CAPITOLO SETTIMO-Quattro anni

254 27 47
                                    

Newt si girò di scatto e puntò la bacchetta contro l'uomo. Realizzò in quel momento che solo una persona poteva parlare in quel modo:
«Skender?»
«Au your servizio, señor Salamander!» esclamò lui, facendo un profondo inchino quasi volesse toccare il cemento con la punta del naso.
«Che ci fa lei qui?» domandò il Magizoologo.
«Je stavo searching di andar to Madrid, as je ho detto. Mais in Germania yo fell in questo tunnel very mucho strano… je sono here da due weeks».
«Due settimane?! Ma non è partito subito dopo lo spettacolo finale del circo? Quando ha lasciato tutto nelle mai di Phineas! Sono passati anni!» ribatté lui, senza abbassare la bacchetta.
«You deve escucharme, Monsieur Salamander. Je sono here da two semanas, et yo suis convinto di ciò» replicò Skender, incrociando le braccia.
«Ma non è possibile! Prenda Melody, si ricorda di lei?» al suo pensiero, Newt si fermò per un secondo, ma poi continuò «Lei ha finito gli studi, ora. E…» si bloccò. Un pensiero orribile gli stava attraversando la mente «Aspetti… signor Skender, che anno è?» chiese.
«Nous siamo nel 1927, señor Salamander!»
Newt iniziò a sudare freddo:
«Ne è sicuro?»
«Very sicuro» confermò.
Il Magizoologo si appoggiò al muro e si sedette a terra:
«Il tempo scorre più in fretta, qui, signor Skender. Pensa di essere qui da due settimane, ma in realtà sono passati quattro anni» spiegò.
«Four?! ¿Cuatro?»
«La prego, non si metta a dirlo in tutte le lingue che conosce» sbuffò Newt, a dir poco giù di morale. Forse erano passate settimane, mesi da quando lui era sparito. Magari lo avevano dimenticato del tutto.
Li immaginò tutti insieme, a ridere, parlare senza di lui. Voleva che fossero felici, certo; ma si sentiva solo. Rimosso dalla sua vera famiglia.
«What's succedendo, Monsieur Scamandér?» chiese Skender, sedendosi vicino a lui.
Newt si rigirò la bacchetta tra le dita.
«Signor Skender, lei… ha mai amato qualcuno?» domandò il Magizoologo in tutta risposta.
«Moi? Of cierto! But elle no era in love di me. Je ero very triste, in that periodo. Ma mi creda, señor Scamandér» si alzò «I think che todas le storie d'amour… finiscono. Quando no si see la propria lover per mucho tempo, si stop di aimer» concluse.
Dopo le parole di Skender, Newt si sentì ancora più piccolo. Allora Tina non pensava più a lui, come aveva immaginato.
«Porquoi me lo ha ask?» chiese l'ex direttore del Circus Arcanus.
«Parce que there is una chica… cioè, perché c'è una ragazza» si corresse «una donna meravigliosa con la quale ho passato le esperienze più difficili della mia vita. Ero pronto persino a…» chiuse gli occhi e prese un respiro «La amo» confessò, con un filo di voce «La amo» ripeté più forte «La amo tantissimo, e non voglio dimenticarla. E non ho mai avuto nemmeno il coraggio di dirglielo! Mai, mai una volta che io le abbia detto quanto la amo!» si accorse che la sua voce stava iniziando a tremare e abbassò lo sguardo «Ma come ha detto non le ci vorrà molto a dimenticarmi. Anzi, forse è meglio che io stia qui» disse, guardando le punte delle sue scarpe.

