Le foglie cadono sulla strada,si adagiano,e per un attimo credo possano sentire dolore durante l'impatto.Vedo il vento che le sposta,che le fa rotolare per metri,ma le vedo redistere sull'asfalto senza sgretolarsi mai.
Le automobili,i motorini,le biciclette e gli autobus le calpestano senza pietà,ma sono ancora intatte.
Un vento caldo mi carezza la guancia,e quasi vorrei non liberarmene mai.
Inizio a sentire una mano intrecciarsi alla mia,e quando mi rendo conto che l'unica cosa in grado di farmi stare bene sta provando a farmi tornare con i piedi per terra,scendo dalle nuvole.
Sento i passi sull'asfalto marcati,precisi,e il rimbombare di questi tra i cortili delle case popolari.
Mi chiedo perchè siamo finiti qui,tra questi vicoli sconosciuti,ma poi mi ricordo che lavoro e amore non vanno d'accordo,se messi assieme.
Delle urla provengono da un balcone in alto a noi,e quando sento la sua presa farsi più resistente,capisco perchè mi ha afferrato la mano.
Non voleva farmi tornare con i piedi per terra,forse non aveva nemmeno fatto caso a quanto fossi sovrappensiero.
Semplicemente voleva proteggermi,ed è forse questa la certezza più bella che Damiano mi da.
So che prima c'è sempre stato,e so che se un giorno tutto cio' dovesse finire,resterebbe sempre il suo istinto protettivo nei miei confronti.
"Perchè siamo qui?"
Lo vedo gettare la cicca della sigaretta tra le pietruzzole,mentre il fumo esce dalla sua bocca come se non volesse farlo.
"Devo andare in un negozio e preferisco passare di qui,non c'è rischio che ci vedano.Ti dispiace?"
Mi chiedo in quale negozio siamo diretti,perchè non sono proprio in vena di shopping.
Allento le spalle quando mi rendo conto che siamo solo di passaggio,e sento ancora varie urla provenienti dai balconi.
Osservo tutto attorno a me,e vedo una morte generale.
Non c'è vita,non c'è nulla.
Silenzio,se non fosse per le urla sguaiate in una lingua incomprensibile dal terzo piano.
Non è come nei film:tutti diventano una grande famiglia,si fa amicizia,si condivide tutto,e i bambini giocano a calcio tutto il giorno sotto casa.
È la realtà,e spesso fa male.
Nessun bambino che giochi sotto casa,nessuno che condivida qualcosa,niente di niente.
Solo urla sguaiate,forse richieste d'aiuto che noi non capiremo mai.
E poi vedo una donna,in un angolo,piangere disperatamemte.
Mi chiedo proprio cosa possa averla portata a disperarsi,ma poi ricordo dove mi trovo.
Solo ora le parole di Damiano alloggiano totalmente nella mia testa:ti dispiace?
Beh forse fino ad un secondo fa non mi sarebbe dispiaciuto,ma vedere il degrado mi ha fatto male.
Essendo consapevole che i miei pensieri sono durati molto di più,rispetto al tempo reale,scuoto il capo,per interpretare una risposta negativa.
Lo vedo sorridere di lato,e prendere ulteriormente fiato per parlarmi.
"Ci eri mai stata qui?"
Mi osserva,come un padre farebbe con il proprio figlio,che ha ancora troppo da scoprire.
"No."
"Si vede,sai.Da come ti guardi intorno.Ti senti spaesata e vorresti aiutare tutti,vero?"
Annuisco,mentre in lontananza vedo che la strada è quasi terminata.
"Beh in realtà voglio solo andare via da qui,Dam."
Accelleriamo il passo verso la fine del vicolo,e proprio di fronte a noi vedo un negozio di strumenti,e capisco dal suo sguardo che siamo diretti lì.
"Strumenti?"
"Sì,devo comprare un microfono."
Giro la tesa di lato,perchè davvero non mi torna.
Se quello della sala prove funziona,perchè mai ha bisogno di un microfono?
Mi fermo sul posto,e lo osservo.
"A cosa ti serve?"
Mi prende le mani,e mi invita a sedermi di fianco a lui su una panchina quasi del tutto rotta,esattamente a pochi metri dalla fine di questo inferno.
"Vedi Vic,tutti noi abbiamo il nostro lato umile,normale,diverso da cio' che gli altri vedono.Anche se siamo un gruppo,e proviamo in sala,io amo tutt'ora cantare solo,nella mia stanza,azzardandomi a strimpellare qualcosa alla chitarra,seppur sono una pippa.Amo tenere qualcosa per me,qualcosa che nessuno potra' giudiare,modificare,o ancor di più odiare.
Una cosa solo mia,che nessuno sa.Capisci?"
Annuisco,e davvero mi sembra un padre esperto della vita che prova a gettare suo figlio nel mondo,come gli uccelli,quando restano chiusi per troppo tempo in gabbia.
Loro imparano a volare,
Seppur sembra impossibile.
E se dovessero mollare al primo tentativo,
Ora non vedremmo nemmeno un pettirosso in giro.
E adesso tutto è chiaro:non vedo più quel bambino,donnaiolo,di un tempo.
Perchè forse non è mai stato un donnaiolo,forse si è goduto la suo gioventù,forse non è stato capito,o forse ha sbagliato,ma imparando dagli errori.
Lo vedo quanto ci tiene a tutto quello che fa,a quello che dice.
Lo vedo riflettere prima di parlare,o forse addirittura prima di pensare.
Lo vedo quanto è cresciuto,e la cosa forse mi fa paura.
Perché per come sono fatta io,crescere non puo' farmi bene.
Mentre in lui,porterà solo grandi miglioramenti.
Aspetto che si alzi per seguirlo,e finalmente usciamo da quel cunicolo.
Non so cosa stia accadendo,ma nel nostro rapporto sta cambiando qualcosa.
E non so se delle catene stiano tenendo in vita tutto reggendolo,o se una pistola stia puntando su questo vetro,pronta a romperlo.
So solo che qualcosa sta cambiando,e forse,si sta sgretolando.•----•
"E quindi domani sono 20?"
I suoi occhi si tingono di un azzurro cristallino,quasi invisibile.
Le gote arrossiscono mentre le labbra si tendono in un sorriso.
"Sì,finalmente."
Tutti lo guardano stranito,incuriositi dal fatto che un ragazzo tanto giovane non tema il cambio di decina.
"Sei pronto quindi,non hai paura?"
"Di cosa dovrei aver paura?Tanto tutto sarà sempre uguale ad ora."
Vedo il padre di Lello incurvare le sopracciglia,mettendo in risalto le rughe di un uomo che ha tanto da raccontare,ma nessuno che sia disposto ad ascoltarlo per davvero.
Osservo i primi capelli bianchi che compaiono sulla sua testa,e l'enorme senso di responsabilità che trasmette dalla postura.
Sembra quasi non abbia paura di nulla:un tornado,un terremoto,un incendio o la fine del mondo.
Lui sembra pronto.
E lo ammiro per quanto non tema l'avvenire,perchè è bello sapere che la vita non puo' più abbatterti.
È bello sapere che dovrà chiederti il permesso per rovinare tutto,e soprattutto è bello sapere che tu non glielo permetterai.
La casa di Lello mi ricorda la mia,eppure lo stile è totalmente diverso.
Mi sento bene,come se fossi a casa mia.
E forse negli ultimi tempi farei di tutto per fuggire da quell'inferno,dove ormai l'allegria non c'è più.
Cio' che prima era scontato ora è diventato raro,e cio' che prima sembrava impossibile sta rovinando tutto,senza chiedere il permesso.
"E te,signorì?Quanto c'hai?"
Scuoto la testa e sbarro gli occhi,cercando di riformulare la domanda mentalmente.
"Eh-m,diciotto,sì.Diciotto."
Mi osserva intenerito,per poi afferrarmi la mano.
"Tutto bene?Ti vedo pensierosa."
In effetti è difficile nascondere qualcosa,a chi sa tutto.
L'esperienza,la cultura,le delusioni ma anche la famiglia,portano una persona ad essere onniscente.
E sento proprio che davanti a lui non riuscirei a mentire,perchè i suoi occhi sono una sorta di macchina della verità.
"No,sto bene.Gr-azie."
Esito nel rispondere,incerta tra lo sfogarmi facendo pena a tutti,o tenermi tutto dentro passando per la bambina senza problemi di turno.
Opto per la seconda,ed in un attimo vedo i tre uomini parlare tra loro,ed io quasi mi sento un'estranea.
Osservo la finestra:farà freddo fuori,tanto.
Dentro ci sono i riscaldamenti:il fuoco illumina la stanza e sento un tepore rilassante alle gambe.
Ma il petto è freddo,troppo.
Sento il bisogno di un abbraccio.
L'unica arma che anche là fuori,tra il gelo e i peggiori leoni,potrebbe scaldarmi il cuore.Salve!
Scusate l'assenza,ma riprendere con la scuola è stato decisamente traumatico,e portare avanti anche la storia non è semplice.
Forse non ve ne siete resi conto,o forse sì,ma questo capitolo vi lascia degli indizi,per capire quasi del tutto come andrà la storia.
Intanto fatemi sapere se vi piace,e soprattutto se avete colto l'indizio.
Alla prossima!💕
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Until The End 2. //Damiano e Victoria.
RomanceSeguito di Until The End. //Damiano e Victoria.