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"No, hyung, ti prego... Non fermarti."
Taehyung sorrise e si spostò sulla sua mascella, mordendola delicatamente, per poi succhiare il lobo dell'orecchio del ragazzo, che si lasciò scappare degli ansiti di piacere.
Continuò a lasciare una serie di baci lungo la linea mascellare del minore, spostandosi poi nella parte leggermente sotto il lobo dell'orecchio.
Più l'alcool scorreva nel sangue di Taehyung, più lui perdeva il controllo della sua persona. Sempre più tentato si avvicina alla bocca del minore, lasciando una serie di baci negli angoli della bocca di Jungkook, nel suo mento, sul suo naso. Si stacca leggermente, per poi far sfiorare le sue labbra, ormai rosse e leggermente gonfie, con quelle sottili del minore.

Il gemito di piacere e lussuria proveniente dal più piccolo sbloccò il maggiore, che di scatto spalancò gli occhi allontanandosi da Jungkook; il minore era poggiato allo schienale del divanetto, la sua camicia azzurra mezza sbottonata, e la sua pelle bianca e candida è ricoperta da macchie violacee, alcune pù grandi rispetto ad altre;
il suo sguardo è un miscuglio di emozioni: dal piacere allo scioccato.
Di scatto Taehyung si sollevò dal divanetto, iniziando a riabbottonarsi la sua camicia.

"Hyung, che fai?"
Chiese Jungkook, sistemandosi meglio nel divanetto. Ancora non riusciva a realizzare ciò che era appena successo. Al solo pensiero di avere le labbra del maggiore ancora sulla sua pelle, il suo corpo venne scosso da una serie di brividi.

"Devo andare, adesso." disse con tono duro il maggiore.

E' stato un errore, un grandissimo sbaglio. Era per questo motivo che non beveva più come un tempo: quando lo fa, perde la ragione e il controllo sulle sue azioni; seguiva l'istinto.

Mentre il maggiore si infilava la giacca pronto ad andarsene, il minore con un scatto ai alzò dal divanetto e si parò davanti a Taehyung. Non capiva che cosa fosse successo, fino a due secondi prima si stavano praticamente baciando, e l'attimo dopo taehyung stava andando via. Tutto ciò non aveva un senso.

"Jeon fammi andare via" disse con lo sguardo serio il maggiore, che nel mentre aveva finito di abbottonarsi la giacca; quella musica gli stava uccidendo la testa, se non fosse andato via al più presto sarebbe impazzito.
Il minore scosse la testa in segno di negazione, voleva una spiegazione da parte sua, voleva capire cosa fosse appena successo.

"Jeon spostati, sono ubriaco e devo tornare a casa. Tutto questo è stato un errore guidato dall'alcool, non da me. Perciò spostati e tornatene a casa anche tu".
Con queste parole il maggiore scansò con una mano il corvino, uscendo dalla sua visuale e uscendo dal locale, lasciando un Jungkook confuso, e con un'inspiegabile stretta al cuore.
Una lacrima scappò dal controllo del ragazzo mentre prendeva il suo giubbotto dall'appendiabiti all'ingresso e lasciava il locale, senza avvisare nessuno.

*       *       *

Un mal di testa lancinante fece da buongiorno a Jungkook, come a promemoria della devastante serata in discoteca.
Con non poca fatica il ragazzo allungò un braccio oltre il comodino, per raggiungere il suo cellulare.
Strinse un po' gli occhi per la luce accecante emanata dal dispositivo, e notò subito decine di chiamate perse e messaggi dai suoi amici.
Improvvisamente i ricordi del giorno prima lo assalgono come un tornado, provocandogli una familiare fitta al cuore.
Non riusciva a spiegarsi perché Taehyung aveva reagito così; cosa poteva aver fatto di sbagliato? Forse si era spinto troppo oltre, ma dopotutto era stato il maggiore ad iniziare. Avrebbe potuto fermarlo da subito, ma non l'aveva fatto.

"Sono solo uno stupido. Sicuramente non vorrà avere niente a che fare con un ragazzino complessato che studia ancora al liceo." Pensò Jungkook, trattenendo le lacrime per non incrementare ulteriormente il dolore alla sua testa, già martellante a causa della sbornia.
Svogliatamente, decise di alzarsi, notando di essere solo in casa; probabilmente i genitori avevano avuto un'emergenza a lavoro, capitava spesso, anche se di domenica.

