CAPITOLO QUARANTACINQUESIMO - La Battaglia di Baker Street (pt.2)

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Combattere era strano: sembrava come se tutto ciò non fosse vero, come se non stesse veramente accadendo, quasi fosse un film al cinema. Tutto era troppo lontano dalla realtà.
E Newt non riusciva a concentrarsi.
Continuava a parare le Maledizioni di Grindelwald, cercando di uscirne illeso, ma la sua mente era altrove. Poteva quella essere la sua vita? Lui era il ragazzo che aveva paura di lavorare in ufficio, tuttavia non aveva mai chiesto di rischiare la pelle per degli umani.
Sembrava di stare in un sogno. Sentiva che prima o poi si sarebbe svegliato nel suo letto, con la fronte imperlata di sudore e i primi segni dell'alba che lo carezzavano oltrepassando la finestra.
Eppure, nulla di ciò sarebbe accaduto. Quello non era un sogno, ma la crudele realtà che doveva affrontare.
All'improvviso, avvertì un impulso nervoso al braccio con il quale teneva la bacchetta e la sua mano tremò. Si abbassò appena in tempo per evitare un lampo di luce verde in pieno petto, ma si accorse troppo tardi di un seguace che non aspettava altro che un passo falso per attaccarlo. Fortunatamente, qualcuno alle sue spalle gli lanciò per primo una Fattura, facendolo cadere rovinosamente a terra.
Si alzò in piedi, trovandosi dietro a Tina che avanzava verso il seguace steso:
«Che…?» iniziò.
«Ti difendo» rispose all'istante lei, sollevando il piede destro e schiacciando il petto al malfattore, che gemette e si girò, prima di perdere i sensi, con la schiena verso l'altro.
«E questo era perché hai provato a ferire l'amore della mia vita» gli disse l'Auror, ma mentre pronunciava le ultime parole, sembrò pentirsene.
Il cuore di Newt, invece, fece una capriola:
«Sono l'amore della tua vita?!»
«Sei un idiota e ti odio»
«Ma hai detto che…»
«Ricordamelo ancora e ti faccio fare la fine di quell'uomo».

Silente si avvicinò a Grindelwald. Come poteva essere ancora così affascinante, sebbene fosse anche incredibilmente perverso? Quell'estate sembrava andare tutto tanto bene… lui… la luce del sole… lui… Bathilda Bath con le borse della spesa…
No, non era il momento di fare gli spiritosi. *
Quella era una battaglia mortale, e la stava combattendo contro di lui.
«È ora di farla finita, Gellert» mormorò Albus a denti stretti, per non lasciarsi sfuggire alcuna emozione.
«Pazzesco, socio, pazzesco: nonostante tutto… dopo tutto questo tempo… mi chiami per nome» replicò l'altro, rigirandosi la Bacchetta di Sambuco tra le mani.
Silente la osservò: doveva fare in modo che obbedisse a lui, per farla tornare in mani sicure.
«Al sicuro?!» rise cupamente Grindelwald, leggendo i suoi pensieri «Con te è tutto fuorché al sicuro».
«Questo lo vedremo quando sarai ad Azkaban» commentò il professore.
«Ah, davvero? Allora dovrai guadagnartela» ringhiò il Mago Oscuro.
Prima che Albus potesse reagire, un seguace lo aveva colpito alle spalle con così tanta forza che cadde sulle ginocchia, il fiato corto. Poteva avvertire il mondo girare, tutto intorno a lui era sfocato.
Tutto ciò che riusciva a distinguere era il viso vicinissimo di Gellert, che si era piegato davanti a lui. Poco dopo, avvertì anche la sua voce sussurrargli suadente:
«Mi dispiace, Albus».
Nel suo tono si avvertiva la verità: non mentiva. E Silente lo sapeva più di chiunque altro.
Per un attimo, sentì le sue labbra morbide sulla bocca. Durò poco, e non riuscì a ridonargli le forze.
La bacchetta gli venne strappata dalle mani, e non provò nemmeno ad impedirlo. Sentì chiaramente la sua arma spezzarsi, così come l'unica speranza che fino a pochi istanti prima ardeva dentro di lui.
Sperò con tutto il cuore di non morire, di non venire ucciso, né di essere ferito. La morte era terrificante.
Aveva paura. Maledettamente paura.

«Ehi, Crinierafolta, avrei una domanda» disse Credence, mentre tirava calci e pugni a chiunque tentasse di ferire Gladys «Riesci a prevedere qualsiasi mossa i nostri avversari decidano di fare perché sei un Legilimens?».
L'altro alzò gli occhi al cielo, ma sembrò decidere che l'aria da persona responsabile non gli si addicesse, e rispose, imitando la voce di Sebastian:
«No, Tenebroso. È ovvio che non è così».
«Piumato non parla così, sciocco americano» ridacchiò l'Obscuriale, facendo una mossa improvvisa e spaventando il seguace di fronte a lui.
Sebastian, che stava combattendo concentratissimo contro Travis Senior, si lasciò sfuggire un'occhiataccia e tornò a parare Fatture come se non avesse fatto altro nella vita.
Gli altri due Furfanti risero, stendendo maghi con estrema facilità:
«Avresti dovuto vedere la tua espressione, amico» commentò Phineas «Sembravi una lucertola arrabbiata».
«Quante lucertole arrabbiate hai visto?» chiese lui, guardandolo con finta aria interrogativa.
Ma una frazione di secondo dopo, un lampo verde lo colpì in pieno petto.
Silenzio.
Tutto sembrò crollare, la battaglia cessare, i rumori sparire, la spensieratezza morire, come Sebastian Livingstone, che se ne stava supino a terra, il petto che si muoveva per miracolo ed estremamente lento nell'alzarsi.
Non doveva andare così. No, non doveva succedere a lui. Non a Piumato, non al Corvonero saggio qual era, non all' aquila svelta.
«Sebastian…» mormorò Credence, sedendosi affianco a lui, seguito a ruota da Phineas, che gli mise una mano dietro al collo per farlo respirare meglio.
«Ehi, Piumato, rispondi!» esclamò il direttore del circo, la voce per la prima volta spezzata da un singhiozzo.
«Mi avete sentito?» furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Sebastian.
«Sentito cosa?» domandò Credence, urgente, aspettando una guida per rianimarlo, una Pozione nascosta da qualche parte che lo avrebbe guarito.
«Mi avete sentito?» ripeté il Corvonero, con un filo di voce e un sorriso furbo che gli spuntava sul volto «Ho fatto una battuta!».
Credence e Phineas lo guardarono con gli occhi iniettati di lacrime.
«Ho fatto una battuta».

~My space~
Non sono morta, giuro.
Camy ❤🎶

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