Capitolo 28(Victoria).

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"Oscar questo posto non mi piace,andiamo via."
I suoi occhi non mi degnano di uno sguardo,scrutando la strada con attenzione.
Negli ultimi giorni è molto scontroso,e credo che fare baldoria fino alle sette del mattino non lo abbia aiutato molto.
Cammino stufa,fino ad intravedere la fine di questa terribile frazione abbandonata.
Di fronte a noi si prospetta un negozio meraviglioso,con una vetrina davvero incantevole.
Abiti neri in pelle,rossi con pizzo,gonne con strass e stivali con lacci dorati.
Insomma,il mio paradiso.
Mi fa cenno di entrare dalla porta più vicina a noi,per raggiungere il reparto donna,mentre lui si incammina qualche metro più avanti verso il reparto per uomini.
La commessa mi saluta gentilmente,permettendomi di sfruttare le mie doti linguistiche.
Inizio a guardare qualche capo,e sfiorando i tessuti morbidi e setosi,sento i muscoli rilassarsi e la mente staccare totalmente la spina.
Per un attimo mi sembra di non avere problemi,tutto appare nitido e chiaro,bello e unico.
Nel vedere il prezzo di una meravigliosa camicia rosa chiaro,con due lacci di seta legati in un fiocco sul collo,mi ricordo che non posso spendere tutti i miei soldi in vestiti,e che dovrei trovare un lavoro.
Certo,il lavoro è importante,ma passa in secondo piano di fronte ad una meravigliosa casacca di seta.
E così la poggio sul bancone,afferrando il borsello per pagare.
Nell'aprire la borsa,ci ritrovo dentro un pacchetto di sigarette finito,maltrattato,che ha totalmente invaso la mia borsa con l'odore del tabacco.
Lo ha lasciato lui,come tante altre cose.
Lui lascia il segno,qualsiasi cosa mi riporterà a lui,per sempre.
Resto per un attimo paralizzata,ma poi torno alla realtà pronta ad afferrare il resto.
Nel frattempo vedo che Oscar ha già acquistato cio' che gli serviva,e mi sta aspettando sul marciapiede tra il casino della folla.
"Tutto questo tempo,ed esci con un misero sacchetto?"
Alzo gli occhi al cielo,afferrando le sue buste per sbirciare tra gli acquisti.
"Non c'era niente di interessante a parte questo,ho preferito non spendere soldi inutilmente."
E riporgendogli il sacchetto con un'aria leggermente schifata dalle sue compere,affretto il passo verso un negozio di pellicce.
Sarebbe comodo avere lui qui,disposto a prestarmi la sua,a regalarmela,o addirittura ad entrare nel nogozio al posto mio per comprarmene una.
Ma lui non è qui,Victoria.
Vuoi fartelo entrare in testa?

Esco con due pellicce,una per me e una per mia sorella.
Ho intenzione di portargliela tra qualche mese,quando andrò a Roma per farle visita,per rivedere gli occhi chiari di papà e per arricciare i capelli delle mie amiche.
Mi manchi,Colosseo.
Tanto.
E così,con la nostalgia tra le mani,cerco di fermare un taxi,senza riuscirci.
"L'America è tutto un altro mondo,nessuno si fermerà se sporgi un po' il pollice."dice scendendo dal marciapiede.
Inizia a dimenarsi nell'aria,riuscendo ad attirare l'attenzione di un taxista che si ferma ad un millimetro dai suoi piedi.
Apro lo sportello,e mi fiondo dentro la calda automobile,fin troppo rovente per i miei gusti,con l'intenzione di chiamare Thomas.
Il cellulare si spegne prima che io possa anche solo digitare le prime lettere del suo nome in rubrica,e così impreco in preda alla disperazione,con gli occhi sconcertati dell'uomo alla guida,puntati addosso.
"Qualcosa non va?"
Oscar sbuca dal sedile,osservandomi preoccupato con lo sguardo che mi perfora il cranio.
"Mi si è spento il cellulare,volevo sentire un po' Thomas."
Annuisce infastidito,per poi porgermi il suo cellulare precedentemente sbloccato,con un agile movimento del pollice.
"Tieni,fa pure."
E così afferro il suo cellulare,cercando il nome del mio fratellino in rubrica.
Thomas sono io,Victoria.
Lo so che ti ho deluso,tanto.
Sono andata via senza avvisare,senza dire nulla,senza dirti dove ero diretta.
So che un abbraccio sarebbe stato diverso,in confronto ad un misero messaggio,ma sappi che mi manchi.
Richiamami quando puoi,e quando vuoi.
Glielo scrivo dopo essere stata costretta ad attaccare,perchè sembra essere occupato,e gliele invio con l'ansia addosso.
Oscar mi vede scrivere,e mi tira immediatamente il cellulare dalle mani.
"Perchè mandi messaggi ai miei contatti?"
"Ho scritto a Thomas,stai tranquillo che delle tue conversazioni da drogato non me ne frega un cazzo."
E così,appena il taxi si ferma,scendo,facendogli intendere che anche questa volta sarà lui a pagare.
"Sei proprio antipatica."
Smorza le ultime lettere con un sospiro stanco,mentre mi osserva dall'alto del suo metro e novanta.
"E tu sei proprio brutto,perchè non vai dal parrucchiere ad aggiustarti questo cespuglio?"dico mentre gli scompiglio i capelli con il palmo.
Porto la borsa a metà braccio,insieme ai sacchetti dei vestiti,e ancheggio verso il portone.
Non sfidarmi Oscar,sappi che mi sono stancata di soffrire,e non ti conviene metterti contro il mio lato sfacciato.
"Ma cos'è tutto questo casino?"sussurro,osservando le patatine sparse sul pavimento e due bottiglie rotte,di fianco al divano.
"Cos'è questo fottuto casino,Oscar?"
Alza gli occhi al cielo,per poi gettarsi sul divano,fregandosene di me,delle bottiglie rotte o di qualsiasi altra cosa che,di norma,dovrebbe riguardare anche lui.
"Mi sembra che in quest'appartamento ci viva solo io.Possibile che le tue giornate siano divano/letto e viceversa?"
Annuisce compiaciuto,mentre lascia andare il braccio verso il pavimento,riuscendo a far toccare le dita con il parquet.
"Certo che sei pesante Vic,al liceo eri più simpatica."
"Al liceo avevo quindici anni,Oscar."
"E anche una cotta per me."
Alzo gli occhi al cielo,ed inizo a torturare la parte interna delle labbra,riuscendo a percepire il sapore amaro del sangue.
"L'unica ad avere una cotta per te,in quella classe,era Julia.Lei sì che amava quelli rimandati,ricci e alti.Tu saresti stato perfetto per lei."
Si alza di scatto,ridendo rumorosamente.
"Quella strafiga aveva una cotta per me?"
Annuisco lentamente serrando gli occhi,mentre mi lascio andare sul divano,sprofondandoci dentro.
"Cavolo,se lo avessi saputo prima ci avr-"
Le sue parole vengono interrotte dal campanello che suona,e io sobbalzo sul posto al solo pensiero che i suoi amici siano tornati qui,pronti a completare l'opera lasciata la sera precendente.
"Se sono quei pazzi dei tuoi amici,giuro che vado a vivere in un cartone in mezzo alla strada."
Chiude un occhio,rivolgendo il suo sguardo allo spioncino,restando immobile per qualche istante.
"Non sono i miei amici."
"E allora chi è?"
Muto.
Resta muto e tremolante di fronte alla porta,mentre sento i suoi respiri affannati.
"Oscar mi fai preoccupare,chi è?"
"Non c'è nessuno dietro la porta Victoria,nessuno."
"Sarà uno scherzo di qualche maleducato."
"A San Francisco nemmeno il peggior criminale si riduce a fare queste bambinate.Sarà un assassino,uno stalker.E se fosse un pazzo uscito dal manicomio?"
Mentre va avanti e indietro per il salotto,borbottando sotto voce ipotesi impossibili,io chiudo la porta tenendomi stretto in mano il pacco ritrovato sullo zerbino.
"E se fosse il postino,Oscar fifone?"
Lo derido,per poi sedermi sul divano e afferrare il bigliettino legato alla scatola.
Sento le mani tremare,come se un profumo conosciuto mi stesse divorando.

Until The End 2.   //Damiano e Victoria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora