Capitolo 38(pt.2).

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Sei sempre stata mia.

Faccio un piccolo passo indietro per sfuggire alla massa di gente che sembra voglia divorarmi,prima di notare la band sul palco pronta ad esibirsi.
Chitarra in spalla,bacchette alla mano e voce schiarita:ai tre sembra essere salita l'adrenalina al massimo.
Parte il rock:i miei timpani stanno per scoppiare,la sua risata angelica si confonde tra i troppi rumori inutili.
Anche la musica diventa insignificante in sua presenza.
Cerco qualcosa per poter arrivare dietro al bancone,che improvvisamente si è svuotato.
Sono tutti a ballare,tranne qualche anziano che,forse,si starà divertendo dentro.
Eccola là,sta andando nel retro.
Sembra che la vodka sia finita,e anche la mia pazienza sta per giungere al termine.
Così mi precipito nel retro,seguendo la scia del suo profumo che solo il mio cuore sa riconoscere.
La porta trema sotto il mio tocco,un piccolo oblò appannato mette in mostra i piccoli scompartimenti restrostanti.
Del personale,però,sembra non esserci nessuno.
Nessuno a parte lei,che intravedo girata di spalle,intenta ad aprire una confezione di alcolici,con lo sguardo basso e la stanchezza nelle gambe.
La porta si chiude,ed io resto solo,con lo sguardo rivolto a lei e il suo che sta per voltarsi verso di me.

L'ansia mi mangia dentro,sento il cuore che batte troppo forte.
La tachicardia è troppo rumorosa,temo che questa terribile palpitazione accelerata le metta ansia,la faccia spaventare.
È l'unico rumore che si sente.
Si sta voltando,eccola,si sta girando.
Gli occhi socchiusi,tre bottiglie strette tra le mani.
Eccola,si è voltata.
Lo sguardo basso.
Sta per alzarlo.
Il cuore batte,fortissimo,mi si sta spezzando.
Deglutisco,i suoi occhi si muovono.
Eccoli.
Si sono scontrati nei miei.
Le bottiglie sono sul pavimento,mille scheggie volano a rallentatore nell'aria,le sue labbra di tendono in una risata,sta per sorridere.
Eccolo.
Il sorriso.
Quella meravigliosa curva sul suo volto che,ad oggi,è l'unica cosa di cui ho bisogno.
Non ride più,improvvisamente smette,è scioccata.
Curva la testa,osservo ogni suo movimento.
Aggrotta la fronte,sta per scappare.
Lo percepisco.
I suoi piedi aderiscono alla vodka rovesciata sul pavimento.
Sta cadendo,sta per scivolare.
Non riesco a muovermi.
Sblocco una gamba,mi precipito verso di lei.
I suoi occhi sono fissi nei miei,il berretto è caduto sul pavimento e le mie braccia reggono con tutte le loro forze,il suo corpo.
Prova a rialzarsi,ma non ci riesce.
Un uccello ferito,che prova a scappare e a volare per paura di essere ucciso definitivamente.
Tranquilla,amore mio,non ti priverò mai della tua libertà.

I suoi meravigliosi occhi lucidi restano ad osservarmi,le sue ginocchia stanno per piegarsi e pungersi sui mille pezzi di vetro.
La rialzo,mentre lei torna eretta e,come se nulla fosse,scappa via.
La rincorro,veloce come un fulmine,respingendo Lello che prova a fermarmi,per capire cosa stia accadendo.
Lo spintono,notando che la sbronza gli fa perdere l'equilibrio,per rincorrere Victoria.
Eccola lì,che corre sempre più lenta verso un luogo che nemmeno lei conosce.
Si è fermata,porta i palmi sulle ginocchia e riempie al massimo i polmoni.
Le afferro i fianchi,tenendola stretta a me.
Non oppone resistenza,resta immobile dimenandosi a tratti per sfuggire alla mia presa.
La sua schiena aderisce totalmente al mio petto,congiungo le mani sul suo ventre e poggio la mia guancia destra sulla sua sinistra.
Lei sta riprendendo il fiato,mentre il mio è ancora affannato.
Entrambi teniamo gli occhi chiusi per il sollievo,forse i nostri corpi sentivano da troppo la necessità di toccarsi.
E così le nostre mani,intrecciate sul suo ombelico,si accarezzano delicatamente.
Sento i suoi polpastrelli che sfiorano delicati le mie nocche,e l'unico desiderio è sfiorare le sue labbra.
La rigiro tra le mie braccia,facendo aderire perfettamente i nostri palmi,mentre la punta del mio naso è sempre più vicina alla sua.
"Non p-pos-...no."
Sfugge alla mia presa,ritornando nel locale.
La seguo,ma lei è già sparita:sembra essersi confusa tra la folla e le bevande,dietro il bancone.
Intravedo la sua divisa,così inzio a muovermi tra le mille persone per osservarla.
"Victoria,fammi parlare!"
Mi siedo su uno sgabello,ma lei si sposta verso un altro cliente verso sinistra.
E così passo allo sgabello successivo,più vicino a lei.
Si sposta ancora,costringendomi a fare avanti e dietro tra le varie postazioni.
"Vic ascoltami,ti prego!"
Continuo a muovermi come uno squinternato nella sua direzione,attirando l'attenzione della maggiorparte dei clienti infastiditi dai miei spintoni.
Sbatto energicamente le mani sul bancone,facendola sobbalzare.
I suoi occhi sono fermi nei miei,ed io non ho il coraggio di proferire parola.
"Devo lavorare,vattene."
Mi dirigo verso il retro,mentre tutti mi fissano per pochi secondi,prima di rigettarsi in pista.
Gli sbalzi di temperatura tra l'esterno e l'interno del locale mi peggiorano il raffreddore,facendomi starnutire.
"Victoria fermati,per favore."
Un cliente richiede un caffè,e così le porgo tutto ciò che le occorre per prepararlo.
"Devo lavorare,vattene."
Questa volta scandisce perfettamente ogni singola lettera,facendomi quasi innervosire.
"Io resto qui anche tutta la notte,finchè non ti fermi e parliamo."
Porge il caffè al cliente,per poi sistemare i capelli e sfilare il grembiule che le copre il ventre,fino a metà coscia.
Si avvicina ad un ragazzo sussurrandogli qualcosa all'orecchio,per poi andare nel retro,seguita da me.
Ci guardiamo per interminabili minuti,prima che la rabbia salga nelle vene facendomi ripensare a tutto ciò che ho passato.
"Dopo tutto questo tempo,sai solo incrociare le braccia e fissarmi?"
"Che t'aspetti Damià,mh?Che te salti addosso e t'urli che ti amo?"
"Potresti almeno degnarmi di un abbraccio."
La sua espressione è sempre più scocciata,così mi posiziono davanti alla porta per evitare che scappi.
"Non ho per niente voglia di abbracciarti."
Il cuore si frantuma nel sentire queste parole,sento una terribile fitta allo stomaco.
"Io invece ne ho tantissima,troppa."
Vedo i suoi occhi lucidi e timidi,e mi sento già meglio.
"Victoria ti prego,pa-"faccio per sfiorarle il braccio,ma lei si ritira,come un riccio.
"Damiano arriva al punto,così posso tornare a lavorare."
"Ti amo,Victoria.È questo il punto."
Indietreggia,restando sempre con gli occhi fermi nei miei.
"Tu fai tutto facile,cazzo.Per te basta arrivare qua,dirmi che mi ami ed è tutto passato?"
Le sue parole non mi permettono di continuare,così resto in silenzio,perdendomi nel mare dei suoi occhi.
"Sono stata male,malissimo per colpa tua.Ho sofferto,ho lasciato tutto solo per paura di incrociare il tuo sguardo,e ricordare tutto ciò che c'è stato tra noi."
"Io n-"
"Ma non è servito a niente,perchè starti lontana mi ha fatto ancora più male.Li vedi questi occhi,mh?Li vedi?Tutte le sere sgorgano lacrime come un fiume in piena,e la mattina dopo sono arrossati e lucidi.Tutti mi dicono 'che faccia che hai' ed io rispondo sempre che è solo stanchezza.Ma non è una stanchezza qualsiasi,Damiano,io sono stanca di soffrire a causa tua."
Scoppia in lacrime,lasciando che la frangia le si scompigli,e che dei singhiozzi strozzati mi facciano perdere totalmente il controllo.
Vorrei strapparmi i capelli,urlarle che il mio cuore si spezza ad ogni sua lacrima.
Ma,ormai,è ferita e profondamente delusa.
E una donna delusa,non riuscirà mai più a fidarsi.

Until The End 2.   //Damiano e Victoria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora