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Jungkook entrò in aula e si stravaccò sul banco pensando ancora al sogno di quella mattina. Continuava a chiedersi per quale motivo il suo corpo avesse reagito in quel modo istintivo alla vicinanza dell'uomo.
Ormai era innegabile che lo trovasse attraente, ma non significava certamente che volesse portarselo a letto.

'Ma dov'è finita la prof, almeno posso smettere di farmi questi film mentali' PensòJungkook, affondando la testa tra le braccia incrociate sul banco.

Dopo circa 10 minuti Jimin entrò con comodo in classe, saltellando come se si trovasse in un campo di fiori invece che a scuola.

Perché era sempre così allegro? Jungkook non riusciva proprio a spiegarselo.
Il rosa lanciò lo zaino sul banco accanto a quello di Jungkook e si sedette sul banco davanti al banco del corvino che alzò infastidito lo sguardo sul rosa e mugugnò
cose a caso, imprecando contro il suo amico.

Un leggero bussare alla porta dell'aula fece sollevare la testa al castano.

"Ragazzi, la vostra professoressa di coreano si è dovuta assentare stamattina. Avrete l'ora buca." Annunciò una bidella, con tono monotono.

"Beh, poteva avvisarci da prima! Ogni volta portiamo un sacco di libri per niente! Giuro che odio questa donna..." iniziò Jungkook, irritato.
Jimin, che fino a quel momento era rimasto nel mondo delle nuvole, non stava minimamente ascoltando le lamentele del più giovane, ma era concentrato a controllare il telefono di continuo.
Il castano, sentendosi ignorato, tirò un pugno sul braccio del maggiore, facendolo urlare dal dolore.

"Sei matto? Che ti prende?" Si lamentò il rosa, guardandolo storto.

"Io mi lamento e tu non mi calcoli di striscio! Sei sempre connesso sul pianeta Yoongi." Jungkook mise il broncio, fingendo di essere offeso con il suo migliore amico.

"Beh, volevo avere la certezza che mi scrivesse prima di dirtelo, ma... MIN YOONGI MI HA CHIESTO IL NUMERO DI TELEFONO POCO FA!" Urlò eccitato il più basso, agitando le gambe, colpendo quasi in faccia l'amico, che evitò per un soffio il calcio.

"Impossibile. E io dov'ero?" Chiese confuso Jungkook. Era stato tutto il tempo accanto a lui...beh, tranne quando l'aveva lasciato da solo in corridoio. Jimin era arrivato parecchio tempo dopo di lui in aula.

"Tu, brutto stronzo, mi hai lasciato da solo in mezzo alla folla. Ma di certo non mi posso lamentare! Sicuramente era un segno del destino."

"Certo...di sicuro. Raccontami tutto, su! Ma giusto perché mi annoio."

Jimin si mise una mano sul cuore, quasi emozionato solo a ripensare a quel momento.

"Beh, mentre correvamo ci siamo scontrati... io l'ho aiutato a raccogliere i suoi appunti e mi sono scusato, e sai cosa mi ha detto?"

"No, ovvio che no. Non c'ero." Rispose retorico Jungkook, alzando gli occhi al cielo.

"Mi ha detto che l'unico modo per farmi perdonare era dargli il mio numero! Ti rendi conto? Quanto è carino!" affermò Jimin, quasi facendo le fusa.

"Wow, siete davvero romantici." Disse con una faccia disgustata il castano.

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"Sai qual è il lato positivo del fatto che inizierai ad uscire con Yoongi? È che non mi scasserai più il cazzo parlandomi del fatto che lui non sappia che esisti." Affermò il minore all'amico, non appena uscirono da scuola.

"Beh...Tu pensa a farti "scassare il cazzo" dal tuo amato capo. E sai cosa intendo..." gli rispose il rosa con un sorrisetto poco innocente.

"Aish, sei davvero un cretino! Era solo un sogno, non c'è bisogno di prendermi per il culo per sempre. Anche perché non sono minimamente interessato a lui. È il mio capo!" Replicò il castano esasperato, buttando la teste leggermente all indietro.

"Vedremo allora! Sappi solo che io ho sempre ragione, Kookie." Lo provocò Jimin.

Dopo qualche minuto, il rosa giunse a casa.
"Ti va di uscire, stasera?" Aggiunse, prima di aprire il cancello.
"Sono a lavoro... sai che palle." Gli rispose Kook, sbuffando.

"Non parlarne come se fosse una tortura, sappiamo entrambi che non vedi l'ora che ti abbassi le mutande." Rise Jimin, per poi salutarlo e sparire dentro le mura del suo appartamento.

Jungkook arrossì e replicò alzando il dito medio, per poi continuare da solo la strada verso casa.

*          *           *

La sveglia iniziò a suonare facendo imprecare il ragazzo. Aveva bisogno di dormire, cosi che, al lavoro sarebbe stato sveglio e tranquillo. Allungò la mano verso il comodino prendendo il suo telefono. Quasi non gli venne un infarto: tra esattamente 10 minuti doveva essere al lavoro:

"Merda" bofonchiò il moro saltando giù dal letto.
Di corsa spalancò le ante dell'armadio tirando fuori un paio di pantaloni sportivi neri e una maglia bianca.
S'infilò la maglietta e saltellando verso le scarpe si infilò i jenas.
Si infilò un paio di scarpe bianche e corse giù dalle scale; al volo afferrò una cuffietta blu e una giacca in jeans e si catapultò fuori dalla casa, iniziando una maratona che ha come vittoria l'arrivare puntuali al lavoro.

Cosa, purtroppo, impossibile perché quando arriva, era già in ritardo di un quarto d'ora.

"Accidenti" imprecò Jungkook con il fiatone.

Dopo essersi ricomposto, e aver regolarizzato il respiro entrò dentro l'enorme edificio; si avviò direttamente alla segreteria, dove venne accolto da un ragazzo molto sorridente.

"Salve, benvenuto alla Kim Corporation, sono Hoseok, come posso aiutarla?" jungkook non fece in tempo a rispondere perché la voce bassa, rauca e penetrante del sig.Kim lo interrompe.

"Lui è con me"

Jungkook si sentì improvvisamente paralizzato - in confronto una statuetta di ghiaccio era più flessibile di lui - e lentamente girò il capo verso il ragazzo.

"Seguimi, Jeon." Ordinò con il tono autoritario che lo caratterizzava.

Jungkook camminava dietro di lui, tenendo il suo passo veloce, e cercando le parole adatte per scusarsi del suo immenso ritardo.

"Uhm...hyung, perdonami, ma non ho sentito la sveglia...ho corso il più veloce possibile." Si giustificò, aspettando di essere rimproverato.

Insomma, arrivare in ritardo solo al secondo giorno di lavoro dava proprio una brutta impressione.

"Tranquillo, Jeon, non mi arrabbio per certe sciocchezze. È capitato anche a me." Lo rassicurò Taehyung, mantenendo comunque il suo tono pacato.

Spalancò la porta del suo ufficio e si spostò per dare la precedenza al più giovane, per poi seguirlo e chiudersi la porta alle spalle.

"Poggia pure le tue cose sull'appendiabiti." Disse il maggiore, togliendosi la giacca.

Jungkook fece come gli era stato chiesto, levandosi la cuffia ed appendendo la sua giacca in jeans.
Taehyung lo scrutò con sguardo curioso, quasi divertito.

"Posso farti una domanda?" Domandò  Io maggiore mordendosi leggermente il labbro inferiore.

'Beh, questa era già una domanda, genio.' Pensò Jungkook, per poi schiaffeggiarsi mentalmente. Era pur sempre il suo capo.

"Uhm, certamente."

Taehyung lo guardò dall'alto in basso inclinando leggermente il capo.
"Tu ti vesti sempre...così?"

"Beh...Sì. C'è qualcosa che non va?" Replicò il moro, sollevando la maglietta per i bordi così da osservarla per vedere cosa c'era di sbagliato.

Taehyung scrutò le sue azioni con un sorriso sghembo,non facendosi scappare la vista della pelle bianca del minore -visibile mentre il corvino si teneva i lembi della maglietta- e leccandosi il labbro inferiore chiuse gli occhi.
"Spogliati, Jeon."




A/N
Hola! Ecco il quinto capitolo
Come al solito lasciate una stellina ed un commento se vi è piaciuto!

War of Hormone|| Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora