CAPITOLO DICIASSETTESIMO-Un luccichio diverso

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Newt non riusciva a staccare gli occhi dall'ultimo biglietto di Melody.

Sappi che ti voglio bene.
Mel

Dopo tutto ciò che aveva fatto-o non fatto-lei non si era lasciata ingannare.
E, in cuor suo, Newt sapeva che nemmeno Tina avrebbe creduto a quelle immagini, così come Jacob e Queenie.
«E quindi, Monsieur Scamandér?» chiese Skender, che continuava a battere il piede impaziente sull'asfalto.
«Mel ha detto di stare qui» rispose il Magizoologo, dando le spalle alla corrente: non voleva perdere anche il biglietto, l'unico oggetto caro che gli rimaneva. Quasi nessuno gli aveva mai detto quella frase. Mise in tasca il foglio e tornò a guardare la corrente nera.
Poi vide un luccichio. Un luccichio che ben conosceva, dato che lo aveva ammirato per moltissimo tempo. Un luccichio diverso da quelli che aveva visto sulla carta della lettera e sull'orecchino di quella commessa.
«Signor Skender, stia fermo qui» gli ordinò, tutto d'un fiato, e iniziò a rincorrere l'anello per cui tanto aveva aspettato.
Il piccolo oggetto era quasi al centro del corso d'acqua: ciò significava che Grindelwald lo stava prendendo in giro, facendogli credere che fosse impossibile raggiungerlo.

E invece lo avrebbe raggiunto a tutti i costi.

Si tuffò nell'acqua nera. Era fredda, ghiacciata. Allungò una mano verso l'anello. La corrente era fortissima, ma doveva resistere. Doveva farlo per Tina, perché il suo desiderio più grande in quel momento era di passare la sua intera esistenza con lei.
La corrente rallentò, come se stesse ascoltando i suoi pensieri. Un po'come quando i bambini smettono di giocare e ascoltano una fiaba appassionante.
Quando le dita sfiorarono la superficie dell'anello, Newt sentì un'ondata di energia percorrere tutto il suo corpo. Lo strinse nella mano e tornò a riva, sfinito. Si sdraiò involontariamente. Aveva un freddo terribile.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente, mentre la sua vista tornava nitida.
Era lì, nel palmo della sua mano destra, l'oggetto che aveva cercato tanto.
Quel piccolo anello sembrò sollevarlo da una pena eterna. Si sentì più leggero, come se sapesse che stava andando tutto bene.
Si rilassò talmente tanto che le palpebre gli si chiusero da sole, e si addormentò.

Il Duomo poteva essere stupendo e maestoso, ma pur esplorando ogni singolo angolo della costruzione, Tina, Melody, Gladys, Katie e i Furfanti non riuscirono a trovare nulla.
«Primo posto inutile, visitato!» borbottò Credence.
«Piantala» sbottò Gladys «Dobbiamo trovare il signor Scamander al più presto».
«Mi stupisco di te, Glad» commentò Katie.
«Cosa intendi?» chiese l'altra, spalancando gli occhi.
Tina scosse la testa.
«Coraggio» la spronò Melody «Ci sono ancora una miriade di posti in cui cercare».
«Lo so» rispose lei «Il punto è che non sono sicura… insomma, sono passate settimane. Probabilmente è andato avanti… per lui non è difficile trovare una nuova…»
«Te lo puoi scordare!» la interruppe la ragazza «Ti ho già detto che non ti ha tradita!»
«Ma è solo perché non tradirebbe nulla! Non ha mai detto di amarmi, Mel» spiegò l'Auror «Ero solo qualcosa di temporaneo».
«Quattro anni li chiami “temporanei”? Tina, lo hanno capito anche le sue Creature che lui muore dalla voglia di chiederti la mano!»
«Ma non lo ha fatto»
«Ma lui è timido».
Restarono in silenzio per alcuni istanti.
«Sei la prima persona ad essere più testarda di me» confessò Tina.
Melody sorrise lievemente:
«Quando vivi da sola, finisci per passare più tempo a pensare alle risposte da dare alle persone che ti circondano di quanto vorresti» commentò.

«E quindi riesci a controllare completamente il tuo potere?» chiese Gladys a Credence.
«Beh, non è propriamente un po…come fai a sapere…?»
«Scherzi? Siete molto famosi!» ribatté lei «I miei genitori pagherebbero oro per avere un po' della vostra fama!»
Il ragazzo non sapeva se sentirsi imbarazzato, sorpreso, felice o fuori luogo. Nel dubbio, disse qualcosa di molto intelligente come:
«Ah, beh, grazie».
«Non hai risposto alla mia domanda» gli fece notare Gladys.
«Mh? Ah, sì, certo. So controllarlo perfettamente. Ero un numero, una volta».
«In che senso “un numero”?» chiese, confusa.
«Del circo» si affrettò ad aggiungere lui «Già, giravo vicino alle persone e donavo loro fiori, oppure volavo e mi aggrappavo al trapezio. Una volta Mel ha provato a fare la trapezista. Mica male, per avere avuto solo quasi tredici anni».
Gladys annuì:
«Mi sarebbe piaciuto ricevere una rosa da una massa oscura così carina» commentò, ridacchiando.
Questa volta, Credence non sapeva se prenderla seriamente o no, perciò sorrise e guardò altrove.
«E tu annunci sempre la morte di qualcuno?» chiese lui, pensando di fare una domanda divertente.
Si sbagliava. Il volto di Gladys si rabbuiò:
«No» rispose, secca, e accelerò il passo.
«No, aspetta!» la raggiunse Credence.
«Sei un danno, Tenebroso» commentò Sebastian, che stava ridendo insieme a Phineas dall'inizio.
Il ragazzo li ignorò e le prese il braccio:
«Ti ho offesa?».
«Ma no, figurati. Sei solo come tutti quelli che lo sanno» replicò lei, guardandolo negli occhi con la fronte corrugata.
«Mi dispiace, non volevo…» furono le parole che Credence riuscì a balbettare.
Gladys si girò e andò vicino a Tina e Melody. 
«È diventata Animagus a diciotto anni».
Credence si girò: a parlare era stata Katie. Non aveva ancora parlato tanto con lei, ma gli sembrava una ragazza a posto.
«Era contentissima, ama gli Augurey. Ma quelli che sapevano in cosa si trasformava la additavano. Non mi spiegava nulla e non capivo il motivo, finché Melody non mi ha spiegato la natura di quelle Creature» raccontò.
«Pensavo di… sollevarle l'umore» si giustificò lui.
«Fidati di me: se vuoi conquistarla, devi evitare questo genere di domande. Come se non fosse un Animagus» disse lei, spostando poi lo sguardo, come se quella conversazione non fosse mai esistita e come se non avesse visto il volto di Credence arrossire incredibilmente.

Adrian stava camminando per i corridoi di Hogwarts. Ma perché diamine gli studenti dovevano tornare a scuola di nascosto per mettersi contro Newt? Se c'era una cosa che lui aveva sempre pensato era che “Quando è estate è estate. Ci si rilassa e si torna a scuola il primo settembre. Scesi dal treno, ci si rilassa ancora”. Silente stava lavorando persino più di lui, scrivendo lettere e analizzando la Pietra della Resurrezione come se fosse la sua ragione di vita.
Adrian non riusciva proprio a capire il collegamento tra Newt-perché sì, prima di cercare Grindelwald avevano bisogno di lui-e i Doni della Morte.
In più, aveva perlustrato ogni singola stanza del castello, persino la biblioteca, dove era entrato al massimo dieci volte in tutti e stesse gli anni, di cui almeno sei trascinato da Melody.
“Melody” pensò.
Il suo compleanno era passato da due settimane, e nessuno aveva pensato di farle gli auguri. Nemmeno lui.
«Toh! Che coincidenza! Anche tu qui, Hills? Che piacere!».
Adrian non aveva nemmeno bisogno di girarsi per capire chi stesse parlando. Era probabilmente l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.
«Penso di non poter dire la stessa cosa, Travis» rispose, voltandosi verso di lui «Che ci fai qui?».
Il ragazzo si strinse nelle spalle:
«Un giretto nella mia vecchia scuola. E tu?»
«Non mi dirai mai perché sei qui» commentò l'altro, ignorando la domanda.
«Come sta la carissima Lestrange? Ho sentito che ora anche il tutore sta diventando un'icona negativa. Probabilmente è lei che porta zizzania dappertutto» commentò.
Adrian gli puntò la bacchetta al collo.
«Bravo, Hills. Lanciami una Maledizione, avanti! Sono qui!» fece lui.
«Vattene. Mel direbbe che non vale la pena nemmeno colpirti. Sparisci» gli ordinò, mettendo di nuovo a posto la bacchetta e andandosene via.

~My space~
Ragazzi… RAGAZZI!
Non ho nulla da dire, se non… siete delle teste di mezzo.
STUPENDO, a parte tre cosette.
MERAVIGLIOSO. E ADORABILE.
Avete gli occhi di una salamandra, tutti voi❤
Camy❤

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