Louis non riuscì ad allontanare gli occhi da quel bambino che sembrava così solo e triste e chiese ad Akemi:" Perché quel bambino è seduto sotto un albero e non gioca con nessuno? "
Akemi capì subito di chi si stava parlando e il suo volto divenne immediatamente triste.
" Si chiama Kei e ha sette anni " rispose con tono mesto " e...e la sua vita è stata davvero terribile. Si trova qui da due anni e non ha mai legato con nessuno. I suoi genitori erano entrambi tossicodipendenti e ha vissuto i suoi primi cinque anni di vita in una roulotte e nel più totale degrado "
" Ma nessuno aveva segnalato la sua situazione? " chiese Louis allibito.
" Il bimbo risultava affidato alla nonna, solo che, in realtà, non era vero. Tokyo è una città parecchio popolosa, cosa che, purtroppo, crea confusione nella burocrazia e, con questo non voglio cercare giustificazioni..."
Harry volse gli occhi verso il bambino e provò una stretta al cuore che, quasi, gli tolse il respiro.
" E nessuno l'ha ancora adottato? " chiese titubante.
" No " rispose la donna " e, credetemi, in molti hanno provato a rapportarsi con lui, ma lui non parla, non interagisce ed è chiuso nel suo guscio, un guscio che non vuole aprire.
È stato visitato da psicologi, psichiatri, neurologi infantili, ma non è malato, è solo..."" È solo vinto dal suo enorme dolore e dalla sua solitudine " terminò Louis.
Akemi lo guardò, annuì e sorrise.
" Sembra quasi che tu riesca a capirlo..." mormorò colpita.
Le sue parole, però, rimasero nell'aria, perché Louis, come spinto da una forza inconscia, si incamminò e raggiunse il piccolo Kei.
Si sedette davanti a lui sul prato e mormorò:
" Ciao, io sono Louis "
Solo quando ebbe pronunciato la frase, si diede dello stupido...come poteva il bambino conoscere l'inglese?
Kei, infatti, come prevedibile, non sollevò nemmeno gli occhi e continuò a fissare l'erba del prato.
Louis avrebbe voluto accarezzarlo, toccarlo, ma non lo fece per paura di spaventarlo.
Attese ancora qualche minuto, aspettando una sua reazione, poi si alzò e solo allora notò che stringeva fra le mani una figurina, una figurina che sembrava di un calciatore.
Perplesso si allontanò e, una volta raggiunta Akemi, chiese:
" Perché Kei tiene fra le mani una figurina? "
" Suo padre giocava a calcio " rispose la donna " anche ad un certo livello, prima che la droga si impossessasse di lui e rovinasse la sua vita.
Era inglese di origine e, se riuscite a guardare da vicino Kei, vedrete che ha gli occhi azzurri.
Penso che la figurina sia un ricordo del padre, del periodo in cui stavano bene insieme "Louis annuì con gli occhi colmi di dolore, Harry lo osservò e capì subito cosa gli stava passando per la testa.
STAI LEGGENDO
Giappone, ciliegi in fiore
FanfictionIl mondo di Louis è finalmente sereno, pieno di amore e di Harry. Qualcosa, però, può distruggerlo e riportarlo nel buio da cui, così faticosamente, è fuggito. Sequel di " Per favore, non lasciarmi andare..." È necessario leggere prima quella storia...