Ci fu qualche momento di silenzio totale, il che non fu un totale dispiacere, perché permise al cuore di Newt di rallentare il battito e alle sue orecchie di riposare da quelle frasi multilingue che stavano iniziando persino ad influenzare anche lui.
«Bien, maybe sono stato wrong» iniziò Skender, facendo spallucce e facendo qualche passo sempre nella direzione opposta alla cascata.
«Signor Skender? Dove sta andando?» chiese Newt, confuso.
«A find out una vie d'uscita, non? Deve return indietro dalla sua lover!» esclamò lui.
Il cuore di Newt fece una capriola, e tutta la sete e la stanchezza sparirono in un secondo. Si alzò pieno di energia e si incamminò dietro Skender.

«Mio signore».
Grindelwald si girò di scatto e fulminò l'uomo che lo aveva interrotto con lo sguardo.
«Che c'è, canaglia?» domandò.
«Ho trovato la donna» annunciò il seguace, tirando il braccio di una signora pallida, dai mossi capelli castani che cominciavano a tendere al grigio raccolti in una crocchia e gli occhi color ambra.
Grindelwald si sforzò di sorridere:
«Ben fatto, idiota» disse, scendendo al centro della grande sala buia, illuminata solo da una luce proiettata sull'enorme sedia del Mago Oscuro.
«Salve, signora… come ha detto di chiamarsi?»
«Non l'ho detto» ribatté lei, fredda.
«È una Babbana» osservò Grindelwald.
«Lo è, signore» disse, a bassa voce, il seguace.
«Ancora meglio. Signora, se non le dispiace, risponderà ad alcune domande…» mormorò sottovoce lui «Muoviti, canaglia» aggiunse, guardando il seguace.
L'uomo circondò con il braccio il collo bianco della donna, e le versò alcune gocce di Veritaserum in bocca, mentre lei si dimenava.
«Come si chiama, signora?» chiese il Mago Oscuro.
«Jillian French» rispose la donna.
«Professione?»
«Ero una cuoca nella villa dei Lestrange, ma da sette anni sono sarta in un semplice negozio a Bradford» disse tutto d'un fiato.
«E da quanto non vede più la signorina Lestrange?» chiese.
La donna restò in silenzio per alcuni istanti, cercando di resistere all'effetto del Veritaserum.
«Da sette anni» rispose alla fine.
«Sta mentendo!» ruggì Grindelwald.
«Ma signore, non si può resistere all'effetto del-»
«Vuol dire che l'effetto non era abbastanza! Le tue solite due gocce, vero?».
Il seguace annuì deglutendo.
Ci fu silenzio di nuovo.
«A Numengard» ordinò.
Il seguace prese il braccio della donna e la portò via.
«Mi lasci andare!» urlò lei «Mi lasci andare e farò tutto quello che vuole! Signore, ho una figlia! Mi lasci andare!» lo implorò lei, piangendo disperatamente.
Il Mago Oscuro alzò gli occhi al cielo.
«Si troverà molto bene, a Numengard, signora French. Sparite» li liquidò con un gesto della mano e la porta si chiuse.
Era di nuovo solo. Finalmente solo. Scamander era il più grande idiota che avesse mai incontrato, ma doveva ammettere che gli somigliava: entrambi preferivano stare soli che con le persone. Silente, a quanto pare, aveva una preferenza per quel genere di persone. Diede un'occhiata a cosa stesse facendo quello stupido Magizoologo in quel momento, e sentì la sua voce irritante:
«La amo tantissimo, e non voglio dimenticarla. E non ho mai avuto nemmeno il coraggio di dirglielo! Mai, mai una volta che io le abbia detto quanto la amo! Ma come ha detto non le ci vorrà molto a dimenticarmi. Anzi, forse è meglio che io stia qui» stava dicendo.
Dovette ammettere a se stesso che non si sarebbe mai immaginato qualcuno come Scamander che dicesse quelle parole.
Ma lo aveva sempre detto: l'amore era una debolezza.
“No, è forza”. La risposta di quell'inutile Magizoologo gli passava automaticamente nella testa, tutte le volte. Non era vero. Non era affatto vero.
Era così impegnato a negare che non si accorse delle lacrime che gli stavano rigando il volto.

Sei uno di noi oraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora