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Quella mattina pareva a Jungkook una delle più strane mia viste: da una parte del cielo c'era una vastità d'azzurro, simile quasi al colore del mare, dall'altra parte un'aria grigia che quasi metteva i brividi.
In un certo senso rispecchiava i sentimenti del minore: era emozionato all'idea di andare in ufficio, dato che quel giorno sarebbero iniziati i preparativi per l'imminente partenza in Europa -luogo mai visitato dal minore; infatti è sempre stato il suo sogno poter visitare una parte del mondo che, in confronto alla sua zona, pareva così lontana-.
Ma se da un lato il ragazzo spruzzava eccitazione da ogni poro della sua pelle, dall'altro era un po' diverso: sentiva una strana stretta al cuore, ma non in senso positivo. Era una sensazione che lo torturava, lo divorava dall'interno, risucchiano pezzo per pezzo ogni briciolo di gioia del giovane. Forse era ansia. Era sicuramente ansia.
Ansia di rivedere il suo capo.
La sera prima, pur avendo la compagnia del suo migliore amico, Jungkook non riusciva a togliersi dalla testa la conversazione con Taehyung.
Non riusciva davvero a capire come esso non si ricordasse della serata, non aveva nemmeno bevuto così tanto; si era abbastanza brillo, lo si capiva da come parlava, dal suo sguardo, e dal fatto che non riusciva a dire una frase con dei verbi azzeccati, ma comunque non era messo così male dal non ricordarsi più niente.

Con la testa piena di pensieri il minore arrivò nell'enorme palazzo dove ormai lavorava.
Salutò come ogni mattina Hoseok, che era seduto alla reception e si avviò verso l'ascensore.
Se all'inizio Jungkook era agitato, adesso lo era ancora di più.
Al suo fianco apparve il suo capo: indossava un completo blu scuro, i suoi capelli argento erano mossi e leggermente spettinati, ma comunque gli davano un non so che di autorità e superiorità.
Le sue mani sono ricoperte da numerosi anelli argento, che agli occhi del minore, non fanno che renderlo paradisiaco ed eccitante.
Accorgendosi del fatto di star praticamente sbavando sul suo capo, Jungkook scosse il capo e posò il suo sguardo sulle porte chiuse dell'ascensore, notando quanto esse siano belle.

"Buongiorno Jungkook, spero tu abbia dormito bene questa notte" disse Taehyung, senza spostare lo sguardo dal telefono.
"Sicuramente starà messaggiando con qualche organizzatore per il viaggio" pensò il minore, non sapendo che in realtà il destinatario dei messaggi era Taemin.

"Buongiorno anche a lei Hyung" rispose il minore accennando un movimento con la testa " insomma, ho dormito molto meglio altre volte" rispose Jungkook ridacchiando nervoso.

"Come mai?" finalmente Taehyung spostò lo sguardo dal telefono e lo poso sul viso del minore e lo guardo curioso. Infondo sapeva benissimo il perché dell'affermazione del minore, ma in un certo senso, voleva sentirselo dire. Era come se avesse bisogno della conferma del fatto che il minore pensava a lui - e ancora il maggiore non capiva il perché di questo bisogno insistente di avere la conferma di essere nei pensieri del più piccolo-

"No nulla di che, semplicemente non avevo molto sonno, e in più stavo studiando, sa in questo periodo siamo pieni di roba da studiare, e tra il lavoro e la scuola non ho molto tempo da dedicare allo studio, quindi mi riduco tutto alla notte" detto questo le porte dell'ascensore si aprirono e i due entrarono nell'ascensore, seguiti da altri dipendenti del posto.

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Jungkook era talmente preso dalle scartoffie che aveva da pinzare e timbrare che non si rese nemmeno conto di aver saltato il pranzo. A fargli da promemoria fu il suo stomaco vuoto che a furia di rimanere vuoto aveva iniziato a fare dei versi che lo distrassero dal suo lavoro.
Con poca forza e molta stanchezza si alzò dalla sua sedia e uscì dall'ufficio avviandosi a delle macchinette poco distanti dal suo ufficio, con l'intenzione di prendere un semplice pacco di patatine e un buon caffè, cosicché potesse lavorare senza che gli cali il sonno.
Nell'attesa del caffè il minore spostò il suo sguardo nel lungo corridoio: era pullulante di gente che correva avanti e indietro, alcuni con scatoloni tra le mani, altri con pile di fogli e altri ancora con delle valigette. Si stavano dando tutti un gran da fare, in vista della partenza del capo - e di lui stesso- in Germania.
Dovendo rimanere una settimana fuori era ovvio che il panico avesse preso il sopravvento, e in più data l'assenza del capo per quel lasso di tempo, tutto doveva essere organizzato al meglio, cosicché l'azienda non vada in rovina.

War of Hormone|| Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora