molto meno potente, ma aveva ancora lo stesso sguardo saggio e tagliente di quando interpretava Atena.
«Abbiamo scoperto troppo tardi quanto i pensieri di Grindelwald fossero crudeli, e ci siamo organizzati per scappare» spiegò. Quando posò lo sguardo su Melody, davanti ai suoi occhi passò un velo di compassione, come se la ragazza le facesse tenerezza.
«Diciamo che quando lo ha scoperto non è stato contentissimo» raccontò Apollo, rivelando di essere quello che aveva aiutato Era.
«Glielo avrei tirato, un bel pugno sul naso» commentò Ares, posando una mano sulla spalla di Gladys.
Credence le strinse di più la mano.
«Sicuramente. A una sua sagoma, però» lo apostrofò Poseidone.
«Lo trovavo affascinante» confessò Afrodite.
«Senza offesa, tu trovi affascinanti tutti» mormorò Era, ancora rintronata.
«Uomini!» si limitò a sospirare Artemide con disprezzo.
«Chiudete il becco, per una volta!» li riprese quello che probabilmente avrebbe interpretato Zeus.
«Quindi siete stati costretti a… torturare psicologicamente tutti quelli che passavano?» domandò Katie, accigliata.
«In poche parole…» mormorò Artemide.
«…ed è la prima volta che nessuno impazzisce a causa delle prove alle quali vi abbiamo sottoposti» finì Apollo.
«Allora scappate!» esclamò Gladys «Che cosa aspettate?».
«La giovane donna qui presente ha ragione» disse Ares, sfoderando la bacchetta.
«Ma se avevate le vostre bacchette, come potevate non liberarvi?» chiese Phineas, confuso.
«Senti, amico, hai mai provato ad essere una statua?» ribatté Poseidone, seccato.
«Mi eri persino sembrato intelligente!» commentò Afrodite, alzando gli occhi al soffitto.
«Spero di ricordarmi come si faccia» disse Ares, assumendo un'espressione di estrema concentrazione e sparendo con un sonoro pop.
«Sei vecchio» commentò Poseidone al nulla, prima di seguire il compagno.
«Uscire di scena così è parecchio superficiale» borbottò Artemide, imitandoli.
«Scusa se ti ho strangolata» mormorò Era a Tina, per poi Smaterializzarsi.
Afrodite e Apollo si limitarono a scuotere la testa (probabilmente pensando a quanto i loro compagni fossero strambi).
«Potrei darti un passaggio, se vuoi» disse invece Atena, avvicinandosi a Melody.
«Un passaggio per dove, di grazia?» domandò Credence.
«A Nurmengard c'è qualcosa che potrebbe servire» continuò la donna, ignorandolo.
«In Austria, vero?» chiese Melody, con un groppo in gola: non era sicura di voler partire.
La donna annuì.
«Suppongo di non potere seguirti» mormorò Tina con un filo di voce.
La Lestrange la guardò e sospirò. La abbracciò stretta:
«Grazie, Tina» sussurrò.
«Ma cos'è questo Nurtemat?» domandò Katie, confusa e impaziente.
«Ve lo spiegherà Tina. Gladys, Phineas, Credence, tornate a casa e ridonate la memoria a Jacob e Queenie. Ormai è troppo tardi per fermarci. Tina, Katie, Sebastian, continuate qui» ordinò la ragazza, chiudendo gli occhi e ragionando.
«Cos'è Nurmengard?» chiese esasperatamente Gladys, visibilmente preoccupata per Melody.
La ragazza le sorrise, sospirando:
«Sei la prima che lo dice nel modo giusto».
Poi prese il braccio di Atena.
«No, aspetta!» urlò Sebastian, ma le due erano già sparite.

Adrian camminava per i corridoi con in mano il suo calzino. Cercava di concentrarsi, ma non riusciva a togliersi il pensiero del suo matrimonio.
Quello che lo tormentava di più era l'idea di vederla innamorarsi di qualcun'altro e vivere la sua vita con un uomo che non era lui. Diamine, erano così giovani per pensare a quel genere di argomenti! Non aveva immaginato il suo matrimonio durante tutti quegli anni, ma sapeva con chi avrebbe voluto passare la sua esistenza.
Il calzino gli cadde dalle mani, ma se ne accorse solo qualche passo dopo. Tornò indietro a raccoglierlo e proseguì per la sua strada, ma sentì un rumore provenire dal muro alla sua sinistra.
Ringraziò il fatto che nessuno fosse lì, perché non pensava di aver mai fatto una faccia così buffa e colma di stupore: non si vede tutti i giorni comparire una porta da un momento all'altro.
Quando essa si aprì, la sorpresa di Adrian aumentò ancora di più: quella che vedeva era una grande stanza, piena di manichini con dei bersagli sul petto. Sul muro erano appesi dei fogli di giornale che il ragazzo non riuscì a vedere a causa della lontananza.
Una cinquantina di studenti era in piedi, con le bacchette puntate verso i bersagli. Quando si accorsero di lui si girarono contemporaneamente-cosa che Adrian trovò molto inquietante-e lo guardarono storto.
Tra loro c'era anche Michael Darling, che gli si avvicinò:
«Come mai sei qui?» domandò.
Adrian aveva la bocca impastata, come se si fosse appena svegliato. Non aveva la più pallida idea di cosa dire. A dire la verità, non sapeva nemmeno se fosse il caso di parlare.
«Io sono qui perché…» cominciò, entrando nella stanza per vedere cosa ritraessero i giornali. Come aveva immaginato: nelle immagini c'era Newt che faceva quella strage in Alexanderplatz. Melody avrebbe saputo cosa fare.
«…perché voglio unirmi a voi» disse alla fine, cercando di assumere un tono sicuro.
«Quindi stai prendendo in giro Silente?» domandò Darling.
Adrian annuì, spaesato:
«Sì. Assolutamente».
«Sapevo che saresti stato ragionevole. Scamander è un criminale!» esclamò Darling, seguito dal resto del gruppo che intonò:
«Scaramander, Scaramander,
lo sai perché lo so?
Che sei tonto e sbadato,
intelligente neanche un po'?».

~My space~
Vi spiego: questo capitolo fa veramente SCHIFO, ma è soltanto di passaggio. Il prossimo sarà probabilmente più bello (?).
Non ho aggiornato per un po'perché la scuola mi stava uccidendo.
Devo ringraziare la carissima Pottah, la mia piccola chimica che mi ha aiutata tantissimo.
Dai che per ringraziarti farò un capitolo very Gladys, prima o poi😂
Camy❤🎶
P.S. lo so che vi manca la Newtina, Asticelli miei. Arriverà. Oh, se arriverà😉😏😏😏😏😏
Ma ci saranno delle complicazioni-

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