Capitolo 32.

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Oggi è il tuo compleanno.

Qui il silenzio è sceso da un po',e credo che non voglia andare via.
A volte sento ancora la tua risata viva nell'aria,che mi riempie il cuore e mi travolge i pensieri.
È strano,però,voltarsi e vedere solo un ammasso di dubbi e ansie che ho accumulato in questi giorni.
A volte mi sembra di intravedere i tuoi capelli che ondeggiano,a ritmo di musica,e il tuo sorriso luminoso che da vita ad ogni colore e sfumatura.
Così chiudo gli occhi,perchè i ricordi sono l'unica cosa che mi resta di te.
E immergendomi nei pensieri,mi sembra davvero di sentire la tua mano che mi accarezza e mi rassicura,mentre i tuoi occhi gridano puoi farcela.
Ma quando torno alla realtà,tu non ci sei.
E così afferro il cellulare,e riguardo tutte le nostre foto.
La mia routine è questa da un po',un bel po'.
Mi manca tutto di te,non so più in che lingua urlartelo.
Mi mancano le tue ginocchia rannicchiate al petto,le tue lacrime che scendono sul volto e le mie dita che le asciugano.
Mi mancano i tuoi vestiti sparsi attorno al mio letto,l'odore di noi in casa.
Sento i tuoi respiri che mi solleticano il petto,e le tue gambe che occupano tutto il materasso.
Puntualmente arrivavo io e dovevo spostarle senza svegliarti,ma tu aprivi gli occhi e aggrottavi le sopracciglia.
E così,quando ti giravi dal lato opposto al mio,io ti circondavo con le braccia,allacciando le mani sul tuo ventre.
E percepivo il tuo sorriso,le tue emozioni,nel buio della notte.
Ricordo che iniziavi a farmi i grattini alle braccia,e non riuscivi più ad addormentarti.
E così mi costringevi a massaggiarti la testa,e ad accarezzarti i capelli.
Ed io lo facevo sempre,tutte le volte,senza farmelo ripetere,perchè tu eri casa,tu sei casa,e solo tra le tue braccia,con la testa sul tuo addome e le tue dita affusolate che mi solleticavano dal gomito al polso e viceversa,riuscivo a stare veramente bene.
Adesso?
È tutto triste.
Sento l'aria grigia e cupa che mi entra nei polmoni e che esce senza chiedere il permesso,perchè ormai non ho più il controllo di me,della mia vita.
Il letto è sempre qui,fatto per la prima volta.
Stamattina ti ho pensata,e ho deciso di rendere il tuo compleanno un giorno speciale.
Così ho rifatto il letto,passato l'aspirapolvere,lavato i piatti e spolverato i mobili.
Anzi,ho prima spolverato e poi passato l'aspirapolvere,come mi hai insegnato tu.
Poi mi sono seduto sul divano,e ho aspettato che tu bussassi al mio citofono,sorridendomi a trentadue denti e urlando un aprimi con tutta la voce che hai.
La pasta è ancora sul tavolo,e la torta è ancora nel frigo.
Sono le tre e un quarto,ma tu non sei ancora arrivata.
Sei lì,non so dove,tra le tue cose.
E sì,ho il terrore che nel tuo letto ci sia già un altro.
Che le tue mani non sentano la mancanza delle mie guance e del mio petto,dei miei capelli e delle mie spalle.
Perchè io,la tua mancanza la sento ovunque.
Le spalle sono molto deboli da quando te ne sei andata,e anche le gambe non scherzano.
Il cuore?
È a pezzi.
Immagino i tuoi occhi ridenti,che illuminano il volto di qualche sfigato doppiogiochista,e il tuo cuore che batte forte alle sue frivole parole.
Non credere a niente e a nessuno,perchè l'unico che saprebbe davvero amarti sono io.
E sì,non ho saputo darti amore,ma ti giuro che se solo mi dessi un'altra possibilità,te ne dimostrerei il triplo.
Non potevo far peggio di così.
Non potevo spezzare il tuo cuore,già fragile,in modo più vile e doloroso.
Una cosa la so,però:potevo rincorrerti,potevo saltare sulla gente per raggiungerti,baciarti,e poi lasciarti andare.
Non avrei avuto il coraggio di trattenerti,ma di baciarti sì.
Perchè tutto quello che siamo non si cancella.
E adesso mi starai dando dell'infame,e probabilmente starai piangendo per tutto il male che ti ho fatto.
Così qui,ora,steso sopra al pavimento,conto i danni che ti ho fatto.
Ripenso agli errori commessi,alle scuse non fatte,alle lacrime non versate e ai baci non dati.
Potrei dirti all'infinito che mi spiace,fino a togliere il significato alle parole.
I tuoi occhi eran più grandi della fame,e ti ho tolto un po' la voglia di mangiare.
Sei viva nei miei testi,tutti i giorni,e ho strappato talmente tanti fogli da essermi consumato le dita.
Sento le tue dita che torturano le corde e il basso che implora il tuo ritorno,assieme al mio urlo disperato che ormai ha perso la voce.
E sì,tu meriti qualcuno che abbia paura di perderti.
E io questo timore non l'ho mai avuto,perchè tu ci sei sempre stata.
E ho sempre dato per scontato il tuo sorriso ad ogni mio sguardo.
Ma adesso mi volto,e i tuoi occhi non ci sono.
Non mi sorridi più,ma a me viene spontaneo farlo,mentre riguardo le foto di anni fa.
Forse era meglio prima,quando nessuno dei due sapeva ancora cosa fosse davvero l'amore,quando nessuno dei due aveva il coraggio di dichiararsi.
E allora ci guardavamo,sempre,di continuo cazzo.
Mi veniva il mal di testa a furia di osservarti.
Ci isolavamo,lo abbiamo sempre fatto:tutto si annulla quando siamo solo io e te,perchè eravamo il più grande spettacolo,dopo il Big Bang.
Io e te.
Solo noi.
Mi piace pensare che dovesse andare così:tu per la tua strada,ed io per la mia.
A volte la vita è bastarda,ci fa incontrare delle persone per poi farle sparire.
Tu eri nel mio destino,dovevo incontrarti,ma purtroppo sei andata via.
Mi piace pensare che l'amore fa giri immensi e poi ritorna,che certe persone sono destinate a stare insieme.
Sono sicura che il nostro amore,ritornerà vivo,più di prima.
Perchè ce lo siamo promessi,no?
Avremmo fatto innamorare il destino di noi.
Ci ama.
Sarà uno stupido scherzo,un brutto sogno,ma prima o poi qualcosa farà incrociare le nostre strade.
E solo allora ci accorgeremo di essere sempre stati uniti,di aver versato troppe lacrime inutili.
Ed io ti bacerò,fino a toglierti il respiro.
Non ti lascerò più andar via,sarai il ritornello della mia vita,la musa delle mie canzoni,l'aria per i miei polmoni.
Eri tu,la vera musica,e aspetterò il tuo ritorno come si aspetta Babbo Natale.
Ad occhi chiusi,rannicchiato su me stesso,immaginando il tuo sorriso sempre vivo dentro me.
Ricordo che avevi sempre freddo,e anche io ma non te l'ho mai detto.
Ho sempre amato posare la mia giacca sulle tue spalle,soprattutto in quelle sere dove il gelo ti entra nelle ossa.
La tua prima sigaretta.
Io c'ero.
È stata colpa mia,l'ho capito.
In macchina avevi lo sguardo verso il finestrino,e portavi il ritmo con la mano.
E ridiamo insieme,che ridiamo sempre.
Te lo ricordi?
Tenevi le labbra serrate e la fronte corrucciata.
Io ti guardavo,tanto,ma tu no.
Poi all'improvviso,ti voltasti,e la radio iniziò a gridare.
Stiamo a vedere dove possiamo arrivare.
Era iniziato tutto per gioco,tu non ci credevi a quel noi.
E nemmeno io.
Ma poi i tuoi occhi hanno iniziato a guardarmi,come nessuna mi aveva mai guardato,e il cuore mi è esploso.
Hai rubato tanti piccoli pezzi,e adesso li rivoglio indietro.
Non mi chiami,non mi pensi,non mi cerchi.
Sei andata via senza salutare,senza dirmi addio.
Ma cosa me ne frega a me del tuo addio?
Tanto saresti andata via comunque.
E allora meglio non aver avuto il tempo di salutarti,di abbracciarti,di piangere.
Ma adesso ridammi indietro il cuore,che non ne voglio più parlare.
Restituiscimelo,perchè io sento una terribile fitta allo stomaco tutte le volte che ci penso.
E ora,te ne vai,senza più dire niente.
Tu,che te ne fai,di un uomo indifferente?
Hai scoperto mai chi eravamo noi?
Sembra un'altra poi,la vita che tu vuoi.
E adesso,il pavimento,sembra il luogo più comodo per guardare il cielo,perchè posso immaginarlo.
Posso immaginarti,posso sognarti,vederti in questo bianco immenso.

Until The End 2.   //Damiano e Victoria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora