19. Kei

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Louis non riuscì ad allontanare gli occhi da quel bambino che sembrava così solo e triste e chiese ad Akemi:

" Perché quel bambino è seduto sotto un albero e non gioca con nessuno? "

Akemi capì subito di chi si stava parlando e il suo volto divenne immediatamente triste.

" Si chiama Kei e ha sette anni " rispose con tono mesto " e...e la sua vita è stata davvero terribile. Si trova qui da due anni e non ha mai legato con nessuno. I suoi genitori erano entrambi tossicodipendenti e ha vissuto i suoi primi cinque anni di vita in una roulotte e nel più totale degrado "

" Ma nessuno aveva segnalato la sua situazione? " chiese Louis allibito.

" Il bimbo risultava affidato alla nonna, solo che, in realtà, non era vero. Tokyo è una città parecchio popolosa, cosa che, purtroppo, crea confusione nella burocrazia e, con questo non voglio cercare giustificazioni..."

Harry volse gli occhi verso il bambino e provò una stretta al cuore che, quasi, gli tolse il respiro.

" E nessuno l'ha ancora adottato? " chiese titubante.

" No " rispose la donna " e, credetemi, in molti hanno provato a rapportarsi con lui, ma lui non parla, non interagisce ed è chiuso nel suo guscio, un guscio che non vuole aprire.
È stato visitato da psicologi, psichiatri, neurologi infantili, ma non è malato, è solo..."

" È solo vinto dal suo enorme dolore e dalla sua solitudine " terminò Louis.

Akemi lo guardò, annuì e sorrise.

" Sembra quasi che tu riesca a capirlo..." mormorò colpita.

Le sue parole, però, rimasero nell'aria, perché Louis, come spinto da una forza inconscia, si incamminò e raggiunse il piccolo Kei.

Si sedette davanti a lui sul prato e mormorò:

" Ciao, io sono Louis "

Solo quando ebbe pronunciato la frase, si diede dello stupido...come poteva il bambino conoscere l'inglese?

Kei, infatti, come prevedibile, non sollevò nemmeno gli occhi e continuò a fissare l'erba del prato.

Louis avrebbe voluto accarezzarlo, toccarlo, ma non lo fece per paura di spaventarlo.

Attese ancora qualche minuto, aspettando una sua reazione, poi si alzò e solo allora notò che stringeva fra le mani una figurina, una figurina che sembrava di un calciatore.

Perplesso si allontanò e, una volta raggiunta Akemi, chiese:

" Perché Kei tiene fra le mani una figurina? "

" Suo padre giocava a calcio " rispose la donna " anche ad un certo livello, prima che la droga si impossessasse di lui e rovinasse la sua vita.
Era inglese di origine e, se riuscite a guardare da vicino Kei, vedrete che ha gli occhi azzurri.
Penso che la figurina sia un ricordo del padre, del periodo in cui stavano bene insieme "

Louis annuì con gli occhi colmi di dolore, Harry lo osservò e capì subito cosa gli stava passando per la testa.

Giappone, ciliegi in fioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora