CAPITOLO TRENTATREESIMO-Adna Schneider

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Newt stava letteralmente per addormentarsi quando lo sentì.
Avvertì in lontananza quel meraviglioso suono, Aria sulla quarta corda.
«Sta per fare splash again?» domandò Skender, sbadigliando.
«Suppongo sia così» rispose in fretta lui.
«Allora potresti toglierti la camicia...» fece una voce.
Newt si girò: era la donna che aveva visto nel negozio in cui aveva comprato carta e penna.
Era impeccabile come prima: i capelli rossi erano ancora raccolti in una coda di cavallo, ma questa volta indossava un abito poco adatto ad un tunnel dall'aspetto di una fogna. Era di un azzurro chiarissimo, lungo fino a toccare terra, e doveva ammettere che stava proprio bene. Decise che le avrebbe chiesto dopo perché fosse in quel posto.
«No, grazie. Starò bene» disse, prima di correre nella direzione opposta a lei.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide che, in qualche modo, l'acqua aveva già trasportato il calzino sulla terraferma.
Non appena lo toccò, la melodia si interruppe.
Con il cuore in gola, lo toccò di nuovo, e aspettò che la sua Für Elise partisse insieme alla luce blu che gli era mancata tanto.
Silenzio. Buio.
Newt lo sfiorò di nuovo. Nulla.
«Che...?»
«Non remember? Aquí la magic non funziona, Monsieur Scamandér» mormorò Skender, avvicinandosi.
«Ma il calzino...prima stava...»
«Si può ricevere la magia, ma non praticarla» spiegò la donna dai capelli rossi, inginocchiandosi davanti a lui.
«E lei come lo sa?» domandò l'uomo, cercando di nascondere il nervosismo.
In tutta risposta, lei sorrise amaramente e gli strinse la mano destra.
«Mi chiamo Adna Schneider. Sono finita qui per colpa di Grindelwald, ovviamente. Quell'uomo...» qui la sua voce cominciò improvvisamente a tremare «...quell'uomo è un mostro!».
Abbracciò Newt, rischiando di farlo cadere all'indietro. Lui non ricambiò l'abbraccio, né si staccò. Puntò lo sguardo su Skender, quasi stesse chiedendo aiuto. Il direttore stava guardando la donna con aria scettica: a quanto pareva non aveva apprezzato l'improvviso cambio d'umore, né come la donna si era presentata, né i suoi modi. Guardò Newt come se volesse dirgli:
"Se ti fidi di questa qui farai tagliare la testa a entrambi”.
Il Magizoologo si staccò dall'abbraccio:
«Mi dispiace. Ma forse ha un lato buono persino lui» tentò, guardando altrove.
«I mostri sono cattivi»
«Non esistono buoni e cattivi. Grindelwald avrà un punto debole. Che sia grazie a una persona o qualsiasi altra cosa, tutti in qualche modo siamo buoni» disse, mentre stringeva il calzino nella sua mano, scoraggiato.
Adna sfoggiò un largo sorriso, che Newt ricambiò debolmente.
Per qualche ragione, avrebbe preferito mille volte avere solo Skender come compagno.
Eppure Adna aveva degli occhi davvero belli…

«…dobbiamo essere pronti. Potrebbe saltare fuori da un momento all'altro e aizzare qualche sua stramba bestia contro di noi» stava dicendo Michael Darling al resto del gruppo nella Stanza delle Necessità, quando anche il calzino di Adrian si illuminò e iniziò a riprodurre Aria sulla quarta corda.
Tutti si girarono verso di lui, guardandolo confusi.
«Ehm…»
«Che roba è, Adrian?» chiese Michael.
«Oh, è un… è per ricordarmi di prendere la mia medicina. Sai, gola secca…» mentì lui con una finta voce roca, indicandosi la gola.
Sembrò che Michael se la stesse bevendo, perciò toccò di nuovo il calzino e la musica cessò.
«P-peccato che le abbia dimenticate a Londra…» mormorò, tastandosi le tasche nervosamente.
«E fino ad ora non te ne sei accorto?» domandò una ragazzina di Tassorosso, guardandolo con sospetto.
Adrian passò velocemente da un piede all'altro:
«M-ma certo…cioè, certo che no. Le-le devo prendere solo il martedì».
«Oggi è giovedì, Adrian» lo corresse un Serpeverde.
«Ah davvero? Maledetto calzino!» balbettò lui, grattandosi il capo con la mano libera ed esibendosi in una risatina nervosa.
Ci fu un debole coro di sussurri e poi tutti tornarono a prestare attenzione a Michael Darling.
“È quasi divertente rischiare la vita per te, Mel” pensò il Grifondoro.
«Adrian Hills?» fece la voce di Silente da qualche parte nel corridoio.
«Mi chiamano. È stato un piacere, tornerò il prima possibile» disse tutto d'un fiato, sorpassando tutti e uscendo dall'uscita alternativa.
Non appena svoltò nel corridoio successivo, si ritrovò faccia a faccia con il professore:
«Uh, salve!» esclamò.
«Buonasera» mormorò Silente, calmo «Sir Nicholas mi ha detto di non averti visto entrare in Sala Comune e ho pensato che non stessi bene».
«Ah, no. Cioè, grazie per l'interesse, ma volevo solo fare una… passeggiata notturna. Sa com'è, durante l'anno non si poteva fare e ho colto la palla al balzo!» spiegò. Sentiva il volto in fiamme.
«Capisco. C'è qualcosa che mi devi dire?».
Adrian guardò Silente negli occhi, e ebbe la terribile sensazione che sapesse più di quanto avrebbe dovuto.
«Io…».
Furono interrotti da un forte bussare. Corsero alla porta principale e la aprirono.
Davanti a loro c'era Melody. Tremava, il che la faceva sembrare più piccola di quanto fosse in realtà.
«Che gioia vederti, cara!» esclamò Silente, spostandosi per farla entrare.
«Non sa quanto io sia contenta di vederla, professore. Ho tante cose da fare, perciò…»
«Ciao Mel…» sussurrò Adrian, sorridendole.
«Ciao» replicò lei, abbozzando un sorriso «Scusate di nuovo, ma devo fare giusto un salto…»
«…in biblioteca» completarono i due.
La ragazza sorrise ancora di più e abbracciò Silente:
«Sono così contenta di rivedervi!» confessò. Poi realizzò di avere appena abbracciato un professore e si staccò subito:
«Scusi, davvero, non so cosa mi sia preso e… scusi, mi dispiace tantissimo, io…».
In tutta risposta, Silente rise:
«Un abbraccio fa bene a tutti, di tanto in tanto» disse.
«Il professore ha perfettamente ragione» confermò Adrian, allargando le braccia.
Melody gli fece un debole sorriso e si diresse in biblioteca.
Il ragazzo tornò con le braccia lungo i fianchi, deluso, guardando la ragazza che se ne andava.
«E quindi?» fece Silente. Il Grifondoro lo guardò, confuso, e lui continuò «Che aspetti? Va' da lei!».
«Certo!» rispose subito Adrian, correndole appresso.
«Salve di nuovo» disse lei, una volta che l'ebbe raggiunto.
«Ciao» sospirò lui, con il fiato corto.
«Sei già stanco? Stai proprio invecchiando!» rise la ragazza. Sembrava nervosa.
«Non è per la corsa che mi manca il fiato» ribatté lui, accorgendosi solo dopo di quello che stava dicendo.
Melody non rispose e si accasciò a terra. Adrian cercò di sorreggerla, ma la ragazza era ormai a peso morto. Le toccò la fronte:
«Sei caldissima. Ecco perché tremavi, hai la febbre!».
«Posso sopportarla» rispose lei, togliendosi la sua mano dalla testa.
«Sì, e io avevo tutte E in Pozioni. Ci vado io in biblioteca» sentenziò lui.
La ragazza lo guardò, poi annuì:
«Cerca qualsiasi volume che tratti di un certo Corso dei Sospiri. Hai trovato…?»
«…il gruppo? Sì. E mi ci sono aggregato» rispose lui.
Melody spalancò gli occhi:
«Scusa?».
Il ragazzo le fece l'occhiolino, e lei sorrise:
«Sei geniale» commentò.
«Davvero?» domandò, con il cuore in gola.
La ragazza annuì. La sua espressione diventava sempre più cupa, e i suoi occhi minacciavano di farla sprofondare nel sonno.
«Io no, però. Ho dovuto seguire l'istinto e ho fallito. Ho baciato Travis per distrarlo, ma lui ha ricambiato».
«Chi hai baciato?» chiese, incredulo.
«Travis» ripeté «So che l'hai incontrato».
«Sì, era qui. E perché lo hai fatto?»
«A quanto pare si è trasferito a Nurmengard, dal momento che era lì».
«Ecco perché hai suonato il calzino…» mormorò lui.
Melody rise:
«Suonato il calzino…che bella espressione! Sei arrabbiato, vero?» domandò.
«No. Come potrei? Lo hai fatto per scappare! E poi è il minimo, dato che…».
La mezzanotte suonò. Dodici rintocchi riecheggiarono dal grande orologio di Hogwarts.
«…che…?»
«…mi sposo…domani» mormorò.
La ragazza annuì solamente:
«Fammi il favore di essere felice» gli disse «E, se riesci, di portarmi in Sala Comune. Non ho più forze».

~My space~
Ma che tristezza…
Sono qui per augurarvi un anno pieno di magia, grandi soddisfazioni e felicità. E magari un po' di Newtina così, a random.
Camy❤🎶

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