Decise di fare una doccia rilassante, ma i pensieri ed il rimorso continuavano a tormentarlo.
Tirò un pugno al muro ed uscì dal box, vestendosi frettolosamente, per poi digitare il numero di Jimin.
Il telefono squillò per qualche secondo, per poi rivelare la voce preoccupata del suo migliore amico.
"Jungkook! Ma si può sapere dov'eri finito? Abbiamo provato a chiamarti tutto il giorno!"

"Tranquillo, sto bene." Rispose il minore, distaccato.

"La prossima volta vedi di avvisare gli altri quando torni a casa da solo, eravamo tutti preoccupati che ti fosse successo qualcosa di male!" La voce di Jimin perforò le sue orecchie con prepotenza, facendogli alzare gli occhi al cielo.
Chanyeol infatti quella notte lo aveva tempestato di messaggi per avvisarlo dell'improvvisa scomparsa del suo amico, pensando che potesse essere andato da lui.

"Okay, scusami 'mamma'. Senti... ti racconterò tutto se passi a casa mia appena puoi... Ho bisogno di parlare con qualcuno o potrei impazzire."

"Certo, arrivo subito." Disse il ragazzo dall'altro capo, per poi riattaccare.
Lo trovava molto strano, solitamente Jungkook non si comportava mai in questo modo, e iniziava a sospettare che gli fosse successo qualcosa il giorno prima.

Dieci minuti dopo il rosa si trovava accomodato sul divano del minore, aspettando che trovasse il coraggio di iniziare a parlare.

"Vedi... quando ieri hai raggiunto Yoongi... io mi sono incamminato per tornare a casa, ma ho incontrato il mio capo... Così siamo andati a fare un giro insieme e siamo entrati in un locale." Iniziò Jungkook, tralasciando i dettagli, tenendo lo sguardo basso sulle sue mani.

Jimin lo ascoltò attentamente, con un sopracciglio alzato .

"Ad un certo punto lui è dovuto andare via, così mi ha accompagnato a casa. E ti giuro, non passavo una serata così bella da troppo tempo. Mi ha fatto stare così bene..."

"Okay... e poi cos'è successo?" Incalzò Jimin, che era stato zitto fino a quel momento.

"Chanyeol mi ha chiamato per raggiungere lui e gli altri in una nuova discoteca, così li ho raggiunti, giusto per divertirmi un po', ma casualmente ho incontrato di nuovo Taehyung... ed è successo un casino- mio dio, perché dev'essere tutto così complicato?" Si lamentò il corvino, prendendosi la testa tra le mani.

"Hey... Va tutto bene, Kookie. Rilassati e spiegami bene, okay?"

Jungkook prese un respiro profondo, pentendosi di aver chiamato il suo amico. Ora l'avrebbe preso per un irresponsabile, e a dirla tutta, si vergognava di raccontargli dettagli così intimi.
Con un forte respiro prese coraggio e iniziò a spiegargli tutto, per filo e per segno, compreso il momento in cui il più grande lo aveva abbandonato senza dargli spiegazioni, rendendosi conto di aver versato qualche lacrima.

"Cosa c'è di sbagliato in me? Perché invece di illudermi non mi ha fermato fin dal primo momento? Voleva solo divertirsi, per poi spezzare il cuore a me, tanto a nessuno importa, non è così?" Si sfogò il castano, asciugandosi le lacrime; Jimin lo prese tra le sue braccia, accarezzandogli affettuosamente i capelli.

"Non dire così. Evidentemente pensava che non fossi pronto, e poi insomma, mettiti nei suoi panni: è pur sempre il tuo capo, e avrà ritenuto sbagliato approfittarsi di un suo dipendente, per lo più ubriaco."

"Io non so più cosa pensare, Jimin. Per una volta che inizia ad interessarmi qualcuno... qualcuno che mi fa sentire protetto, e mi capisce sul serio..."

"Jungkook. Continua a lottare, non darti per vinto. Domani parlagliene e vedrai che chiarirete questa situazione. Io penso che anche lui provi un interesse nei tuoi confronti, o non si sarebbe comportato così." Lo rassicurò il maggiore stringendolo più forte tra le sue braccia.

"Ti voglio bene Jimin." Sussurrò il castano, tirando su col naso.

A/N
Hola! Ecco l'undicesimo capitolo
Come al solito lasciate una stellina ed un commento se vi è piaciuto!

War of Hormone|| Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora