Capitolo 34(Victoria).

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Cammino lentamente verso di lui,di soppiatto,cercando di nascondere l'ansia che mi mangia dentro.
Regge il cellulare tra le mani,avvicinandolo sempre di più al petto,come a voler nascondere uno dei suoi più grandi segreti.
Improvvisamente il parquet scricchiola sotto i miei piedi,attirando la sua attenzione.I suoi occhi si scontrano con i miei,come le onde con gli scogli,e un leggero tremolio mi costringe ad aggrapparmi allo schienale del divano.
"Cosa stai facendo?"
Mentire è sempre semplice,ci aiuta a scappare dai problemi e ad evitare grandi casini.Il problema delle bugie,però,sono le conseguenze.
Ciò che comporta una piccola menzogna,è micidiale.
Così decido di sfidare la sorte e i suoi occhi attenti su di me,confessando.
"Ieri sera ti è arrivata una telefonata,Oscar."
Si alza lentamente,senza mai togliere i suoi occhi dal mio corpo rigido e tremolante allo stesso tempo.
"E quindi?"
Si avvicina a me,posizionando il suo naso in corrispondenza della mia fronte.
Inumidisco le labbra,per poi chiudere gli occhi e infondere coraggio a me stessa.
"Era Damiano."
Pronunciare il suo nome ad alta voce mi fa sorridere,ed istintivamente mi batte il cuore.
Il sole si riflette nei miei occhi,ma ormai niente mi fa più effetto.
Così li spalanco,riuscendo a intravedere perfettamente i suoi pugni che si stringono e le narici che si allargano lentamente,dalla rabbia.
Un sospiro furioso mi gela il viso,quando si allontana,iniziando a vagare senza una meta per il salotto.
"E tu che hai fatto?"
"Ho risposto."
Si ferma esattamente tra il tavolino e il divano,con il volto verso la libreria,dandomi le spalle.
Si siede,passando freneticamente le mani sui pantaloni,come a voler scaricare attraverso l'energia cinetica tutta la rabbia che,pian piano,gli fa scoppiare le tempie.
"Ma era troppo tardi,perchè aveva già attaccato."
Mi posiziono di fronte a lui,gettando tutto il peso sulla mia gamba sinistra,e afferrando il fianco con la mano destra.
Socchiude gli occhi sospirando soddisfatto,ma appena li riapre mi fulmina,facendomi sentire nuda.
Si alza lentamente dal divano,e con un impercettibile movimento del polso lascia scorrere le maniche lungo le braccia.
"Chi ti ha dato il permesso di usare il mio cellulare?"
Sento la rabbia scorrermi nelle vene,e il collo che si gonfia.
Mordo il labbro inferiore per contenere la voglia di spaccargli la faccia,e sputargli dritto in un occhio.
"E a te chi ha dato il permesso di scrivergli?"
"Sei gelosa?"
Mi lascio andare ad un gemito furioso,allontanandomi verso la cucina per bere un bicchiere di succo.
"E poi io non ho scritto a nessuno."
"Lui non ha il tuo numero,quindi sei stato tu a fare il primo passo."
Getto il bicchiere sul tavolo avvicinandomi al suo petto,con il dito puntato.
"E non credo che volessi raccontargli del bel viaggetto a San Francisco."
Fa spallucce,per poi afferrare il mio bicchiere e farne un sorso.
"Sì,va bene,gli ho scritto.E allora?"
"E allora?Perchè lo hai fatto?!"
Alza gli occhi al cielo,gettando il bicchiere ormai vuoto nel lavandino.
"Perchè mi hai fatto incazzare."
Resto immobile nel bel mezzo della cucina,ad osservare la spietatezza con cui mi sputa in faccia la sua immaturità,ammettendo implicitamente di non essere mai cresciuto,e di trovare soddisfazione nei dispetti più infantili.
"Se ti manca puoi tranquillamente tornare a Roma,non ne posso più della tua faccia depressa tutte le volte che entri ed esci da quella porta."urla indicando l'entrata.
"Oscar io ti ringrazio per avermi permesso di rifarmi una vita,ma quello che hai fatto è davvero infantile.Sai q-"
"Tu non devi proprio ringraziarmi,non lo vedi che ti sto rovinando la vita?"
Si lascia sfuggire un urlo disperato,costringendomi ad indietreggiare di qualche passo,mentre le parole mi muoiono lentamente in gola.
"Tu devi tornare a Roma cazzo,scappa da me prima che sia troppo tardi."
Gli sorrido dolcemente,osservando con sguardo curioso i muscoli del viso contratti.
"E sì,volevo dire tutto a Damiano,farlo venire qui e farvi riappacificare.Tu meriti lui,non me."
Prende fiato,lasciando di nuovo spazio al suo colorito naturale.
Il rossore in viso scompare gradualmente,e io riesco a rilassare le spalle.
"Prima mi dite che devo dimenticarlo,poi che è l'amore della mia vita...la smettete di intromettervi?"
Mi sfugge una lacrima,che mi affretto ad asciugare.
"Io a Roma non ci voglio tornare,mettetevelo bene in testa.Mi manca come l'aria,sento un vuoto nello stomaco tutte le volte che penso a casa,a Da-damiano,e mi viene da piangere nel ricordare il mio basso.Ma io,a Roma,non ci torno."
I suoi occhi restano fissi su di me,fregandosene delle mie parole.
"Scappa da me,Vic,ti prego."
E così inizia a piangere,a piangere senza un perché,proprio come me.
Mi avvicino lentamente al tavolo afferrando il suo cellualare,per poi fargli un cenno.
"Adesso tu gli scrivi che non c'è niente di cui parlare,ed elimini il suo numero."
Nega con il capo,per poi avvicinarsi un po' di più a me.
"Stai abbandonando casa tua per un fraintendimento Vic,un fottuto fraintendimento."
Le sue parole mi sfiorano il cuore,e sento quasi la voce di mia madre che mi urla di tornare a casa.
Mi mancano i suoi consigli,il dolore che provavo tutte le volte che litigavamo.
Se lei fosse qui,saprebbe come rendermi felice.
"Fraintendimento?Oscar ho visto i messaggi cazzo,quella fottuta chat ce l'ho impressa nella testa."
"Certo che hai proprio una passione per lo spiare i cellulari degli altri."
Socchiudo gli occhi,lancandogli un'occhiataccia.
"La ragazza con cui se la faceva mi ha mostrato ogni messaggio,dall'inizio alla fine."
Sussurra uno stronza,che pian piano diventa sempre più forte a causa dell'eco.
È tutto così vuoto,qui dentro.
Ci siamo io,lui,le lacrime e chili di schifo surgelato,di cui ci stiamo riempiendo da mesi.
"Come si chiama 'sta ragazza?"
Alza il tono della voce reggendo il cellulare tra le dita sudate,mentre il suo sguardo è talmente attento a me da farmi perdere il filo del discorso.
"Viola,se non sbaglio.Ma questo che c'entra?"
Al suono delle mie parole getta il cellulare sul pavimento,lasciandosi andare verso terra.
Mi affretto a reggerlo,e per fortuna ritorna eretto,scuotendo la testa come a volersi svegliare totalmente,dopo un brutto sogno.
"Oscar ti senti bene?La conosci?"
Annuisce,mentre gli verso un bicchiere d'acqua.
"Quella ragazza è un guaio Vic,un fottuto pozzo da cui non riuscirai mai più ad uscire."
Nel frattempo il cellulare resta sul pavimento,sgretolato in mille pezzi.
"Questo non giustifica il suo tradimento."
"Avresti dovuto parlare con lui cazzo,se me lo avessi detto prima non ti avrei mai fatta partire."
Alzo gli occhi al cielo nel vedere come se ne frega di me,delle mie parole,e continua il suo monologo.
Le sue mani torturano i ricci,districandoli con un'ansia indescrivibile.
Sembra essere impazzito.
"E forse sarebbe stato meglio,lasciarti a Roma da lui.Meglio soffrire lì,che qui."
"Oscar stai delirando?Che ti prende?"
Schiaccia il cellulare con i piedi,e adesso la mia testa inizia a girare nel seguire i suoi movimenti frenetici per il salotto.
"Vic io non posso affezionarmi a te cazzo,non posso.Tu non dovevi essere qui,ora,con me.Tu,t-u..."
Prende fiato,per poi afferrare il suo giubbotto e il portafoglio.
"Ah,lascia stare.Dimentica tutto quello che ti ho detto,ok?Io vado a compare un cellulare nuovo."
Resto immobile,nel mezzo della cucina,con le sue parole impresse nella mente.
E se avesse ragione?
Se avessi abbandonato tutto per una stupidaggine,per un fraintendimento?
E se fosse solo colpa mia?
Mille domande mi vagano in testa,alla rinfusa,senza un ordine preciso.
Me ne pongo una,e mentre provo a rispondere me ne faccio altre mille.
Magari l'amore vero ce lo avevo dietro l'angolo,e l'ho lasciato andare.
Magari ho sbagliato tutto.
Sì,ho sbagliato ogni cosa.
Se solo potessi tornare indietro,cazzo.
Perchè l'ho fatto?
Potrei prenotare un volo per Roma.
Sì,potrei farlo.
Ma non avrebbe molto senso,no.
Perchè il mio cuore era già altrove,mesi fa.
Si va via un po' alla volta,mica un giorno qualunque ci si sveglia e si decide che è finita.
Si va via pur amando ancora,pur volendo rimanere,perchè il cuore non puo' fare sempre quello che gli pare,certe volte deve fare il suo dovere e il suo dovere è portarci in salvo,aiutarci a dire di no quando più di ogni altra cosa al mondo vorremmo dire di sì.
Si va via un po' alla volta,un no alla volta.No,non vengo a fare l'amore con te anche se non mi ami più.No,non ti chiamo solo per sentire la tua voce e poi riattaccare.No,non ti mando un messaggio per augurarti la buonanotte.Non stasera,almeno.Giorno dopo giorno,a piccoli passi,ci si allontana.No,non passo davanti casa tua per vedere se c'è la luce accesa.No,non controllo i tuoi profili su qualsiasi social network esistente più spesso di quanto non controlli i miei.Non oggi,almeno.Magari domani,ma oggi no.No,non chiedo alle stelle cadenti che tu torni.A loro chiedo una bella sorpresa,una nuova vita,la forza per ricominciare.No,non riascolto i tuoi messaggi chiedendo agli sconosciuti "come può lasciarti alla mercé del mondo uno che dice certe cose?".Può,succede,e oggi non è il giorno giusto per recriminare.
Ok?Oggi è il giorno giusto per chiamare un'amica o un amico e andare a comprare un libro,a fare una passeggiata,a guardare le stelle,a riascoltare le frasi delle canzoni senza piangere.No,da ora non piango più.Perchè per uscire da alcune stanze buie bisogna anche impegnarsi,bisogna darsi da fare,bisogna scegliere la luce.
Tocca a noi,da un certo punto in poi.
Quindi no,oggi non ci sono.
Oggi vado al mare,mi dispiace molto.
Ma sai che c'è?
Forse nemmeno troppo.

Until The End 2.   //Damiano e Victoria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora